16 gennaio 2014

Ragnarök: La fine degli dèi - Antonia S. Byatt

Lei «era una bambina magra, delicata, tutt'ossa, come un tritone, con capelli che sembravano fili di fumo illuminati dal sole». E c'era la guerra. L'aviazione tedesca bombardava Londra e i centri industriali. Gli abitanti delle città si rifugiavano in campagna. Come la bambina e sua madre, che per un paradosso del destino in campagna, pur essendo sposata, «può avere una vita della mente». Il padre è via, nei cieli dell'Africa, forse. Sua madre, a cui piacciono le parole, le regala un libro, Asgard e gli dèi , la storia del Ragnarök, la fine senza resurrezione degli dèi norreni. Il libro diventa una compagnia essenziale, la bambina lo legge ogni sera in un tenue spiraglio di luce, ammira il coraggio di Odino, si compiace degli inganni di Loki, si gode le sue avventure subacquee in compagnia della portentosa serpentessa sua figlia. Di giorno riflette su quelle storie, a cui non crede, ma che tuttavia «le si attorcigliavano nel cervello come fumo, ronzando come api scure dentro un alveare». L'aiutano a tenere a bada un'inconscia disperazione. Ha paura, paura che il padre non torni, paura di veder sparire il mondo che conosce. Legge anche i miti greci e le fiabe dei Grimm e di Andersen, ma perfezione e fantasia non le offrono appigli per fronteggiare un senso di disastro imminente. Gli dèi norreni invece vanno incontro al disastro, e in questo le appaiono terribilmente umani, cosí limitati e stupidi. Sanno che verrà il Ragnarök, ma non sono capaci di creare un mondo migliore. Cavalcano nei cieli con un fragore di zoccoli che si confonde con il ronzio degli aerei durante i raid. È un paesaggio di lupi, caverne e acque turbolente, di spettri e bellicosi inganni. In stridente contrasto con l'idillico paesaggio della campagna inglese. Non c'è salvezza nel mito norreno, ma proprio questo aiuta la bambina magra a sopravvivere, anzi, a vivere un'infanzia di pensieri intensi e di precocissime memorie, che sedimentano giorno per giorno traducendosi in un archivio interiore al quale attingerà nel corso della vita. I pensieri e le visioni di cui A. S. Byatt da sempre dissemina i suoi romanzi trovano qui la loro unità, strutturandosi nella narrazione fluida e immaginifica di anni di caos. C'era la guerra - ma da allora ce n'è sempre stata una - e quel caos primordiale appare piú terapeutico di ogni credenza consolatoria.

Recensione

Della Canongate Myth Series abbiamo già avuto modo di parlare: si tratta di una collana di romanzi brevi, commissionata nel 1999 dalla casa editrice scozzese Canongate ad alcuni nomi più o meno noti del panorama letterario internazionale, che riscrivono episodi del mito e della religione delle più varie culture. Pochi sono stati tradotti in italiano, principalmente a opera della Rizzoli che, tra il 2005 e il 2009, ne pubblicò alcuni nella stessa collana: Il canto di Penelope della canadese Margaret Atwood, Il Dio dei sogni di Alexander McCall Smith, L'elmo del terrore di Victor Pelevin, Il miele del leone di David Grossman; è stata poi la volta della Salani con Il buon Gesù e il cattivo Cristo dell'autore per ragazzi Philip Pullman; Ragnarök, della scrittrice e critica inglese Antonia Byatt (notissima autrice di Possessione. Una storia romantica, assurto ormai a classico della letteratura moderna), è stato invece pubblicato a fine 2013 dalla Einaudi.

Sebbene la collana non sia stata specificatamente intesa per un pubblico giovane, è a quest'ultimo che i romanzi sono maggiormente consigliati, o non si spiegherebbe altrimenti un testo come Ragnarök che, piuttosto che riscrivere, si limita a riassumere: il romanzo è articolato in brevi capitoli che alternano ora episodi di vita di una bambina sfollata nelle campagne inglesi durante la seconda guerra mondiale, ora pagine di un libro di mitologia norrena che le è stato regalato dalla madre. Il crescente interesse della giovane protagonista verso gli argomenti trattati vorrebbe forse essere un modo inconscio per esorcizzare la paura dell'incombente minaccia tedesca: le divinità germaniche, così imperfette e capricciose, in attesa della fine dei tempi di cui sono a conoscenza ma che non fanno nulla per evitare, le appaiono sciocche e degne di compassione, e le consentono di ridimensionare la portata delle tragedie che la circondano, dall'abbandono della sua casa verso luoghi sconosciuti - seppur non ostili - alla certezza che il padre, pilota nell'esercito, non farà mai più ritorno.

E' forse una Asgard quella che la bambina magra (il suo nome non viene mai menzionato) ricrea attorno a sé: il rapporto con la madre letterata - motivo autobiografico che si riesce a cogliere perfettamente anche senza conoscere nulla della vita della Byatt -, distante ma sempre pronta a dispensare libri con cui riempire i suoi vuoti, non le appare più così irrecuperabile, e nel silenzio e nella quiete delle campagne, in cui sia lei che la madre, a differenza della bigia Londra, possono avere una vita intellettuale, può immergersi nella lettura del libro immaginando a suo agio alberi che reggono il mondo, fonti le cui profondità si estendono nel'infinito, creature fantastiche e grottesche di grandezze inimmaginabili, ma soprattutto loro, gli dèi norreni: non a Odino il sapiente va la sua simpatia, né a Thor il suscettibile, né all'amorevole madre Friggr, bensì a Loki, sfuggente e arguto, il più imperfetto di tutti loro.

Mentre la bambina legge e rilegge guerre di un tempo mitico e ciclico, che conduce il mondo dalla sua creazione al Ragnarök con la promessa di un nuovo inizio, anche la guerra reale termina, riportandola fuori da Asgard nuovamente al suo mondo.

Nonostante l'interpretazione che, con sforzo, si riesce ad attribuire a Ragnarök, essa non risulta ugualmente sufficiente a giustificare l'esistenza di questo libro: l'apporto originale dato dalla Byatt è quasi nullo, e gran parte del romanzo (come pure era stato per Il buon Gesù e il cattivo Cristo) si riduce a mero riassunto dei miti norreni, forse interessante per i bambini - che probabilmente non andranno a leggere Antonia Byatt -, ma non certo per gli adulti di media cultura, in cui i riassunti semplificati dell'autrice desteranno scarsi stimoli, e che desidereranno piuttosto leggere l'Edda, se non l'hanno già fatto.

Giudizio:

+2stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: Ragnarök: La fine degli dèi
  • Titolo originale: Ragnarok: The End of the Gods
  • Autore: Antonia Susan Byatt
  • Traduttore: Nadotti A., Galluzzi F.
  • Editore: Einaudi
  • Data di Pubblicazione: 2013
  • Collana: Supercoralli
  • ISBN-13: 9788806214029
  • Pagine: 141
  • Formato - Prezzo: Rilegato, sovraccoperta - 17.50 Euro

0 Commenti a “Ragnarök: La fine degli dèi - Antonia S. Byatt”

Posta un commento

 

La Stamberga dei Lettori Copyright © 2011 | Template design by O Pregador | Powered by Blogger Templates