22 gennaio 2014

Listopia: I milleuno libri da leggere almeno una volta nella vita (#681 - 700)

Quante volte ci siamo imbattuti in una di queste liste? La stessa BBC ne aveva stilata una da cento libri (piuttosto faziosa, se volete la mia opinione). Scopo di queste liste, è noto, non è permettere al lettore di scoprire nuovi libri e nuovi autori, bensì distruggere ogni sua pretesa di letterato facendolo sentire oltremodo ignorante per il gran numero di volumi che, a fine lista, scopre di non aver non solo mai letto, ma nemmeno sentito nominare. Noi vi proponiamo questa, pubblicata in volume, che già da diversi anni circola più minacciosamente della videocassetta di The Ring (o di Pootie Tang - questa è pessima, se la capite vergognatevi) distruggendo l'autostima di ogni lettore che credeva di aver letto tutti o la maggior parte dei cosiddetti libri da leggere prima di morire. La lista in questione ha i suoi difetti. Intanto è stata stilata approssimativamente nel 2005, per cui la sezione 2000 risulta incompleta; inoltre mette in lista solo narrativa, ed è eccessivamente sbilanciata su romanzi pubblicati nel corso del 1900, glissando decisamente su quelli pre-Ottocento. Continuiamo con un'altra carrellata di venti romanzi: nel corso degli articoli vedremo quali sono stati pubblicati in Italia e quali risultano ancora inediti.



681. Sabbie mobili – Nella Larsen (1928)

Dal sud degli Stati Uniti a Chicago, nella mitica New York degli anni venti alla Vecchia Europa, Helga Crane insegue un sogno di felicità che continua a sfuggirle. Helga è bellissima e raffinata, istruita, preparata alla vita e finirà, per un motivo qualsiasi, un incidente tanto banale quanto evitabile, per perdere. Nella Larsen ha creato con questo personaggio uno dei capolavori della narrativa afroamericana del nostro secolo: la prima donna nera della letteratura che intende vivere solo come una donna. Intende cioè ignorare quel destino ancestrale che incombe su di lei come uno scuro temporale. Alice Walker l'ha descritta come un emblema "affascinante e indispensabile", perché sbaglia, è egocentrica, pigra, totalmente priva di autodisciplina e incapace di esaminare i suoi desideri e le sue responsabilità. Perché Helga Crane è indimenticabile nella sua incapacità di scendere a compromessi con la realtà, indimenticabile e inquietante nella sua caparbia mancanza di buon senso, eroica nel suo insospettabile fallimento. Alla fine viene voglia di tornare indietro, rileggere Sabbie mobili per capire come si sarebbe potuta evitare la tragedia, per capire in quale punto Helga avrebbe dovuto fare diversamente, perché lei alla fine rimane viva e chiede ancora di essere pensata.


682. Parade’s End – Ford Madox Ford (1928)

In creating his acclaimed masterpiece Parade's End, Ford Madox Ford "wanted the Novelist in fact to appear in his really proud position as historian of his own time . . . The 'subject' was the world as it culminated in the war". Published in four parts between 1924 and 1928, his extraordinary novel centers on Christopher Tietjens, an officer and gentleman-" the last English Tory"-and follows him from the secure, orderly world of Edwardian England into the chaotic madness of the First World War. Against the backdrop of a world at war, Ford recounts the complex sexual warfare between Tietjens and his faithless wife Sylvia. A work of truly amazing subtlety and profundity, Parade's End affirms Graham Greene's prediction: "There is no novelist of this century more likely to live than Ford Madox Ford".


683. Nadja – André Breton (1928)

Nadja è una donna realmente esistita, realmente conosciuta da Breton e, come il personaggio del libro, finita in una clinica psichiatrica. Nadja è l'autorappresentazione femminile di Breton. Nadja è l'incarnazione del surrealismo. Nadja è tutto questo e molto altro ancora: è l'inizio della parola speranza in russo, è un sogno di amore e di libertà. "Nadja" costituisce una svolta importante nell'evoluzione del discorso di Breton sul caso e sulla scrittura, segnando la crisi della "écriture automatique", come attività di ricerca privilegiata e inaugurando un tipo di esplorazione che sarà proseguita nelle opere successive.


684. Il lupo della steppa – Herman Hesse (1927)

Il conflitto tra istinto e ragione, fra sensualità ed esigenze dello spirito in uno dei romanzi più affascinanti e audaci di Hesse (1877-1962): un atto di accusa contro il suo tempo minacciato dai totalitarismi e contro la decadenza della civiltà occidentale.







