Nato a New Smyrna Beach il 23 gennaio 1923, in Florida, Walter M. Miller jr. studiò ingegneria all'Università del Tennessee. Durante la seconda guerra mondiale militò nell'aeronautica, partecipando ai bombardamenti dell'esercito americano sull'Italia. Le azioni di guerra, soprattutto l'attacco all'abbazia benedettina di Montecassino, si rivelarono per lui un'esperienza sconvolgente, causandogli un disturbo post-traumatico da stress.
Dopo la guerra, nel 1947, Miller abbandonò le sue posizioni ateistiche e si convertì al cattolicesimo. Si iscrisse all'Università del Texas, ma non riuscì mai a laurearsi, ed esercitò in seguito la professione di ferroviere. Nel 1945 aveva intanto sposato Anna Louise Becker, da cui ebbe quattro figli.
L'anno successivo, lo scrittore Terry Bisson completò e pubblicò il manoscritto che aveva lasciato, intitolandolo Saint Leibowitz e il papa del giorno dopo.
Una Terra devastata, radioattiva, ripiombata nella barbarie dell'ignoranza. Ma fra travi contorte e case bruciate si eleva il monastero dell'ordine di san Leibowitz, dove viene preservata la scienza. Una cittadella della luce di cui il lettore segue affascinato le vicende lungo un arco di secoli e poi millenni, nella pericolosa odissea per restituire la conoscenza all'uomo. Un vasto affresco futuro e uno degli autentici capolavori letterari della sf in una nuova, indispensabile edizione.
Recensione
Vivendo in una dimensione storica in cui scienza e religione si trovano su due differenti crinali separati da un abisso, l'una tesa a negare qualunque validità alla seconda e l'altra a osteggiare per bigottismo qualsiasi progresso della prima, appare paradossale l'ambientazione postapocalittica postulata da Miller, ex ateo che abbracciò il cattolicesimo in seguito a scioccanti esperienze di guerra: l'assunzione -cioè- da parte di una futuristica chiesa cattolica della missione di preservare le ultime vestigia di scienza e cultura in un mondo imbarbarito in seguito all'ultimo conflitto mondiale culminato in una guerra nucleare. I superstiti del Diluvio di Fiamma, che pose fine all'epoca della Magna Civitas, rivolsero la loro rabbia e disperazione contro coloro che, accecati dall'orgoglio, avevano condotto il progresso a un punto tale da annientare la civiltà umana: gli scienziati in un primo momento, gli studiosi poi, fino a discendere all'ultimo gradino e a scagliarsi contro i semplici alfabetizzati. Alcuni scamparono alle ritorsioni ritirandosi in convento: Isaac Edward Leibowitz, scienziato ebreo impiegato nell'esercito degli Stati Uniti, fondò l'Ordine Albertiniano di Ricercatori e Memorizzatori di libri per opporsi alla distruzione dell'intero patrimonio culturale da parte dei Semplicioni.
In questa ambientazione prendono piede i tre racconti unificati che compongono Un cantico per Leibowitz: Fiat Homo, Fiat Lux, Fiat Voluntas Tua.
La sezione Fiat Homo è ambientata seicento anni dopo il Diluvio di Fiamma, in un nuovo medioevo tra cui fanno capolino rovine e reperti dell'epoca della civiltà moderna. Protagonista è il novizio Francis, che non esiterei a definire modellato sull'Adso di Umberto Eco se Un cantico per Leibowitz non fosse stato pubblicato più di vent'anni prima del Nome della rosa: Francis è un giovanotto ingenuo e di buona volontà, curioso ma ligio alla regola, che durante l'annuale periodo di eremitaggio quaresimale rinviene un rifugio antinucleare in cui sono conservati alcuni documenti appartenuti allo stesso Leibowitz, reliquie che potrebbero accelerare le pratiche di canonizzazione del fondatore del suo ordine, tra le opposizioni dell'abate Arkos, timoroso che il tumulto provocato dalla scoperta di Francis possa turbare la pace dell'abbazia.
Dal medioevo di Fiat Homo, in cui i monaci copiano e miniaturizzano disegni tecnici e progetti per consegnarli alla storia nell'attesa che l'umanità si evolva al punto da comprenderli nuovamente, si passa al rinascimento di Fiat Lux, in cui quegli stessi monaci hanno scoperto il torchio da stampa e stanno già sperimentando l'applicazione di alcune testimonianze per riscoprire l'energia elettrica. Ma poiché la storia è ciclica -questo sembra essere il messaggio che Miller lascia trasparire-, il progresso riacutizza la frattura tra scienza e religione e sembra fare da sfondo alla rinascita della guerra.
