Dodici racconti, dodici storie che oscillano tra il thriller e il noir. Dodici tagli nella pelle della quotidianità, serpeggianti in quel limbo oscuro sospeso tra tensione e mistero, in quel nero barlume di vita che è una porta aperta sulla follia.
Recensione
Nonostante la casa editrice citi già nel nome un classico della produzione horror di uno pilastri del genere, L'Orrore di Dunwich di H.P. Lovecraft, la cui cifra espressiva è la presenza di mostri indescrivibilmente crudeli e malignità inenarrabili, quello che caratterizza questi racconti è un senso di angoscia sottile più che di paura e orrore vero, molto concreto, che proviene dal sentire quotidiano.Il male non arriva da dimensioni parallele o dallo spazio profondo: si annida nel fondo dell'animo umano che ci è più vicino, può assumere le sembianze di una donna bella e crudele, di quella che amiamo, di un vicino di casa, di un gruppo di benpensanti, di uno sdoppiamento di personalità, e si manifesta anche dove ce lo si aspetterebbe di meno, come sotto il sole mediterraneo che investe l'isola dorata di Procida, sfondo privilegiato di queste storie di ordinaria follia.
Di Dio scrive con uno stile equilibrato e capace di imitare i registri più disparati, dallo 'scemo del villaggio' al poliziotto, dallo psicolabile al maniaco ossessionato da visioni e stati allucinatori, e mette in scena una ampia gamma di sfumature, facendo scivolare un senso di inquietudine sottile, come attraverso delle piccole crepe, negli ambienti più intimi, soprattutto nella cerchia famigliare, quella che dovrebbe essere la riserva più sicura degli affetti, la protezione dagli assalti della realtà estranea e che invece si mostra diversa da come sembra e a tratti anche ostile.
Molto forte è la componente fumettistica che ispira diversi dei racconti, del resto tra i ringraziamenti è segnalato anche Dylan Dog, e il senso dell'orrore che l'autore trasmette al lettore ha spesso a che fare con il contesto sociale in cui tensioni e pulsioni degli individui esplodono nelle forme più crude della violenza. Spesso non c'è dietro una volontà intesa al male ma solo un senso di disagio e di solitudine che arriva dritto al lettore, come accade in Cose liquide, in cui la caratterizzazione del protagonista è affidata a una sorta di soliloquio in prima persona di notevole efficacia, soprattutto per l'uso credibile del dialetto, che rafforza il realismo espressivo della vicenda.
Lo stesso malessere si sente nei racconti che mettono in scena storie di camorra e criminalità: la presenza di queste realtà sembra in qualche modo profanare la bellezza del paesaggio di Procida eppure allo stesso tempo ne costituisce parte integrante, come sembra pensare il poliziotto protagonista di Ricordati questo giorno, quando in preda a un dilemma morale, guarda al mare dalla stanza del figlio e non sa decidere dove sia il male.
A fatti di violenza domestica, efficaci nella loro banalità che li rende quasi paragonabili a brevi notizie di cronaca da telegiornale locale, si affiancano episodi di violenza splatter improvvisa e incontrollabile, quasi più vicina al genere pulp, come ne Il coltellaio, anche se la brevità della narrazione non consente di sviluppare appieno la tensione, creando un senso di suspence adeguato; o come in Lasciatemi dormire, dove il meccanismo narrativo sembra un po' debole nella spiegazione della follia omicida, per quanto le descrizioni siano suggestive e realistiche.
A volte invece l'ispirazione a un medium diverso dalla narrativa come il fumetto o, per certi aspetti, anche la graphic novel - penso all'ultimo racconto della serie, Il Supereroe, che ricorda in alcuni tratti un capolavoro di genere come Sin City - crea un limite alla storia, perché sembra di trovarsi di fronte a un testo che sarebbe più adatto a prendere forma in vignette che non attraverso la prosa, nella quale la velocità espressiva rischia di rimanere in superficie, senza approfondire i personaggi e le loro evoluzioni, a vantaggio di una fruizione visuale della trama.
Queste incertezze non tolgono comunque granché al valore complessivo dell'autore, il cui controllo della lingua e la cui capacità di modellare trame e contenuti, anche nella brevità imposta dal racconto e nei limiti del genere dell'orrore, non sminuiscono l'apprezzamento della lettura.
Giudizio:
+3stelle+ (e mezzo)Dettagli del libro
- Titolo: E' tempo sprecato uccidere i morti
- Autore: Diego Di Dio
- Editore: Dunwich Edizioni
- Data di Pubblicazione: 2013
- ISBN-13: 9788898361069
- Pagine: 175
- Formato - Prezzo: Ebook - Euro 1.99
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