685. Alla ricerca del tempo perduto – Marcel Proust (1913-1927)

"Alla ricerca del tempo perduto" si articola in sette romanzi: "Dalla parte di Swann", "All'ombra delle fanciulle in fiore", "I Guermantes", "Sodoma e Gomorra", "La Prigioniera", "Albertine scomparsa" e "Il tempo ritrovato". Attraverso le pagine di quest'opera monumentale ci viene rivelata un'intera società, nell'arco di tempo che va dal 1880 al 1920. Protagonista assoluta è l'aristocrazia, colta nel momento in cui si conclude la sua splendida parabola. Tutti i personaggi sono sostanzialmente dei vinti, a ognuno il tempo ha tolto qualcosa. Soltanto le memorie sembrano sottrarsi alla sua tirannia e solo nell'arte è possibile trovare un compenso al disordine del mondo.


686. Al faro – Virginia Woolf (1927)

In una sera del settembre del 1914, la famiglia Ramsay, in vacanza in una delle isole Ebridi, decide di fare l'indomani una gita al faro con alcuni amici. Per James, il figlio più piccolo, quel luogo è una meta di sogno, piena di significati e di misteri. La gita viene però rimandata per il maltempo. Passano dieci anni, la casa va in rovina, molti membri della famiglia sono morti. I Ramsey sopravvissuti riescono a fare la gita al faro, mentre una delle antiche ospiti finisce un quadro iniziato dieci anni prima. Passato e presente si intrecciano, il tempo assume un diverso significato.


687. Tarka la lontra – Henry Williamson (1927)

Il mondo, il paesaggio, l'ambiente naturale visti attraverso gli occhi di una lontra; avventure, incontri con l'uomo, stagioni, cacce, lotte per la vita osservate talmente da vicino da indurre il lettore a immedesimarsi quasi con l'oggetto stesso della narrazione, Tarka la lontra. La storia narrata in questo libro è anche, direttamente, la storia del suo autore. Una storia che per amore della verità, di una verità sempre maggiore fu scritta e riscritta più volte, fino a raggiungere un'impressionante veridicità di dettagli osservativi. ...Forse è uno dei libri di questo filone più immuni dal sentimentalismo di cui generalmente i libri sull'argomento sono intrisi, tutto cose e fatti e, appunto per questo una struggente elegia.


688. America – Franz Kafka (1927)

Il sedicenne Karl Rossmann viene mandato dai genitori in America, come punizione per aver sedotto una cameriera nella natia Praga. Accolto in casa di un ricco zio, ne è poi bruscamente scacciato senza una vera colpa. Sempre senza colpa, verrà licenziato dall'albergo in cui aveva trovato lavoro come lift, finendo per essere assunto nel "Grande teatro" di Oklahoma. A questo punto il romanzo si interrompe. Incompiuto come "Il Castello", "America" è da alcuni considerato il più "vivace" romanzo kafkiano. Ma a ben vedere, la storia trasmette al lettore la stessa carica di angoscia degli altri due romanzi e il candido e cavalleresco Rossmann, così ingiustamente perseguitato, ricorda il tono assurdo e surreale di alcuni personaggi di Chaplin e di Buster Keaton. (Introduzione di Italo Alighiero Chiusano)


689. Fiesta – Ernest Hemingway (1926)

Pubblicato nel 1926, "Fiesta" è il libro che ha consacrato il suo autore ventisettenne tra i più importanti scrittori americani della "generazione perduta". Basato su una materia ampiamente autobiografica (i viaggi compiuti da Hemingway con la moglie e alcuni amici in Spagna a partire dal 1923), il romanzo narra le vicende di un gruppo cosmopolita di giovani espatriati, con le loro burrascose inquietudini esistenziali e sentimentali. In queste pagine lo scrittore raggiunge uno stile già maturo, calibrato tra cronaca e poesia, asciutto, essenziale, con dialoghi che riescono a mettere a nudo l'anima dei suoi personaggi, e a infondere loro la vita.


690. Blindness – Henry Green (1926)

Blinded in an accident on his way home from boarding school, John Haye must reevaluate his life and the possibilities for his future. His stepmother—worried that, blind and dependent, he'll spend his life with her—wants to marry him off to anyone who will take him, provided she's of the "right" social class. Contrary to her hopes, John falls in love with the daughter of the town drunk (who is also the town parson). She whisks John off to London, where in this strange city he is confined to a room above a major thoroughfare while she gets on with her life. Blindness was first published when Henry Green was an undergraduate at Oxford. Highly praised as a master of high-modernism, Green went on to write eight other novels, including Concluding and Doting.


