10 marzo 2014

Listopia: I milleuno libri da leggere almeno una volta nella vita (#821 - 840)

Quante volte ci siamo imbattuti in una di queste liste? La stessa BBC ne aveva stilata una da cento libri (piuttosto faziosa, se volete la mia opinione). Scopo di queste liste, è noto, non è permettere al lettore di scoprire nuovi libri e nuovi autori, bensì distruggere ogni sua pretesa di letterato facendolo sentire oltremodo ignorante per il gran numero di volumi che, a fine lista, scopre di non aver non solo mai letto, ma nemmeno sentito nominare. Noi vi proponiamo questa, pubblicata in volume, che già da diversi anni circola più minacciosamente della videocassetta di The Ring (o di Pootie Tang - questa è pessima, se la capite vergognatevi) distruggendo l'autostima di ogni lettore che credeva di aver letto tutti o la maggior parte dei cosiddetti libri da leggere prima di morire. La lista in questione ha i suoi difetti. Intanto è stata stilata approssimativamente nel 2005, per cui la sezione 2000 risulta incompleta; inoltre mette in lista solo narrativa, ed è eccessivamente sbilanciata su romanzi pubblicati nel corso del 1900, glissando decisamente su quelli pre-Ottocento. Continuiamo con un'altra carrellata di venti romanzi: nel corso degli articoli vedremo quali sono stati pubblicati in Italia e quali risultano ancora inediti.



821. Il sindaco di Casterbridge - Thomas Hardy (1886)

Il corso della narrazione, che prende avvio dalla 'vendita' della moglie da parte di Michael Henchard, è abilmente scandito da una serie di vicende che, nel ritrarre l'ascesa e la rovina di un 'uomo di carattere' compongono la mappa simbolica della condizione umana. Gli stessi personaggi che ruotano attorno al protagonista, prigioniero senza scampo del passato, incarnano i ruoli della tumultuosa, eterna lotta tra istinti e ragione, natura e cultura, semplicità e artificio.


822. Il ragazzo rapito - Robert Louis Stevenson (1886)

Ambientato negli anni delle guerre civili in Scozia, "II ragazzo rapito" è un vivace romanzo d'avventure che ha per protagonista un giovane intrepido e franco, fiero di partecipare a vicende che coinvolgono uomini temerari, e di cavarsela lottando da pari a pari con loro. Sfruttando appieno la libertà narrativa consentita dal romanzo d'avventure, Stevenson esprime, in una forma mitico-simbolica altamente suggestiva, idee, problemi e conflitti proiettandoli nelle circostanze più insolite e inattese.


823. Le miniere di Re Salomone (1885)

Allan Quatermain, esperto cacciatore di elefanti, viene ingaggiato dal gentiluomo inglese sir. Henry Curtis come guida in una spedizione nel cuore dell'Africa alla ricerca di suo fratello, scomparso mentre seguiva le tracce delle miniere di diamanti del re Salomone. Tra colpi di scena, guerre e incontri inattesi, il viaggio si trasformerà in un'esperienza cruciale, un confronto con un mondo sconosciuto e con se stessi. Uno dei più celebri romanzi d'avventura, che Haggard scrisse per scommessa in sole sei settimane per dimostrare di essere capace di un racconto migliore de "L'isola del tesoro". Un viaggio in Africa fuori dai limiti del colonialismo più angusto, ma anche un itinerario spirituale nelle regioni più nascoste dell'anima. [La nostra recensione]


824. Germinal - Émile Zola (1885)

Quando nel 1885 fu pubblicato Germinal, la Francia gridò furiosa allo scandalo: lo scrittore che aveva “calunniato” gli operai parigini trattandoli da ubriaconi in L’Assommoir venne questa volta accusato di calunniare i minatori, protagonisti del nuovo romanzo. Ma tra accuse e consensi ben presto il libro conquistò i francesi. Con Zola il romanzo moderno acquistava un nuovo protagonista, il proletariato, e non a caso. Era infatti inevitabile che uno scrittore che, sulla via indicata da Balzac, aveva saputo dipingere un grande affresco della società borghese del suo tempo, cercasse, da indagatore attento e minuzioso qual era, di aderire alla storia, affrontando il grande tema del rapporto padroni-operai.


