Questo libro non è un horror. Non nel senso canonico del termine. Questo libro racconta una tragedia, racconta le conseguenze della sciocchezza di una notte, racconta un mondo che si chiude ermeticamente nei confronti di quattro ragazzi che volevano soltanto vivere. Vampiri, o meglio, emodipendenti, persone la cui sete di vita diventa una maledizione che li isola da tutto e tutti, più simili a come noi vedevamo, da piccoli, i tossicodipendenti più che ai vampiri della tradizione. Gli anni '80, lo sfondo del romanzo, sono una società dove ogni lotta era già persa e dove solo il vuoto restava a tenere insieme tutto.
Recensione
L'idea alla base di questo libro è di far convergere vampirismo e tossicodipendenza, scardinando i generi e cercando di parlare in maniera nuova (è da un po' che non si fa) di droga.
Siamo nell'Italia degli anni Ottanta (decade tossicodipendente per eccellenza): un gruppo di ragazzi affronta la prima estate dopo la maturità, non sapendo quanto sarebbe cambiata la loro vita. Un incontro notturno in campeggio, un morso, ed ecco che i protagonisti si ritrovano vampiri. Vampiri malati di un vampirismo moderno, che masticato dal politically correct si ritrova a esser definito come "emodipendenza": da qui, l'associazione tra i bevitori di sangue e i tossicodipendenti. L'incipit, così come presentato, sembrava promettere bene, per quanto l'idea di base non fosse proprio originalissima; purtroppo, ben presto si scopre come viene a mancare una vera e propria trama, mentre in sua assenza il lettore è sballottato continuamente tra episodi ripetitivi di sballo e post-sballo, personaggi che vanno e vengono, anni che passano, feste di Capodanno, e niente che cambi.
Una buona idea non basta, lo dimostra bene questo libro, che soffre anche la sua ridotta dimensione, che finisce con il far risaltare la mancanza di idee e l'incapacità di elaborare un intreccio narrativo. Manca del tutto una cura dell'ambientazione e dello scenario, non c'è alcuna spiegazione riguardo i meccanismi del vampirismo, nessun indizio e nessun interesse, sembrerebbe; l'azione comincia con l'incontro con il vampiro sconosciuto, ma prima sembra non ci sia stato niente, non c'è una vita di "prima" che si possa confrontare con quella da vampiro, sembra tutto lasciato al caso. E' un errore lasciare sguarnito di trama un romanzo che vorrebbe puntare sulla denuncia (o al massimo, sulla mera rappresentazione del degrado sociale), perché se pure questa è fiacca l'esperienza di lettura risulterà pessima. C'è un gruppo di ragazzi sbandati che ripete ossessivamente le stesse azioni e vive sempre le stesse situazioni; non c'è altro. Si vuole evidenziare l'aura di intoccabili ed esclusi dalla società dei tossicodipendenti, ma il risultato è di mettere sulla carta personaggi senza vita e senza possibilità di redenzione, nell'indifferenza generale. Anche la commistione con l'elemento horror pare stantia: personalmente, mi ricorda lo stile dei giovani "cannibali" italiani (Ammaniti e via dicendo), ma privo del loro fascino e della loro verve. Tutto è spento, scolorito, piatto. La scrittura potrebbe offrire qualche ancora di salvezza, presentando delle improvvise virate liriche (soprattutto sul finale, la sola parte che ho apprezzato), se non fosse per i dialoghi (infarciti di nomignoli, insulti e improperi vari) e per una certa sciatteria in fatto di editing.
C'è troppo poco, in sostanza, che non lo faccia apparire come una fotocopia di Trainspotting con i vampiri.
Giudizio:
+2stelle+Dettagli del libro
- Titolo: Vampiro tossico
- Autore: Stefani Tevini
- Editore: La Ponga
- Data di Pubblicazione: 2013
- Collana:
- ISBN-13: 9788897823056
- Pagine: 169
- Formato - Prezzo: Brossura - 9,00 Euro
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