691. Il castello – Franz Kafka

K., ricevuto l'incarico di agrimensore, giunge al villaggio ai piedi del Castello governato dal Conte West-West e dai suoi sfuggenti emissari. Ma ogni tentativo di dare un senso alla sua chiamata si frammenta in un labirinto di domande senza risposta, vani sforzi e atti inopportuni. Dietro alla sua trama - un insolubile enigma, il cui significato, per un gioco di specchi, rimanda continuamente a se stesso - traspaiono la spietata passione di Kafka per la disamina della verità, ma anche, allegoricamente, l'illogicità paradossale dell'esistenza. Il testo è accompagnato da un'appendice che riporta, con ricchezza inedita in Italia, le varianti e i passi soppressi dall'autore.


692. Il buon soldato Sc'vèik – Jaroslav Hašek (1926)

"Una grande epoca esige grandi uomini. Vi sono degli eroi ignoranti e oscuri... l'esame della cui indole darebbe ombra perfino alla gloria d'Alessandro Magno. Oggigiorno si può incontrare per le via di Praga un uomo trasandato, che non sa quanta importanza abbia avuto la propria opera nella storia di un'epoca grande e nuova come questa. Egli percorre tranquillamente la sua strada, senza che nessuno gli dia noia e senza dar noia a nessuno, e senza essere assediato da giornalisti che gli chiedano un'intervista. Se gli domandaste come si chiama, vi risponderebbe con l'aria più semplice e più naturale del mondo: 'Io son quello Sc'vèik...'" Con queste parole J. Hasek (1883-1923) presentava l'umile e grottesco eroe del suo romanzo, il bonario allevatore e mercante di cani, strappato alle sue pacifiche occupazioni e mandato a combattere in difesa dell'impero austro-ungarico nella prima guerra mondiale. Preso nel vortice di avvenimenti che vanno molto oltre le sue capacità di comprensione, Sc'vèik destreggia con un misto d'ingenuità e di furbizia, forte di quella sua obbedienza assoluta alla lettera degli ordini ricevuti che porta all'assurdo e dissolve nel ridicolo ogni autorità. Nel buon soldato Sc'vèik i lettori di tutto il mondo hanno riconosciuto un eroe sovrannazionale, il campione di un irriducibile pacifismo e antimilitarismo e un simbolo dell'inalienabilità dei diritti dell'individuo contro ogni tutela e usurpazione dittatoriale.


693. Il serpente piumato – D.H. Lawrence (1926)

Il serpente piumato è il romanzo che diede a David Herbert Lawrence larga fame. Ne è protagonista una donna intelligente e moderna che si lascia sottomettere, pur attraverso infinite ribellioni al mistero segreto delle cose.





694. Uno, nessuno e centomila – Luigi Pirandello (1926)

È la modernissima ed emblematica tragedia di Vitangelo Moscarda che scopre di essere un estraneo a se stesso, costruito dagli altri a modo loro: ognuno lo fa diverso e gli altri lo falsificano. Non può conoscersi, se pretende di costruirsi come uno. Non gli rimane che spogliarsi di tutte le connotazioni, le cosiddette qualità, gli averi, farsi dare del pazzo, vivere non più in sé, ma "in ogni cosa fuori".




695. L'assassinio di Roger Ackroyd – Agatha Christie (1926)

King's Abbot è un tipico paesino della campagna inglese dove non succede mai nulla di speciale. Un giorno però qualcosa accade: l'uomo più ricco del paese, Roger Ackroyd, viene inspiegabilmente assassinato proprio quando stava per leggere una lettera che avrebbe fatto luce su un misterioso suicidio. Non tutti però hanno da dolersi della morte dell'uomo, almeno così sembra credere un buffo straniero trasferitosi da poco nel villaggio per coltivare zucche. L'uomo, che non è altri che l'inegugliabile Poirot, riesce a scoprire che la realtà è ben diversa da quella che appariva e che tutti, anche le persone insospettabili, hanno qualcosa da nascondere.


696. C'era una volta gli americani – Gertrude Stein (1926)

[Pubblicato in Italia da Einaudi nel 1979 e ormai fuori catalogo, C'era una volta gli americani traccia le storie di tre generazioni - le famiglie di Julia Dehning e Alfred Hersland, uniti in matrimonio - affrescando al contempo un ritratto dell'America.]


