Recensione
Non più realismo magico, per Isabel Allende, che questa volta si incunea in un genere per lei inconsueto: il giallo canonico ambientato negli USA. Ne Il gioco di Ripper, in realtà, convivono due anime: l'una è il giallo, appunto, l'altra - poiché l'autrice finisce per concentrarsi sui temi di cui sa scrivere meglio - il romanzo al femminile. Ma un giallo funziona se, a dispetto di digressioni e introspezione, si mantengono un ritmo serrato e i riflettori sulle indagini, e così non è: le storie familiari che si dilungano per almeno tre generazioni, le interminabili scene dedicate alle relazioni di coppia e al rapporto madre-figlia, il solito pizzico di esoterismo, finiscono per annegare del tutto il plot whodunnit.
Il romanzo, immediatamente dopo un incipit di stampo classico - il ritrovamento a San Francisco di un cadavere brutalmente profanato -, si concentra quasi esclusivamente sulle due protagoniste femminili: Indiana è medico in una clinica olistica, Amanda è l'intelligente figlia adolescente che si diverte a partecipare a un gioco di ruolo, il Gioco di Ripper, investigando su casi inventati.
Quando i cadaveri su cui qualcuno si è accanito dopo la morte diventano tre, poi quattro e altri ancora, Amanda si convince che in giro ci sia un serial killer, e propone agli altri giocatori di Ripper di indagare sui casi, grazie all'aiuto del nonno farmacista, anche lui giocatore di Ripper, e a quello reticente del padre ispettore di polizia.
Se Amanda è coinvolta nelle indagini e dunque i capitoli che la riguardano sono comprensibili, meno accettabile è lo spropositato numero di pagine dedicato a Indiana, procace valchiria dal cuore d'oro che ha cresciuto la figlia da sola dopo una scappatella di gioventù. Di lei l'autrice non fa che ribadire l'altruismo, la sensualità, ma soprattutto il numero di persone che vorrebbero metterle un anello al dito o altro altrove. Indiana è da quattro anni indefessa amante del ricco Alan Keller, di dodici anni più vecchio, che non si decide al matrimonio, ma anche affezionata amica di Ryan Miller, ex navy seal che si è ritirato dalla vita militare dopo aver perso una gamba in Afghanistan e che verso di lei prova ben più di un'amicizia.
Pesano troppo, su Il gioco di Ripper, i caratteri distintivi della scrittura della Allende: l'ampio spazio dato alla voce femminile, anche a costo della linearità della trama, e la moltiplicazione dei punti di vista - poiché ogni comprimario ha almeno un paragrafo di cui è narratore -, perfetta in una variopinta saga familiare ma estremamente dispersiva in un giallo.
Le indagini decollano nell'ultimo terzo del romanzo, dopo trecento pagine dedicate al lavoro di Indiana in clinica con le sue pratiche new age, ai suoi picnic con Miller, alle sue serate in albergo con Keller e ai rodimenti dei suoi spasimanti rifiutati, idilli talvolta disturbati dalle indagini dell'ex marito Bob Martín, dalle speculazioni di Amanda e dal ritrovamento di un nuovo cadavere. Troppo tardi: e peraltro l'occasione dell'intensificarsi delle indagini è la sparizione di Indiana, perno intorno a cui tutto il romanzo, in ogni occasione, deve necessariamente ruotare.
Per ovvie ragioni mi ritrovo a non poter parlare del pessimo modo escogitato dall'autrice per rivelare identità e moventi di un serial killer sui generis e del pessimo e affrettato finale, che lungi dal riscattare uno svolgimento piatto e pieno di sbavature confermano il mio giudizio sul romanzo con l'augurio che Isabel Allende, dimostratasi autrice di notevole bravura in una perla come La casa degli spiriti, non metta mai più mano a un giallo e torni alle sue saghe familiari in cui, sì, poter far ruotare tutto un romanzo intorno all'ingombrante protagonista.
Giudizio:
+1stella+ (e mezzo)Dettagli del libro
- Titolo: Il gioco di Ripper
- Titolo originale: El juego de Ripper
- Autore: Isabel Allende
- Traduttore: E. Liverani
- Editore: Feltrinelli
- Data di Pubblicazione: dicembre 2013
- Collana: I narratori
- ISBN-13: 9788807030727
- Pagine: 462
- Formato - Prezzo: Brossura, sovraccoperta - Euro 19.00
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