Recensione
Evidentemente ci hanno preso gusto, dopo il successo di Bompiani allo Strega nel 2011 con Storia della mia gente di Edoardo Nesi, sicché quest'anno Rizzoli, che di Bompiani è parente strettissima, ha vinto lo stesso riconoscimento con un libro per alcuni aspetti molto simile. In Resistere non serve a niente Walter Siti affronta infatti la crisi finanziaria globale e i suoi legami con la criminalità organizzata a cavallo tra scritto autobiografico e inchiesta giornalistica.Il primo filone si riferisce al fatto che il narratore è in realtà una sorta di confessore del vero protagonista, Tommaso, il trader ex-obeso ma ancora affamato di rivincita, sociale, economica e soprattutto psicologica. Quest'ultimo decide di commissionare al narratore, che di fatto sembra coincidere con l'autore, una specie di biografia, che si traduce in lunghi colloqui, incontri e conversazioni, una sorta di terapia analitica che il committente riveste con la patina glamour dello sfizio da parvenu.
La scelta del 'confessore' sembra legata in particolare a un punto in comune: come Tommaso, anche il narratore viene da una dimensione marginale della società. Mentre il primo è figlio di un piccolo criminale e ha una storia di necessità e privazioni, il secondo mostra nell'omosessualità dichiarata una sorta di condizione minoritaria o laterale, che darebbe al suo punto di vista una naturalezza disinteressata, un distacco senza ombre di superiorità morali di sorta. La marginalità della voce narrante però non è banalmente ascrivibile a un mero fattore di gusti sessuali, perché si presenta anche come quella di un anziano scrittore, cui gli allori non hanno garantito neppure un tetto per la vecchiaia e che si trova a dover ringraziare - per quanto liberamente e con libertà di giudizio - un borgataro arricchito, privo di una cultura raffinata, come Tommaso per averlo aiutato.
Sembra quasi una specie di rivisitazione del rapporto tra intellettuale-cortigiano e mecenate-signore tipico del Rinascimento in chiave postmoderna: la condizione subalterna passa in secondo piano rispetto alla reciproca onestà intellettuale che vivifica il rapporto tra i due poli narrativi, voce fuori campo e protagonista, ma comunque rimane molto forte, al di là della posizione dello scrittore che si sente fuori dai giochi della finanza e, per questioni di età, anche dal turbinio della vita vissuta. Come se il narratore volesse professare l'impossibilità della sua categoria sociale di avere una pur minima influenza sulla realtà, a parte la funzione della memoria, e relegasse se stesso al ruolo, di nuovo laterale, di testimone reso impassibile dalle vicissitudini della propria storia. Per lui, ormai, resistere non serve a nulla e resta solo la possibilità di ascoltare e registrare un'altra storia, facendola sua.
La vita di Tommaso ruota intorno al suo rapporto con il cibo e con le figure femminili. Nell'orizzonte di povertà e segregazione delle borgate romane, segnato dal rapporto con un padre sempre in carcere e una madre ingombrante, l'unica via di fuga sembra il cibo-spazzatura, metafora forse banale ma concreta di una fame che, grazie all'interessamento di amicizie di famiglia e a un'operazione chirurgica di bendaggio gastrico, si trasformerà in bulimia di derivati e swap option.
Strappato al soffocante abbraccio materno e delle merendine, Tommaso segue la via del riscatto con una parabola fulminante, tra conoscenze politiche e successi finanziari, trova nell'amore comprato di una modella l'appagamento dei suoi desideri di ascesa sociale e raggiunge la sazietà, solo però per scoprire alla fine che tutto ciò, anche per lui, non serve a niente. Perché dietro la sua professione si nasconde un complicato intreccio di affari, politica e criminalità - anche questo banale ma molto concreto - che lo porta a un compromesso, rendendolo non troppo distante dalla figura del padre, quella del capro espiatorio; perché dietro la superficie glamour il rapporto con la compagna Gabriella si mostra leggero e vacuo secondo le premesse, privo di contenuti; perché infine anche il correttivo di un rapporto clandestino con una scrittrice brutta, anzi grassa, ma passionale e sincera, si rivela non percorribile o comunque non soddisfacente.
Seppure arzigogolato e troppo complesso quando tratta di finanza et similia, quasi con il timore di sconfinare troppo nell'inchiesta e nell'attualità, Resistere non serve a niente è una rappresentazione piuttosto fedele di un mondo che influenza la vita della collettività in ogni aspetto del quotidiano, dai consumi alle coscienze. Ma resta qualche dubbio che una vicenda caratterizzata volutamente per rimanere sulla superficie, con una sorta di leggerezza fatalista, possa risultare anche impegnativa, oltre il livello di una buona lettura intendo, su temi così universali. Come se ci fosse un fastidioso retrogusto di instant-book...
Giudizio:
+3stelle+Dettagli del libro
- Titolo: Resistere non serve a niente
- Autore: Walter Siti
- Editore: Rizzoli Etas
- Data di Pubblicazione: 2012
- Collana: Scala Italiani
- ISBN-13: 9788858627662
- Pagine: 316
- Formato - Prezzo: Rilegato - Euro 17,00
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