Recensione
Ambientato tra le valli dell’Appennino Tosco-Emiliano, in mezzo al nulla di piccoli paesi e boschi, i protagonisti cercano tutti di sfuggire alla vita mediocre in cui si trovano intrappolati, ma con risultati piuttosto scarsi.Sergio, Aldo e Nicola, piccoli malviventi, tentano il colpo grosso rapinando una banca, ma il denaro si rivela meno del previsto: ciascuno di loro aveva immaginato di cambiare per sempre stile di vita e invece si ritrovano a nascondersi in un casolare e a correre nuovi rischi per far fruttare il magro bottino. La vicenda narrata da De Filippo prende inizio proprio dalla rapina, occasione per fare la conoscenza con i tre rapinatori, per poi ampliarsi sino a inglobare i loro familiari, conoscenti, amici e nemici, una folla di personaggi che vivono, o meglio si sentono, ai margini della vita “vera”, quella che ciascuno di essi sogna e desidera, il cui denominatore comune è di non coincidere con il presente, ma piuttosto con un futuro vago carico di felicità e gratificazioni. Questa moltitudine è la protagonista del romanzo e De Filippo ci racconta come la ricerca spasmodica della felicità futura porta a trascurare le piccole gioie che la vita presente già offre sino a quando il distacco dalla realtà è tale da diventare un rischio con conseguenze totalmente impreviste.
L’idea di fondo è incarnata da personaggi troppo stereotipati per essere credibili: il ragazzo bruttino e imbranato, ma sensibile, innamorato della più bella della scuola, che spera di conquistare quando sarà uno scrittore di successo; l’adolescente ricco e viziato che cerca le emozioni forti; il guru quarantenne che, dopo aver provato tutto nella vita (giocatore professionista di poker, guida di safari, gestore di un negozio di animali, truffatore) decide di vivere senza legami e senza padroni; l'affascinante immigrata russa vittima di maltrattamenti in grado di suscitare folli passioni in tutti gli uomini che la guardano; la ragazza bella che cerca di dimostrare soprattutto a se stessa di avere una sua personalità; il tipo violento, amante delle arti marziali e delle belle auto.
Il tono del racconto si mantiene lieve e scanzonato per tutto il romanzo, anzi, le vicissitudini dei diversi protagonisti scivolano via senza suscitare particolari emozioni. All’improvviso tutto cambia: la tonalità emotiva, lo stile del racconto con eventi che si susseguono incalzanti e situazioni che precipitano. Si è giunti finalmente a scatenare nel lettore emozioni e curiosità per la piega imprevista che prendono gli eventi. Ma è solo un bluff, perché è tutto concentrato nelle ultime dieci pagine: probabilmente un migliore bilanciamento della tensione emotiva mi avrebbe convinta a dare tre stellette piene. La lettura di questo romanzo scorre veloce sino all’ultima pagina, non senza qualche perplessità, ma regalando comunque ore gradevoli, almeno sino alle ultime dieci pagine; a quel punto la sensazione netta è quella di una melodia gradevole, magari con qualche ripetizione, che termina bruscamente con una serie di note stonate, come se l’esecutore, dopo averla tirata per le lunghe, si sia stufato e abbia deciso di cambiare registro ma senza riuscire a sviluppare il nuovo tema.
Giudizio:
+2stelle+ (e mezzo)Dettagli del libro
- Titolo: Un gioco da ragazzi
- Autore: Emilio De Filippo
- Editore: Meligrana Giuseppe Editore
- Data di Pubblicazione: 2013
- Collana: Narrativa inclusa
- ISBN-13: 9788868150037
- Pagine: 269
- Formato - Prezzo: Brossura - € 13,00
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