Recensione
Giallombardo è un ottimo scrittore e nella sua opera si nota una ricchezza di vocabolario piuttosto rara. Anche i termini dialettali di cui fa ampio uso ben si inseriscono nel contesto, dando maggior freschezza ai dialoghi, e il loro significato è abbastanza intuibile, anche se l’autore ha posto opportunamente alla fine del libro un dizionario “per i lettori non palermitani”.
La storia drammatica sta a metà fra il noir e il romanzo di formazione. Narra infatti le vicende di un giovane diciassettenne, Gaspare, il cui padre viene accusato a ragion veduta di pedofilia e connivenza con la mafia. Dopo un primo periodo di sbandamento a seguito dell'incarcerazione del genitore e dell'impatto che l'evento ha su parenti, amici e conoscenti, Gaspare cerca di riscattare le malefatte del padre dedicando il proprio tempo ai ragazzini di una delle zone più degradate di Palermo, facili prede per i pedofili, coinvolgendoli in un’attività sportiva come il calcio, sport capace di attrarre i giovani e creare affiatamento e amicizia. Si innamora anche di una ragazza della sua età, una di quelle che venivano costrette a prostituirsi dai genitori, Rosalia, e va a convivere con lei e suo fratello minore Tonino. Quando Gaspare finirà il liceo e sarà inviato dal padre, che nel frattempo è stato assolto dalle accuse, alla facoltà di medicina dell'università di Berkeley, si interromperanno i rapporti affettivi e le amicizie che aveva stretto. Ma dieci anni dopo, mentre si trova a San Pietroburgo, riceverà un messaggio dal fratello di Rosalia che gli ingiunge di tornare subito a Palermo.
Senza proseguire nel racconto per non guastare la sorpresa al lettore, mi limiterò ad osservare che è proprio in questa prima parte del romanzo che sorgono le maggiori perplessità. In primo luogo il comportamento di Gaspare: un ragazzo diciassettenne che si prende cura di una comunità di ragazzini sbandati con una abnegazione da rasentare la santità risulta un po’ troppo sopra le righe. Lascia perplessi anche il repentino distacco da Rosalia, da cui era particolarmente attratto, che invece per dieci anni non sembrerebbe sentire il desiderio di contattare, non fosse altro che per buona educazione. Ma quando riceverà il messaggio di Tonino, che gli ingiunge di precipitarsi a Palermo, lui si affretterà a tornare, pur temendo una forma di ricatto, senza peraltro che ce ne siano reali presupposti.
Si dice, alla fine del romanzo, che quella raccontata, pur con i nomi cambiati, è una storia vera. Ammettiamo pure che sia così, visto che la realtà può superare la fantasia, ciononostante l’autore avrebbe dovuto cercare di rendere a tratti più credibile la storia, sfumando maggiormente il comportamento del protagonista. Come si fa ad amare una ragazza, tanto da sperare di avere un figlio da lei, e non contattarla per dieci anni, salvo poi precipitarsi alla prima richiesta da parte del fratello di lei di tornare a Palermo da San Pietroburgo dove partecipava ad un convegno medico?
Il maggiore difetto del romanzo è la tendenza al melò, con una netta divisione tra buoni e cattivi, dove in questi ultimi, oltre alla mafia e i pedofili, dobbiamo inserire i servizi segreti. Il pregio più grande è una scrittura sciolta e ricca, nonché una trama accattivante con un finale da classico “pugno nello stomaco”.
Giudizio:
+4stelle+Dettagli del libro
- Titolo: La bicicletta volante
- Autore: Fabio Giallombardo
- Editore: Autodafé
- Data di Pubblicazione: 2014
- ISBN-13: 9788897044406
- Pagine: 179
- Formato - Prezzo: Brossura - Euro 15,00
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