Recensione
Quando si parla di fantasy per ragazzi Harry Potter sembra esser diventato il modello di riferimento imprescindibile, sia per i lettori che per gli autori. Questo è particolarmente vero nel caso di Half Bad, almeno ad un primo impatto. Anche nel romanzo d'esordio di Sally Green vi è una comunità magica che convive nell'anonimato con i non-maghi, che qui non si chiamano babbani ma profani. I maghi si distinguono in Incanti Bianchi e Incanti Neri, i Mangiamorte della situazione, temuti e ricercati da un gruppo di maghi addestrati appositamente, i Cacciatori. Anche qui, infine, il protagonista è un giovane mago abbandonato dai genitori, maltrattato dalla famiglia e trattato da reietto dalla comunità, con lisci capelli neri spiattellati sugli occhi e un brutto rapporto con la pulizia, destinato da una profezia a uccidere il più potente mago nero di tutti i tempi, con il quale ha però un rapporto ambiguo essendo, incidentalmente suo padre. Un simpatico misto di Harry e Piton insomma.
Le similitudini, però, si fermano qui.
Se pensavate che J.K.Rowling bistrattasse il suo personaggio principale, tra morti di persone care e ingiustizie varie, sappiate che questo è nulla rispetto a ciò a cui Sally Green sottopone povero Nathan, segnato fin dall'infanzia dall'onta di essere il frutto di una relazione clandestina tra la madre Incanto Bianco e l'Incanto Nero più crudele che si ricordi.
Nonostante la vera natura di Nathan, bianca o nera, non si rivelerà fino ai suoi 17 anni, il ragazzo è trattato fin dall'infanzia come un mostro, ostracizzato da adulti e coetanei per la sua diversità, guardato con sospetto persino in famiglia e vittima di una vera e propria campagna discriminatoria da parte delle autorità magiche che negli anni emanano editti sempre più simili alle leggi razziali naziste per isolare e controllare il ragazzino.
L'unica forma di conforto arriva dall'amore incondizionato del fratello Arran, convinto della bontà insita in Nathan e dall'atteggiamento protettivo, seppur burbero della nonna che si prende cura di lui; il protagonista perderà, però, anche questa piccola consolazione quando le autorità lo strapperanno alla famiglia per costringerlo ad un addestramento forzato sotto la supervisione di una virago dal pugno facile.
Il mondo inventato dalla Green è molto più duro e spietato delle rassicuranti atmosfere harrypotteriane, il protagonista viene insultato, malmenato e torturato con una frequenza e una violenza che sconfinano nel sadismo e il clima di intolleranza che si respira è pesante e crudele.
Nathan è un personaggio complesso e tormentato, combattutto fra il desiderio di dimostrare di possedere un'indole buona e l'inevitabile curiosità e attrazione per il padre mai conosciuto. I pregiudizi che è costretto a subire fin dalla nascita lo rendono un'unica combinazione di rabbia, paura, cinismo e ingenuità che conquistano il lettore fin dalle prime pagine.
In Half Bad i confini fra bene e male sono molto meno definiti rispetto ad altri romanzi di questo genere: nella società degli Incanti Bianchi si respira un clima dittatoriale, ristrettezza di vedute e ottusità sono all'ordine del giorno e molti degli suoi membri danno prova di crudeltà fisica e mentale pari a quella di cui sono accusati gli Incanti Neri. Questi ultimi sono descritti dall'autrice in modo molto più ambiguo, certo non mancano le storie sul loro temperamento violento, la propensione agli omicidi, anche dei propri cari, e una natura instabile ma l'autrice sembra lasciare in sospeso il giudizio, anche perché di veri Incanti Neri non ne se incontrano fino agli ultimi capitoli, e, anche lì, si tratta di esempi molto diversi fra loro.
Anche lo stile adottato dalla Green è piuttosto duro e immediato, e a dirla tutta un po'poco curato, non mi è chiaro se per limiti dell'autrice o se per adeguarsi al modo di parlare di un adolescente quasi analfabeta e dalle scarse capacità sociali quale è Nathan, che racconta la vicenda in prima persona. D'altra parte il linguaggio ha il pregio di rendere i dialoghi realistici e convincenti, non fasulli come spesso accade quando un adulto vuole simulare il modo di parlare dei più giovani.
La narrazione inoltre ha un ritmo incalzante, la Green cattura da subito l'attenzione mostrandoci brevi flash del protagonista, ormai cresciuto, rinchiuso in una gabbia in condizioni quasi disperate per poi fare un salto indietro all'infanzia di Nathan e agli eventi che l'hanno condotto dove sta.
L'unica vera critica che mi sento di muovere è la quasi totale assenza di magia nel romanzo. Solo nei capitoli finali infatti, gli Incanti danno sfoggio del loro potere; fino a quel momento nulla avrebbe potuto distinguerli da un profano qualunque anche perché l'unico modo contemplato per combattere sembra essere quello di riempirsi di botte a vicenda.
Decisamente poco magico.
A parte questa considerazione il libro mi è decisamente piaciuto, Sally Green racconta una storia appassionante riuscendo a inserire una riflessione sull'ambiguità delle definizioni di buono e cattivo all'interno di un racconto che cattura dalla prima all'ultima pagina, grazie anche ad un protagonista con cui è facile empatizzare e per il quale si parteggia con il fiato sospeso ad ogni riga.
Ahimè per il prossimo volume della saga si dovrà aspettare almeno un altro anno.
Giudizio:
+4stelle+Dettagli del libro
- Titolo: Half Bad
- Titolo originale: Half Bad
- Autore: Sally Green
- Traduttore: L. Scarlini
- Editore: Rizzoli
- Data di Pubblicazione: 19 Mar 2014
- Collana: Narrativa Ragazzi
- ISBN-13: 9788817072762
- Pagine: 400
- Formato - Prezzo: Rilegato - 15.00 Euro
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