697. Manhattan Transfer – John Dos Passos (1925)

Quando questo romanzo apparve, nel 1925, nonostante la critica pù avvertita cogliesse i legami con Joyce e l'avanguardia europea, fu letto perlopiù nell'ottica di una visione di sinistra radicale, dietro tutta una serie di narrativa e saggistica che affrontava i problemi dell'urbanizzazione feroce e i disagi della folla anonima e alienata. Era una lettura in qualche modo lecita, autorizzata, pronta a riverberare in un'Europa, e soprattutto in una Francia e in un'Italia, culturalmente e ideologicamente schierate, ma che tuttavia ne occultava un'altra, più appropriata, vicina all'animo dello scrittore sostanzialmente lirico e visionario. Oggi è proprio questa visionarietà che emerge, dietro la cronaca drammatica, poliedrica e futuristica della metropoli e dei suoi protagonisti, che si agitano e si perdono nell'ansia di starne al passo: come la Parigi di Baudelaire, la Londra di Eliot, la Berlino di Doblin, la città di Dos Passos è un universo esiziale, realistico e fantastico, ogni biasimo in esaltata approvazione. Di fatto, nessuno mai prima ha cantato Manhattan e la sua umanità con lo slancio creativo e la ricchezza tecnico-stilistica di Dos Passos, in questo che è uno dei romanzi più importanti della narrativa americana del Novecento. E oggi che, dopo l'11 settembre, New York, con la sua mastodontica fragilità ma, insieme, con la sua potenza palingenetica sembra assurgere a simbolo di un Occidente sconvolto e aperto alle più dialettiche risoluzioni, rileggere Manhattan Tranfer significa non solo recuperare un controverso scrittore, ma anche riscoprire la magia di una città - mondo che da oltre un secolo attrae e respinge, incanta e impaura.


698. La signora Dalloway – Virginia Woolf (1925)

Un mercoledì di metà giugno del 1923, Clarissa Dalloway, moglie di un deputato conservatore alla Camera dei Lords, esce per comprare dei fiori per la festa, che la sera riunirà nella sua casa una variopinta galleria di personaggi. Tra gli altri: Peter Walsh, l'amante respinto, appena tornato dall'India, e l'amica tanto amata, più di ogni uomo, Sally Seton. Per le strade di Londra passeggia anche Septimus Warren Smith, il deuteragonista del romanzo. Nulla sembra legare i due, se non la città di Londra. Clarissa ha cinquant'anni, è ricca. Septimus ne ha appena trenta, è povero e traumatizzato dall'esperienza feroce e violenta della guerra, in cui ha perduto non solo l'amico Evans, ma ogni pace. Eppure i due, senza mai incontrarsi, semplicemente sfiorando gli stessi luoghi, comunicano. Con sapienza straordinaria Virginia Woolf, giunta con questo al suo quarto romanzo, tesse il filo sottile di corrispondenze, echi, emozioni che creano un'opera di grande intensità. Dove un uomo e una donna sconosciuti l'uno all'altra sono accomunati dallo stesso amore e terrore della vita, che li porterà, nell'accettazione (femminile) o nel rifiuto (maschile), ad affermarne comunque l'inestimabile valore.


699. Il grande Gatsby - Francis Scott Fitzgerald (1925)

Il grande Gatsby ovvero l'età del jazz: luci, party, belle auto e vestiti da cocktail, ma dietro la tenerezza della notte si cela la sua oscurità, la sua durezza, il senso di solitudine con il quale può strangolare anche la vita più promettente. Il giovane Nick Carraway, voce narrante del romanzo, si trasferisce a New York nell'estate del 1922. Affitta una casa nella prestigiosa e sognante Long Island, brulicante di nuovi ricchi disperatamente impegnati a festeggiarsi a vicenda. Un vicino di casa colpisce Nick in modo particolare: si tratta di un misterioso Jay Gatsby, che abita in una casa smisurata e vistosa, riempiendola ogni sabato sera di invitati alle sue stravaganti feste. Eppure vive in una disperata solitudine e si innamorerà insensatamente della cugina sposata di Nick, Daisy... Il mito americano si decompone pagina dopo pagina, mantenendo tutto lo sfavillio di facciata ma mostrando anche il ventre molle della sua fragilità. Proprio come andava accadendo allo stesso Fitzgerald, ex casanova ed ex alcolizzato alle prese con il mistero di un'esistenza ormai votata alla dissoluzione finale. [La nostra recensione]


700. I falsari – André Gide (1925)

Pubblicato nel 1925, I falsari è un atto d'accusa nei confronti della letteratura per la mancanza di coraggio, per lo scarso approfondimento, per l'oscura coscienza, per essere complice nella costruzione della menzogna sociale, dello psicologismo facile e assolutorio. Un'autentica aggressione al romanzo, che l'autore sviluppa all'interno di un romanzo. Ne sono protagonisti un gruppo di giovani e adulti, un intrico di personaggi e destini, partecipi del malessere e dell'ansia del tempo tra le due guerre mondiali.In appendice: Diario dei falsari di André Gide.

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