825. Le avventure di Huckleberry Finn - Mark Twain (1885)

Le vicende del giovanissimo Huck, che discende il Mississippi su una zattera insieme allo schiavo fuggiasco Jim, rispecchiano le ansie di una giovanissima nazione: i problemi razziali, l'incombere di un'assurda guerra civile, le laceranti divisioni di classe. Con questo romanzo Twain ha lasciato un contributo fomdamentale nella storia della letteratura statunitense e non solo, facendo del racconto picaresco uno strumento di analisi sociale e del 'Bildungsroman' un'epopea universale che riecheggia i temi antichissimi del viaggio e dell'iniziazione alla vita. Ma soprattutto consegnando nelle mani della "generazione perduta" e degli scrittori novecenteschi un eccezionale strumento espressivo: la lingua americana con tutti i suoi slang.


826. Bel-Ami - Guy de Maupassant (1885)

Georges Duroy, che le amanti chiamano vezzosamente "Bel-Ami", è un aitante giovane normanno che arriva nella capitale in cerca di fortuna. In breve la sua vitalità prorompente, inarrestabile e assetata di riconoscimenti - che ne fa una sorta di rilettura borghese di Don Giovanni - lo porterà a entrare, tramite una carriera giornalistica, nel bel mondo del tempo. Dall'ingresso, Duroy raggiungerà rapidamente i piani più alti, grazie a un continuo saltare di opportunità in opportunità, di amicizia in amicizia, di donna in donna, inseguendo un miraggio chiamato "successo". E abbandonando lungo la strada il guscio vuoto della propria umanità e dei sentimenti. Questo libro di Maupassant si impone come uno dei testi fondamentali del realismo ottocentesco, storia del successo travolgente di un uomo qualunque.


827. Marius the Epicurean - Walter Pater (1885)

It was as a critic and a humanist that Pater (1839-1894), professor at Oxford, became a powerful influence on his own and succeeding generations, claiming disciples as diverse as Virginia Woolf and Ezra Pound. This has been described as "the most highly finished of all his works and the expression of his deepest thought". It is the story of Marius, the grave and thoughtful man whose reactions to the diverse philosophical forces of his times the Golden Book of Lucius Apuleius, the stoicism of Marcus Aurelius, the tranquil beauties of the old Roman religion, and the lurid horrors of the Christian persecution are interestingly and imaginatively depicted.


828. Controcorrente - Joris-Karl Huysmans (1884)

Pubblicato in Francia nel 1884, "Controcorrente" (noto anche come "A ritroso") ha segnato in profondità l'immaginario culturale europeo, influenzando la visione dell'arte e della vita, tra gli altri, di Oscar Wilde, Gabriele D'Annunzio e Marcel Proust. Considerato il manifesto, o meglio, la bibbia del decadentismo, il romanzo segue le vicende del protagonista, Jean Floressas des Esseintes, impegnato a sconfiggere la Natura attraverso l'Artificio. La figura di des Esseintes, a sua volta modellata su quella reale del conte Robert de Montesquiou, divenne il prototipo di tutti gli esteti e i dandy di fine secolo. Romanzo atipico, con un solo personaggio, privo di dialogo e delle tradizionali soluzioni narrative, "Controcorrente" si dispiega in un universo di eccentricità, stravaganze, follie, inquietudini, deliri, descritto con un linguaggio prezioso, sfolgorante di inusuali metafore; una scrittura nella quale ogni singola parola, scelta con l'accuratezza e l'amore per la rarità tipici del collezionista, scintilla e luccica, in una perfetta corrispondenza tra lingua e personaggio. Con uno scritto di Guy de Maupassant e uno scritto di Jules Barbey d'Aurevilly.


829. La morte di Ivan Il'ic - Lev Tolstoj (1884)

Ivan Il'ic ha una vita soddisfacente, una buona carriera, una vita familiare e sociale apparentemente appagante. Nel nuovo appartamento di Pietroburgo, città in cui si è trasferito dopo una promozione, cade da uno sgabello, sistemando una tenda, e prende un colpo al fianco. Il dolore provocato dalla caduta diventa, nei giorni, sempre più forte e tutte le cure si rivelano inutili. Il pensiero della morte gli fa riconoscere la falsità della sua vita, di chi lo circonda, dei suoi apparenti successi. L'unica persona che gli sa stare vicino è un giovane servo che lo assiste fino alla terribile agonia. Morente, capisce che così libererà, prima che se stesso, gli altri dalla sofferenza e con questo pensiero muore sereno.