Giunta nel 3174, milleduecento anni dopo il Diluvio di Fiamma, la comunità fondata da Leibowitz deve aprire le proprie porte al Thon Taddeo, studioso pieno di sé che intende consultare i documenti conservati nell'abbazia. Don Paulo, l'anziano e benevolo abate, comprende che la scienza sta per tornare appannaggio dei laici, non più sospettosi e intenzionati a pascersi nella loro ignoranza, e che la chiesa potrebbe presto perdere il suo ruolo all'interno della preservazione e diffusione della conoscenza. Insorge qui lo spirito religioso dell'autore, sempre ben presente ma -come si può temere- mai invadente: emblematica in tal senso è la conferenza tenuta dal Thon Taddeo ai monaci dell'abbazia, in cui lo studioso si rivolge al suo pubblico come a una platea di bigotti seppur eruditi, cercando di evitare argomenti che potrebbero turbare il senso religioso degli astanti, salvo sbattere la testa a ogni pie' sospinto contro l'evidenza che i monaci sono eccitati più che offesi dalle sue idee scientifiche.
Un ulteriore salto di seicento anni porta il lettore in Fiat Voluntas Tua, precisamente nel 3781. Il mondo, ciclicamente, è tornato ad appropriarsi della tecnologia perduta, facendo anzi passi avanti nella colonizzazione dello spazio, e altrettanto ciclicamente è tornato a sperimentare con il nucleare, nonostante le passate conseguenze. La Chiesa, come profetizzato da Don Paulo, è tornata a occuparsi delle coscienze più che delle conoscenze, accogliendo le masse in cerca di un rifugio sicuro dai bombardamenti e offrendo loro protezione e assistenza spirituale. Ampio spazio viene dato alla polemica contro l'eutanasia, che vede padre Zerchi - l'abate della comunità dei monaci albertiniani, ormai priva del suo ruolo - opporsi alla moderna medicina che, nulla potendo contro i danni da radiazioni, spinge i cittadini irreparabilmente condannati al suicidio assistito. Prevedendo l'ennesimo olocausto mondiale, frattanto, la Chiesa si prepara a mandare una delegazione su Alpha Centauri, per preservare la storia della cristianità e le vestigia della civiltà umana per le generazioni future. Sempre che ve ne saranno.
Quasi quattromila anni di storia -milleottocento ideati dall'autore- che dimostrano inevitabilmente come l'umanità rimanga, senza speranza di redenzione, sempre uguale a se stessa, in un ciclo che alterna vertiginosi progressi e vertiginose cadute. Poco dopo la chiusura del periodo di guerra fredda, Miller esorcizza le paure dell'intera umanità facendo di una storia fantascientifica un monito al pericolo scampato ma sempre possibile: l'estinzione del genere umano conseguente alla troppa fiducia dei moderni nel progresso e nella tecnologia dimenticando il lato spirituale. Tema ancora attuale dopo più di cinquant'anni, ancora controverso, e ancora irrisolto: che lo si condivida o meno, Un cantico per Leibowitz resta una pietra miliare sottovalutata e ingiustamente relegata al solo ambito fantascientifico, tanto che una versione cartacea dell'opera resta introvabile al di fuori delle bancarelle d'usato rifornite di Urania.
Giudizio:
+4stelle+Dettagli del libro
- Titolo: Un cantico per Leibowitz
- Titolo originale: A Canticle for Leibowitz
- Autore: Walter M. Miller
- Traduttore: Roberta Rambelli
- Editore: Mondadori Urania
- Data di Pubblicazione: 2010
- Collana: Urania Collezione
- Pagine: 432
- Formato - Prezzo: Brossura - 5.50 Euro
Molto interessante! Avevo sentito parlare di questo libro varie volte ma sempre di sfuggita, sempre ai confini esterni del mio radar per così dire! :-)
La prossima volta che vado in biblioteca me lo cerco. :-)
Credo che questo libro abbia poco da invidiare a Fahrenheit o Il mondo nuovo, sia come stile di scrittura che come contenuti. Non capisco perché, al contrario di quegli altri, sia giudicato solo un romanzo di fantascienza.