Recensione
Quando Memè viene ritrovato morto nell'appartamento della vecchia Andreina (in via Merulana, proprio come nel romanzo di Gadda), la polizia non ha dubbi e arresta immediatamente Marco, il nipote drogato dell'anziana signora cui l'appartamento era affidato. Memè si occupa infatti dello spaccio di cocaina di Rocca Persa, cittadina in provincia di Roma, comparendo discretamente quando c'è bisogno dei suoi servizi e scomparendo altrettanto discretamente, e Marco era uno dei suoi clienti. Marco naturalmente nega, e Maria e Lina, che si occupano dell'inserimento in comunità dei tossicodipendenti, faticano a riconoscere in lui il profilo dell'assassino; d'altronde la lista di persone che avrebbero avuto un motivo per farlo fuori - non tutte note alla polizia, ma che il lettore ha ben presenti - è lunghissima, e in cima c'è Greta, che già da tempo tramava per sostituirsi a lui nel traffico di stupefacenti.
Questa, all'osso, la trama de L'alibi della vittima, che in realtà si mette in moto già a romanzo inoltrato, dopo aver presentato al lettore un'ampia galleria di personaggi e moventi. E ciò mi porta al difetto più vistoso che ho riscontrato in questo romanzo, la coralità: immagino che l'autrice volesse far conoscere al lettore tutti i personaggi coinvolti nella vicenda per far ricadere i sospetti su ognuno di loro, ma il risultato è una folla di comparse senza protagonisti. Quelli che dovrebbero essere i protagonisti e che persino a romanzo ultimato fatico a indicare - il maresciallo Trevisan, la bella Greta, l'assistente sociale Maria, lo spacciatore Memè, il violento poliziotto Di Stasio, il giovane drogato Marco - non riescono a emergere da questa successione di personaggi privi di volto e si confondono, complici anche i capitoli troppo brevi, con le comparse - parenti, vicini e amici dei personaggi, altri poliziotti, altri assistenti sociali, altri drogati, altri spacciatori.
Meglio sarebbe stato concentrare la propria attenzione su determinati personaggi, senza cambiare ambientazione una pagina dopo per dedicarsi alle reazioni di un comprimario che forse il lettore non vedrà mai più: come ci ha dimostrato la lunga e gloriosa tradizione giallistica, non è necessario affollare un romanzo di personaggi per rendere inaspettata la risoluzione.
Si sente l'odore dell'occasione sprecata: oltre a scrivere molto bene e a possedere proprietà di linguaggio, la Repetto dimostra una conoscenza approfondita dell'ambiente malavitoso romano, conoscenza confermata dalle note biografiche che informano il lettore della sua professione quale psicologa specializzata in dipendenze patologiche proprio nella capitale. Semplicemente, con questo romanzo non ha saputo trovare un ritmo incalzante, spezzato com'è dai continui salti di punto di vista, e L'alibi della vittima, pur con la sua conclusione spiazzante, rimane un romanzo che si legge in fretta ma si dimentica altrettanto velocemente.
Giudizio:
+2stelle+Dettagli del libro
- Titolo: L'alibi della vittima
- Autore: Giovanna Repetto
- Editore: Gargoyle Editore
- Data di Pubblicazione: 2014
- ISBN-13: 9788898172283
- Pagine: 333
- Formato - Prezzo: Brossura - 17.00 Euro
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