830. Una vita - Guy de Maupassant (1883)

"Una vita" (1883) è il primo romanzo del giovane Maupassant, incoraggiato e guidato da Flaubert (ed è proprio un omaggio al maestro la frase che conclude il libro: "La vita, vedete, non è mai così buona e così cattiva come si crede"). La protagonista è un "cuore semplice", con una inesauribile capacità di amore e di sacrificio, una dolce e tormentata eroina della passività innocente. La modernità di Maupassant sta anche nella mano sicura con cui disegna la progressiva latitanza della figura paterna e i dettagli di un ambiente matriarcale chiuso in se stesso, ossessivo e spettrale.


831. L'isola del tesoro - Robert Louis Stevenson (1983)

"Ogni sera, il padre di Robert Louis Stevenson raccontava a se stessso avventure di pirati, di ladri, di briganti e di veccchi marinai. Il figlio faceva lo stesso: la sera si raccontava storie d'avventura, e le sognava nelle ore notturne. Quando, nel settembre 1881, cominciò a scrivere 'L'Isola del tesoro', gli parve di attingere a un patrimonio famigliare." Inizia così il saggio di Pietro Citati che introduce questa edizione del romanzo più popolare di Stevenson e le avventure dell'Hispaniola, di Long John Silver, l'ammutinamento, i pirati... [La nostra recensione]


832. I Malavoglia - Giovanni Verga (1881)

Al centro della narrazione sta la "Provvidenza", la barca più illustre della letteratura italiana, la più vecchia delle barche da pesca del villaggio. La vicenda ruota intorno alla sventura dei Malavoglia, innescata proprio dal naufragio della "Provvidenza" carica di lupini presi a credito. Si snoda così tutta una trama straordinariamente complessa che non abbandona mai lo svolgersi doloroso del dramma. Il quale è una serie di rovesci, colpo su colpo contro i Malavoglia, ogni volta che a forza di rassegnazione e coraggio riescono a rialzarsi dal colpo precedente.

833. Ritratto di signora - Henry James (1881)

"Più di 700 pagine che si leggono d'un fiato, portati dalla maestosità di una corrente che è quella stessa del Gange o del Volga (...). Quasi a contraddire il carattere atarassico di questa corrente, lo stile è vivace è animatissimo, ma anche molto sorvegliato. Henry James non è di quegli scrittori che lasciano andare i personaggi lungo la strada su cui loro stessi li hanno messi: egli interviene di continuo, a commentare quel che pensano dicono e fanno, a volte con lapidarie sassatine ironiche, a volte con lunghe introspezioni psicologiche, anche queste sempre interrotte o concluse da sorprendenti colpi di freno, minimizzanti e dissacratori: quasi l'autore avesse paura ad abbandonarsi al sentimento, a lasciar andare se stesso e i personaggi, distogliendoli - e distogliendosi - dal grande flusso di cui abbiamo fatto cenno. (...) 'Ritratto di signora' va letto con calma, con pazienza, come per una crociera su un grande fiume, durante la quale ogni tanto ci si ferma per ammirare un paesino, o una chiesa, o un antico convento. Oppure no: saltando subito alla fine, onde informarsi come va a finire, liberarsene del pensiero e tornare poi a concentrarsi sui suoi straordinari elzeviri." (dalla postfazione di Luigi Lunari)


834. Bouvard e Pécuchet - Gustave de Flaubert (1881)

"La bètise umana è un abisso senza fondo," diceva Flaubert, ma Bouvard e Pécuchet sono tutt'altro che due idioti. I due copisti e amici investono la grossa eredità di Bouvard per ritirarsi in campagna e per dedicarsi a un accanito sperimentalismo. Mettono in pratica le scienze, le dottrine, le credenze del tempo, spaziando dall'agricoltura al magnetismo, dall'archeologia alla pedagogia ecc. Ma ogni esperienza si risolve immancabilmente in un fallimento. E la delusione è tale da persuaderli che l'unica soluzione sia farla finita; ma proprio allora rinvengono una possibilità alternativa: ritornare al vecchio e umile lavoro di copisti. I due protagonisti del romanzo - iniziato nel 1872 e pubblicato incompiuto un anno dopo la morte dello scrittore - prendono sul serio scienze, filosofia, religione, politica, tecniche, tanto da spingerle alla loro verità ultima, ovvero l'incapacità di dare risposte al mistero del mondo e di modificarne l'assetto. Destrutturano il sapere del secolo, e forse, nella decisione finale di copiare qualsiasi cosa, svelano l'insignificanza anche dell'ultima illusione flaubertiana, la scrittura quale mezzo per dare un senso alle cose.


