Recensione
Donna a metà è un romanzo atipico, che mescola poesia e biografia, romance e psicologia: un racconto per spiegare come, passo dopo passo, sia possibile liberarsi dei fantasmi nascosti nelle pieghe più recondite dell'animo umano e riscoprire il coraggio di vivere una vita non senza paure, ma con la forza e la maturità di saperle affrontare.Le intenzioni dell'autrice, psicologa e psicoterapeuta, sono ottime, ma come spesso accade il mezzo di espressione scelto e gli strumenti a disposizione non sono esattamente all'altezza del compito. Il risultato è sì un romanzo che in quanto atipico incuriosisce e stimola, lasciando una forte impressione, ma che è contemporaneamente a metà, esattamente come la protagonista, a metà tra i generi e gli stili, tra la finzione e la didattica.
Il difficilissimo compromesso tra lirismo e analisi psicologica (diversa dalla "vera" introspezione) non sempre riesce, generando così una rottura della finzione, un venir meno dell'immedesimazione, a vantaggio di un forte senso di artificiosità che comunque contraddistingue il romanzo, la cui narrazione è scandita in passi, che non sono altro che le tappe del percorso psicoterapeutico.
L'intreccio è minimale e la narrazione degli eventi, parecchio scarna, si riduce al racconto in terza persona della protagonista, che si muove tra gli incontri con "la dottoressa" (figura emblematica senza volto e senza nome, un mero contenitore) e piccoli eventi di vita quotidiana (il lavoro, la ripresa delle amicizie, una vacanza, l'incontro con un uomo). La sequenza degli eventi, che dovrebbe costituire il grosso della finzione narrativa, rimane però sempre sullo sfondo, mentre gran parte delle pagine sono occupate dall'analisi psicologica della protagonista. Lodevole negli intenti, chiara e precisa da un punto di vista scientifico e bilanciata, risulta tuttavia debole narrativamente. Poca azione, pochissimi dialoghi, descrizioni inesistenti: le pagine sono per lo più una raccolta di sintomi clinici e stati d'animo che si affollano e si ripetono ossessivamente.
Il rischio è soprattutto di alterare la caratterizzazione della protagonista (l'unica che abbia spessore, mentre gli altri sono solo nomi funzionali a una trama): non mi sento di parlare di vera e propria introspezione psicologica al pari di nomi piccoli e grandi della letteratura contemporanea, perché Bea, trasfigurata nel suo essere paziente, più che personaggio, talvolta appare un contenitore di sintomi, un fantasma senza carattere partorito da un dizionario medico.
La stessa dolceamara ambivalenza si riscontra sotto il profilo stilistico. Ancora una volta, lodevole l'operazione complessiva voluta dall'autrice, questo originale sperimentalismo che mescola prosa e poesia, bella la scrittura nel complesso, grazie a un lessico molto ricco e curato, ma tutto rischia di venire vanificato da una prosa fin troppo irruente e ridondante, che anziché dare movimento crea staticità, sembra di leggere la stessa pagina ancora e ancora.
C'è grande sensibilità in questo romanzo, grande voglia di toccare l'animo di leggere e anche una grande capacità di esprimersi (lo dimostrano le poesie che aprono i capitoli, ma anche quel surplus di racconti fiabeschi, nel romanzo creati da Bea, che vengono aggiunti come appendice), che cozza però con l'aspetto più propriamente tecnico e scientifico. E' difficile, mi rendo conto, bilanciare la propria capacità espressiva con l'intento didattico, educativo, ma il risultato, in questo caso, è un prodotto mozzo, lacerato dalle sue diverse spinte e identità, che rivela tutta la sua artificiosità, tutti i suoi trucchi del mestiere. Un romanzo come questo dovrebbe essere tutto cuore, invece è tutta testa.
Giudizio:
+3stelle+Dettagli del libro
- Titolo: Donna a metà
- Autore: Lucia Cavallo
- Editore: Ciesse
- Data di Pubblicazione: 2013
- Collana: Green
- ISBN-13: 9788866601074
- Pagine: 128
- Formato - Prezzo: Brossura - 12,00 Euro
Con grande sensibilità l’autrice si propone il difficile obiettivo di descrivere in questo libro il profondo dolore di Beatrice. Come dar voce alle pause, ai silenzi, alla gola soffocata e alle incertezze di chi è bloccato da un lacerante dolore? La scelta è stata di mettere inizialmente in secondo piano dialoghi e intreccio narrativo, lasciando in evidenza solo la protagonista e la sua silenziosa lotta con il passato. Beatrice è immobile e la struttura narrativa della prima parte del libro ne rispetta il dolore.
Ci sono storie che sembra non vogliono essere raccontate, ma poi, passo dopo passo, il fiato ritrovato da ossigeno alla storia.
La scrittura sobria ed elegante, raffinata e intima, risulta scorrevole e chiara, fino ad ottenere l’effetto di cullare il lettore in uno stato di torpore molto simile a quello della protagonista, per poi farsi più brillante e coincisa in un secondo momento coincidente con il cambiamento e la svolta della protagonista.
Lo stile, pur puntando molto sulla sfera sensoriale, appare privo di patetismi e ben lontano dagli inganni della retorica.
Sinceramente lo trovo un libro scritto con il “cuore”, mi sono sentita vicina allo stato d’animo della protagonista e sono riuscita facilmente ad immedesimarmi in lei, è un traguardo eccezionale.
Sono certo che terranno tutti in considerazioni questo contributo - anche se il solito giochino della recensione copiaincollata per ribattere a un'altra recensione tramite un profilo blogger creato sul momento tende spesso a eliminare qualunque traccia di credibilità.
Sono rammaricata per questa risposta. Ho semplicemente letto questo libro e ne seguo le vicende perchè conosco la scrittrice. Non credo sia una cosa anomala. Perchè il mio giudizio è poco credibile? E' il MIO. Non era una recensione. Solo la sensazione rimasta dopo la lettura. l'ho espressa in questa sede, e per poterlo fare ho solo seguito la procedura di registrazione necessaria. Cosa fare di più?
Io tengo in considerazione ogni contributo, positivo o negativo. Ringrazio chi ha dedicato tempo e attenzione al mio libro. Dorina è stata la mia prima vera "critica", grazie a lei cerco di migliorarmi sempre e spero di continuare farlo!