Recensione
Wanted è uno di quei libri difficili da commentare senza rovinare ai futuri lettori il piacere di scoprire la vera anima del romanzo da soli.Posso sbilanciarmi ad osservare che l'inizio dell'opera di Lavie Tidhar mi aveva lasciata perplessa e anche un po' delusa. I primi capitoli rientrano infatti nei canoni del noir a tal punto da che sembrano usciti dritti dritti da un manuale su come scrivere il noir perfetto. Joe è il classico investigatore privato solitario, dedito al whisky e dalla vita personale frugale e ripetitiva che viene coinvolto dalla femme fatale di turno in una caccia al l'uomo di cui capisce poco e che lo porterà a prenderle di santa ragione un po' ad ogni angolo.
Si respira un'atmosfera che fa molto "Casablanca" (ed in effetti il libro è ricco di riferimenti al film) e che devo ammettere personalmente non amo molto per cui mi sono trovata a chiedermi come fosse possibile che il World Fantasy Award 2012 fosse stato assegnato a quello che sembrava essere "il solito noir", quando altri romanzi di spicco come A Dance with Dragons di Martin e 22/11/63 di King erano in gara.
Ciò che ha mantenuto viva la mia attenzione è le percezione, dapprima solo suggerita dall'autore, che non tutto fosse come sembrava e che qualche tassello fosse fuori posto. Il primo indizio è la relativa arretratezza tecnologica del mondo abitato da Joe. L'ambientazione è contemporanea ma mancano quelle caratteristiche che sembrano imprescindibili nella nostra vita come internet e la telefonia mobile, persino una carta di credito ricevuta dalla cliente che l'ha ingaggiato appare a Joe come un oggetto semi-sconosciuto e potenzialmente inaffidabile. Il Laos nel quale il nostro detective vive, inoltre, è una nazione molto più pacifica rispetto a come siamo abituati a pensarla. Tutto il mondo è in realtà moto più pacifico perché il mondo di Joe è un mondo senza terrorismo, un mondo in cui Osama Bin Laden è solo il protagonista di una serie di libri dozzinali che descrivono atti di violenza inaudita con motivazioni del tutto incomprensibili per lo stralunato investigatore.
Quando l'uomo accetta l'incarico di rintracciare l'autore di questi romanzi, Michael Longshott, e inizia un lungo viaggio tra Parigi Londra e il Medio Oriente piccole crepe iniziano però a formarsi nella sua sonnolenta realtà. Dapprima si tratta di episodi isolati, misteriose figure in nero che appaiono e scompaiono dal nulla e che Joe si sforza di ignorare aggrappandosi con ostinazione cieca ai brandelli della vita che conosce ma, man mano che l'avventura procede, i tentativi del protagonista si fanno sempre più deboli e confusi, la sua realtà si sfalda, le immagini si confondono, la lucidità è un miraggio lontano.
Tidahr riesce a descrivere questa confusione senza ricorrere a quello stile narrativo delirante che spesso si osserva in questo tipo di storie. Eventi incomprensibili si affastellano quasi con naturalità contrapponendosi alla razionalità delle descrizioni della quotidianità ai limiti dell'insignificante come l'elenco dei passeggeri nella sala d'aspetto di un aeroporto, che è poi il mezzo con cui Joe tenta di dare concretezza al suo mondo. L'avventura del protagonista si alterna a capitoli dei racconti pulp di Longshott che il lettore facilmente riconosce come alcuni degli episodi di cronaca più cruenti dei giorni nostri come le bombe nella metropolitana di Londra o l'attentato di Sharm el-Sheikh. Il paragone con La svastica sul sole di Dick è immediato ma, come si accennava, la narrazione qui è meno angosciata, riflesso del fatto che il focus dell'autore non è sulle nostre paranoie ma sul nostro modo di relazionarci con la realtà e come essa venga plasmata per soddisfare le esigenze del nostro io. Il confine con l'opera di Dick è a volte sottilissimo, le nostre paure sono sempre in primo piano ma Tidhar si concentra sugli estremi che siamo disposti a superare pur di fare in modo che la nostra vita vada nel modo in cui ci siamo prefissati.
Le risposte che l'autore ci mette davanti sono disturbanti sotto vari aspetti;non è solo la via di Joe che è sotto la lente di ingrandimento ma anche la nostra perché quando osserviamo il nostro mondo dal punto di vista del detective, con la sua totale incapacità di comprendere in nome di quali ideali migliaia di persone perdano la vita ogni anno in attentati terroristici ci rendiamo conto dell'assurdità di questa guerra a base di terrore che riempie e plasma le nostre vite.
Tidhar sa di cosa parla visto che nel 1998 era a Dar-es-Salaam quando avvenne l'attentato all'ambasciata americana e mancò di poco gli attentati del 2004 nel Sinai e a Londra del 2005. La sua narrazione risulta d'impatto e veritiera nonostante l'autore mantenga sempre un approccio razionale che non cerca il coinvolgimento del lettore puntando sul melodrammatico, sebbene eventi e le testimonianze drammatiche nel libro on manchino. L'unico risvolto negativo di questo atteggiamento è che, così come Joe sembra sempre sconnesso da sé, il lettore rimane sconnesso da Joe e non è particolarmente interessato a conoscerne il fato. Per questo motivo ho trovato in alcuni punti il racconto è un po' piatto ma la volontà di comprendere come la realtà del detective si intersecasse con la nostra è stata sufficiente a mantener vivo l'interesse fino al termine del romanzo.
Wanted è sicuramente uno dei libri più originali che abbia letto quest'anno oltre che uno dei più complessi per i diversi livelli di interpretazione che offre e sicuramente il più sorprendente per la sua capacità di stupire sfruttando una serie di cliché per creare una storia assolutamente nuova, attuale e interessante che ogni amante del fantasy dovrebbe leggere.
Giudizio:
+4stelle+Dettagli del libro
- Titolo: Wanted
- Titolo originale: Osama
- Autore: Lavie Tidhar
- Traduttore: Vetta L., Campanozzi A.
- Editore: Gargoyle
- Data di Pubblicazione: ottobre 2913
- Collana: Extra
- ISBN-13: 9788898172160
- Pagine: 320
- Formato - Prezzo: Rilegato - 18.00 Euro
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