Herta Müller ha vinto il premio Nobel nel 2009 con questa motivazione: "Con la concentrazione della poesia e la franchezza della prosa ha rappresentato il mondo degli spodestati”. La sua bibliografia è spesso incentrata sugli effetti che hanno la violenza, la crudeltà e l'orrore sull'animo umano e molte delle sue opere sono ambientate durante la dittatura di Nicolae Ceaușescu, che lei stessa ha vissuto. La musica folk Romena e l'attivismo politico hanno influenzato la sua opera sopra ogni altra cosa.
Herta Müller è nata a Niţchidorf, Romania, il 17 agosto 1953 in una comunità sassone. Dopo l'università, trova lavoro come traduttrice per un'azienda dalla quale viene licenziata dopo tre anni per mancata collaborazione con i servizi segreti, la Securitate. Nel 1982 pubblica il suo primo libro, la raccolta di racconti Bassure (Niederungen), che viene sottoposto a censura. Nel 1987 va a vivere in Germania con il marito, dove attualmente risiede, e nel 1995 viene accolta nell'Accademia Tedesca di Letteratura e Poesia. Per protesta nel 1997 abbandona il PEN Club, organizzazione internazionale di letterati fondata da John Galsworthy, per la decisione presa dal comitato di riunire le associazioni di Germania Ovest ed Est.
Nel 2008 ha inviato una lettera di critica al presidente dell'Istituto di Cultura Romena, che aveva espresso il suo sostegno a una scuola romeno-tedesca nella quale lavoravano due ex-informatori della Securitate. Molti dei suoi libri sono stati pubblicati in Italia dopo la vittoria del Nobel del 2009 da Marsilio, Feltrinelli, Keller e Sellerio. Da ricordare, oltre all'opera qui recensita, tra quelli tradotti in italiano: Il paese delle prugne verdi (Herztier, Amburgo 1994), pubblicata in Italia da Keller; Cristina e il suo doppio (Cristina und ihre Attrappe oder Was (nicht) in den Akten der Securitate steht, Gottinga 2009), pubblicato da Sellerio; Oggi avrei preferito non incontrarmi (Heute wär ich mir lieber nicht begegnet, Reinbek bei Hamburg 1997), Feltrinelli; Il re s'inchina e uccide (Der König verneigt sich und tötet, Monaco 2003), saggio pubblicato da Keller.
Gennaio 1945, la guerra non è ancora finita: per ordine sovietico inizia la deportazione della minoranza rumeno-tedesca nei campi di lavoro forzato dell’Ucraina. Qui inizia anche la storia del diciassettenne Leopold Auberg, partito per il Lager con l’ingenua incoscienza del ragazzo ansioso di sfuggire all’angustia della vita di provincia. Cinque anni durerà poi l’esperienza terribile della fame e del freddo, della fatica estrema e della morte quotidiana.
Per scrivere questo libro Herta Müller ha raccolto le testimonianze e i ricordi dei sopravvissuti e in primo luogo quelli del poeta rumeno-tedesco Oskar Pastior. Avrebbe dovuto essere un’opera scritta a quattro mani, che Herta Müller decise di proseguire da sola dopo la morte di Pastior nel 2006. È infatti attraverso gli occhi di quest’ultimo, quelli del ragazzo Leo nel libro, che la realtà del Lager si mostra al lettore. Gli occhi e la memoria parlano con lingua poetica e dura, metaforica e scarna, reale e nello stesso tempo surreale – come la condizione stessa della mente quando il corpo è piagato dal freddo e dalla fame. Fondato sulla realtà del Lager, intessuto dei suoi oggetti e della passione, quasi dell’ossessione per il dettaglio quale essenza della memoria e della percezione, questo romanzo è un potente testo narrativo.
Recensione
La storia de L’altalena del respiro - pubblicato nel 2009 e uscito in Italia nel 2010 per Feltrinelli – è incentrata sull’esperienza del diciassettenne Leopold Auberg in un campo di lavoro forzato sovietico e ben rappresenta il motivo per cui l’autrice ha ricevuto il Nobel. Scritto come una serie di riflessioni sulla vita di un individuo che è stato strappato alla famiglia senza colpe alcune se non quella di essere tedesco – quindi nemico nonostante la guerra si stia concludendo con l’inesorabile sconfitta della Germania -, il libro mostra al lettore l’abisso in cui si può perdere l’animo umano quando l’ideologia prevarica il buon senso.
Leopold, partito quasi come se stesse andando in gita – come ci si aspetterebbe dal figlio di una famiglia agiata –, finirà per patire le sofferenze dalla fame e del lavoro forzato, sopravvivendo ma rimanendone segnato per sempre. I rapporti con il mondo esterno sono irrimediabilmente incrinati e l’unico amico che continuerà a stare vicino a Leopold per tutta la vita è quello che l’ha cambiato radicalmente: l’angelo della fame. Quest’ultimo è la più importante delle tante metafore che accompagnano il lettore nella poetica della Müller.
I pensieri del protagonista – che racconta la sua terribile esperienza in prima persona – sono ricordi che vengono descritti senza linearità temporale, costruiti in potenti figure retoriche per dare un’idea della differenza tra la forza dello spirito e la desolante realtà in cui è immerso il corpo. Le parole della Müller lasciano infatti il segno e la descrizione della vita nel lager è un pugno nello stomaco del lettore, nonostante venga fatto capire che Leopold rimarrà in vita per portare l’esperienza del lager come fardello, pena ancora maggiore della morte.
Il problema di questo libro, che personalmente ho faticato non poco a finire nonostante la sua brevità, sta, paradossalmente, proprio nella poetica dell’autrice: a volte risulta astrusa, senza un filo logico, altre dà l’idea di essere solo una serie di belle frasi messe insieme. L’astrazione dalla realtà a cui si costringe il protagonista per non perdersi definitivamente disorienta il lettore e rende la storia una serie di episodi eterogenei. Molti espressioni sono ripetute ossessivamente – per esempio l’angelo della fame che non abbandona mai il protagonista, oppure la “lepre del viso” per dire che qualcuno sta per morire di fame e che quindi è sprecato scambiarci il “pane delle guance” – e la fame che pesa sul protagonista e sul lettore diventa un concetto meno potente pagina dopo pagina.
In conclusione, L’altalena del respiro non è una lettura facile. Ci può stare, visto anche l’argomento trattato, ma il continuo uso delle figure retoriche – comunque d’impatto - e la ripetizione degli stessi concetti rendono più pesante una lettura che ha nella quotidiana resistenza dello spirito alle brutture della materia un argomento di sconvolgente forza emotiva.
Giudizio:
+3stelle+Dettagli del libro
- Titolo: L'altalena del respiro
- Titolo originale: Atemschaukel
- Autore: Herta Müller
- Traduttore: Carbonaro Margherita
- Editore: Feltrinelli
- Data di Pubblicazione: 2009
- Collana: I Narratori
- ISBN-13: 9788807018114
- Pagine: 251
- Formato - Prezzo: Brossura/Ebook - 15,30 Euro/6,99 Euro
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