Jennifer Egan (Chicago, 7 settembre 1962) è una scrittrice statunitense, autrice di romanzi e racconti. Il suo romanzo Il tempo è un bastardo (A Visit From the Goon Squad, 2010) ha vinto il Premio Pulitzer per la narrativa nel 2011, nonché il National Book Award.
Nata a Chicago e cresciuta a San Francisco, terminati gli studi superiori si iscrisse all'Università della Pennsylvania per studiare letteratura e successivamente al St. John College di Cambridge, con l'obiettivo di diventare una scrittrice. Un aneddoto sulla sua giovinezza vede protagonista Steve Jobs, che all'epoca usciva con la Egan e che le installò un Macintosh. Iniziò a pubblicare racconti su diversi periodici, tra cui il New Yorker e McSweeney's, la rivista-casa editrice fondata da Dave Eggers; parallelamente, cominciò anche una collaborazione giornalistica con il New York Times Magazine. Ha all'attivo una raccolta di racconti e quattro romanzi. Poco nota in Italia, nel 2003 Piemme ha pubblicato il suo primo romanzo, La figlia dei fiori (The Invisible Circus, 1995).
Il tempo è un bastardo ha vinto il Pulitzer contro i concorrenti The Privileges di Jonathan Dee e The Surrendered di Chang-Rae Lee. Due capitoli (o racconti) del libro sono stati inclusi nell’antologia Best American Short Stories, nel 2010 e nel 2011. Il suo stile è considerato afferente alla più recente tendenza postmoderna statunitense, tra autori del calibro di Franzen, De Lillo e Wallace.
Ha vinto il premio Pulitzer.
Recensione
Il tempo è un bastardo è (ormai lo si può affermare con leggerezza) un classico esempio della narrativa postmoderna statunitense, al punto da pensare che nella sua assegnazione del Pulitzer vi sia, piuttosto che l'apprezzamento sincero verso un buon romanzo, il riconoscimento definitivo a una precisa tendenza letteraria che l'opera della Egan, al massimo, ha saputo sintetizzare e condurre a un approdo felice.
Tanto nei contenuti quanto nella struttura formale si misura lo sforzo della autrice a rompere gli schemi della narrativa tradizionale: romanzo, romanzi a episodi, raccolta di racconti, chi può dirlo, quando i vari capitoli saltano da un personaggio all'altro e da un decennio all'altro, sotto la feroce tirannia di quel bastardo che è il tempo che scorre inesorabilmente. Il tempo può far quel che vuole, però nell'era iperrelativistica dell'individualismo assolutistico la vita non è altro che un collage di momenti sparsi: un vecchio zio fa visita a una nipote ormai adulta e affermata, e in un attimo dopo è in una sporca stanza di Napoli in compagnia di una versione giovanissima di quella stessa nipote. Tale è il senso soggettivo del tempo, che scuote la vita dei personaggi di questo libro.
Il nucleo del romanzo è esattamente quanto descritto. Sarebbe intrigante e ben promettente, se non fosse che... è davvero tutto qui. La promessa di un testo complesso, stratificato, che rielabora il tema del rapporto tra la vita umana, le aspirazioni personali, i ricordi e le trappole del tempo si arena su uno sperimentalismo piatto e anche un po' ridicolo (dodici capitoli narrati in forma più o meno tradizionale, più uno narrato attraverso slide e grafici!), mentre il contenuto si scopre quanto di più banale possibile: davvero nel XXI secolo un romanzo pretende di apparire innovativo parlando del tempo che passa, "non ci sono più le mezze stagioni"?
C'è poi il substrato "musicale" (ma sarebbe meglio dire "discografico"). Tutti i personaggi coinvolti ruotano attorno al mondo del business musicale, da imprenditori discografici a ex musicisti. C'è tutto un gusto postmoderno (questo sì, almeno) nell'affresco della decadenza della scena post-punk statunitense, ma anche in questo caso ci si arrende di fronte all'estrema banalità del mezzo e del messaggio insieme: di nuovo, mi chiedo, quali sono "gli stereotipi della narrativa tradizionale" che la Egan avrebbe superato (così come promesso dalla sinossi ufficiale) in un racconto che usa vecchie rockstar in pensione per parlare del tempo che scorre?
Alla fine quella impalcatura che sembrava grandiosa crolla come un castello di carte; non c'è niente di grandioso né di innovativo nell'intreccio dei racconti, che presi singolarmente perdono tutta la loro attrattiva. Salvo solo gli ultimi due: il già citato racconto con grafici e slide (scelta originale, sì, riconosco all'autrice il merito di essere stata la prima a servirsene, sebbene il racconto in sé non abbia nulla da dire) e l'ultimo racconto, proiettato in un futuro non tanto prossimo che presenta delle interessanti pennellate fanta-sociologiche. Tutto il resto è noia e sgomento, per un Pulitzer dal quale ci si aspetta di tutto, meno che si faccia liquidare in una battuta.
Giudizio:
+3stelle+Dettagli del libro
- Titolo: Il tempo è un bastardo
- Titolo originale: A Visit From the Goon Squad
- Autore: Jennifer Egan
- Traduttore: Matteo Colombo
- Editore: Minimum Fax
- Data di Pubblicazione: 2011
- Collana: Sotterranei
- ISBN-13: 9788875213633
- Pagine: 391
- Formato - Prezzo: Brossura - 18,00 Euro
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