835. Ben Hur - Lew Wallace (19)

Un'inquieta Palestina dominata dalle legioni di Roma e attraversata da venti di rivolta; Ben Hur, un nobile ebreo, e Messalla, un ufficiale romano: due amici che la sorte trasformerà in nemici mortali; la venuta del Cristo e la sua predicazione; l'orrore della schiavitù e dei luoghi in cui venivano segregati i lebbrosi; le feroci battaglie sul mare; lo splendore di Roma; le corse sfrenate e senza regole del Circo Massimo; la parola e il messaggio di una nuova fede che vuole redimere il mondo.


836. Nanà - Émile Zola (1880)

Nanà Coupeau è fuggita dalla sua famiglia e dalla miseria. Diventata attrice, si diverte a umiliare i suoi spasimanti, primo fra tutti il conte Muffat che la mantiene principescamente. Incapace di amare altri che il suo bambino, avida di lusso e di piaceri, Nana finisce coll'essere abbandonata da Muffat e col rovinarsi economicamente. Morirà di vaiolo, mentre nelle strade echeggia l'annuncio della dichiarazione di guerra alla Prussia.


837. I fratelli Karamazov - Fëdor Dostoevskij (1880)

I tre figli di Fedor Karamazov, un vecchio malvagio e dissoluto, sono molto diversi tra loro. Dmitrij, detto Mitja, odia il padre perché vuole conquistare col suo denaro Grusenka, una bella mantenuta da lui amata. Ivan è un filosofo dell'ateismo e un raffinato intellettuale. Alesa, il più giovane, è novizio in un convento e si trova costretto a tornare a casa per il precipitare degli eventi. Infine un quarto figlio illegittimo è Smerdiakov, epilettico e tenuto in casa come un servo. Il vecchio viene ucciso, è accusato del delitto Mitja, ma Smerdakov confessa a Ivan di essere lui il colpevole, poi si impicca. Mitja viene condannato ai lavori forzati, Ivan è colpito da una febbre cerebrale, Alesa riprende con alcuni giovani la via della spiritualità.


838. La stanza rossa - August Strindberg (1879)

Come tutta la produzione di Strindberg, quest'opera reca il marchio di uno spirito creativo potente e tumultuoso. Essa ha segnato una tappa fondamentale non soltanto nell'evoluzione artistica di Strindberg, ma anche nella storia delle letterature dei paesi scandinavi, dove ha introdotto le tecniche del realismo naturalistico. Pubblicato nel 1879, La stanza rossa, che si ispira agli atteggiamenti e alle forme di un'arte di cui in Europa era massimo rappresentante Emile Zola, esprime tuttavia uno spirito niente affatto zoliano. La ricerca minuziosa e obiettiva del particolare, la fedeltà fotografica, che sono caratteristiche del romanzo francese, non potevano conciliarsi con l'impulso creativo di Strindberg che, pur prescrivendo a se stesso di riprodurre solo la cruda realtà, involontariamente superava i limiti del naturalismo per mettere allo scoperto le costruzioni ideali presenti nella mente e nel cuore dell'uomo.


839. Ritorno alla brughiera - Thomas Hardy (1878)

Dalle vastità remote della brughiera, spazio aperto e selvaggio, percorso da luci livide e crepuscolari, trae origine l'energia di questa storia, un'intricata successione di colpi di scena, matrimoni promessi e non celebrati, tradimenti e inganni. Perché, sembra dire Hardy, per raccontare le cadute. Sebbene sia poco noto al pubblico italiano, questo è uno dei classici della letteratura di lingua inglese, qui presentato in una nuovissima traduzione.

840. Anna Karenina - Lev Tolstoj (1877)

Centro della vicenda è la tragica passione di Anna, sposata senza amore a un alto funzionario, per il brillante ma superficiale Vronskij. Parallelo a questo amore infelice è quello felice di Kitty per Levin, un personaggio scontroso e tormentato al quale Tolstoj ha fornito i propri tratti. "In Anna Karenina è rappresentata - scrive Natalia Ginzburg - la colpa come ostacolo, anzi come barriera invalicabile al raggiungimento della felicità." Tra i primi lettori il libro ebbe Dostoevskij che così ne scrisse: "Anna Karenina è un'opera d'arte assolutamente perfetta. Vi è in questo romanzo una parola umana non ancora intesa in Europa... e che pure sarebbe necessaria ai popoli d'Occidente."

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