Recensione
I media hanno parlato diffusamente della tragedia della tredicenne Yara Gambirasio, prima data per rapita e, successivamente, trovata morta nella campagna di Brembate in provincia di Bergamo. Unico indizio del presunto assassino erano tracce del suo DNA ma, nonostante diciottomila test per raffrontarlo con altrettante persone, la polizia non è riuscita a trovare una corrispondenza e gli appelli dei genitori della bambina, affinché chi sa parli, non sono valsi a nulla.Il caso di Yara è molto simile a quello trattato in questo romanzo di Persson, in cui si indaga sull'omicidio, avvenuto venticinque anni prima, di Yasmine, una bambina di nove anni stuprata e rinvenuta morta, avvolta nella federa di un cuscino. L'omicidio è caduto in prescrizione, ma l'ex capo della polizia svedese in pensione, Johansson, viene investito del caso dal suo medico curante a cui il padre, pastore della chiesa luterana, una donna in confessione aveva rivelato di sapere chi fosse l'assassino.
Venticinque anni prima non esisteva ancora la possibilità di fare il test sul DNA, ma per Johansson questa prova può considerarsi superflua, dato che trova altri elementi probanti. A differenza del delitto di Brembate, nel giallo di Persson gli indizi, ancorché labili, esistono e sono: l'elegante federa di un cuscino, un'auto rossa vista nelle vicinanze della strada percorsa dalla vittima e, soprattutto, il fatto che una sconosciuta avesse rivelato di sapere chi fosse l'assassino. Johansson si pone il quesito di chi poteva avere interesse a nascondere l'identità dell'assassino ed è lo stesso interrogativo che si pongono gli inquirenti del caso di Yara Gambirasio, essendo convinti che qualcuno, oltre all'assassino, debba conoscere la verità.
Per la legge svedese questo tipo di delitto cade in prescrizione dopo venticinque anni e venticinque anni sono appunto trascorsi. Ma Johansson, di cui si dice "che riesce a vedere dietro gli angoli", è capace di risolvere il caso in poche settimane. Non potendo il colpevole essere punito per il reato commesso, egli si interroga se non sia giusto che possa venire condannato per un altro reato di pari gravità, non caduto in prescrizione, di cui peraltro è innocente. Per l'ex capo della polizia la risposta è affermativa, secondo l'esergo tratto dalla Bibbia che recita "occhio per occhio". I gialli svedesi, pur non brillando sempre per originalità, si allargano spesso a trattare problematiche che inducono il lettore a riflettere.
Il romanzo ha conquistato diversi riconoscimenti in Svezia, quali il primo Premio dell'Accademia svedese del poliziesco, il primo Premio Miglior Giallo dell'anno e il Glass Key come miglior giallo scandinavo dell'anno.
E' effettivamente un poliziesco tanto meritevole? Dal punto di vista strettamente investigativo si può rispondere affermativamente. Si ricorda al proposito che Leif Persson, oltre ad essere un noto professore di criminologia, è stato consulente del Ministero di Giustizia e dei Servizi Segreti Inglesi, e che in questo romanzo conduce il lettore passo dopo passo alla scoperta della verità, senza mai risultare pedante. Tuttavia, dal punto di vista strettamente narrativo, le vicende personali del protagonista risultano troppo invasive rispetto alle indagini. Irritanti in quanto superflui, inoltre, i pensieri del protagonista inseriti dopo i dialoghi.
Due principalmente i motivi per cui venticinque anni prima le indagini erano fallite: nello stesso periodo le forze di polizia si erano concentrate sull'omicidio del primo ministro Palme e le indagini sul caso Yasmine erano state affidate ad un poliziotto incapace che però, per l'appoggio del sindacato, era sempre riuscito a mantenere il proprio posto di lavoro, a dimostrazione che quello della carenza di merito non è un problema solo italiano.
Si dice che i protagonisti dei gialli svedesi tendano invariabilmente alla depressione. Ciò è indubbiamente vero, come confermano i più famosi commissari di polizia Martin Beck (Sjowall-Wahloo) e Wallander (Mankell) che mostrano una personalità tormentata e problemi di coppia. Diverso il caso del protagonista di questo romanzo di Persson; i problemi dell'ex capo della polizia Johansson sono più che altro di carattere fisico, avendo appena subito un ictus che limita la sua autonomia
Discutibile l'epilogo del romanzo, che tende più alla truculenza d'effetto dei libri di Larsson che alla consueta pacata razionalità di Persson. Probabilmente l'autore ha cercato di dare al romanzo uno spunto di maggiore originalità che però, a mio avviso, mal si adatta al contesto.
Giudizio:
+3stelle+ (e mezzo)Dettagli del libro
- Titolo: L'ultima indagine
- Titolo originale: Den doende detektiven
- Autore: Leif GW Persson
- Traduttore: Giorgio Puleo
- Editore: Marsilio
- Data di Pubblicazione: 2013
- Collana: Farfalle
- ISBN-13: 9788831715249
- Pagine: 507
- Formato - Prezzo: Brossura - Euro 19,50
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