28 ottobre 2013

Speciale Premio Hugo: L'anno del contagio - Connie Willis

L’anno del contagio, in lingua originale Doomsday Book, nel 1993 è riuscito ad aggiudicarsi non solo il Premio Hugo (ex aequo con Universo incostante  di Vernor Vinge), ma anche il Nebula e il premio Locus. Si tratta di un romanzo sul viaggio nel tempo ma, a differenza di molte altre opere che si occupano dello stesso argomento, il tema principale non ha nulla a che fare con i paradossi che si possono verificare quando si torna indietro nel tempo e si rischia di modificare la storia passata.
L’anno del contagio fa parte di una serie di romanzi e racconti che ruotano attorno alla futura Facoltà di storia dell’Università di Oxford. Tutti tranne uno hanno vinto il doppio riconoscimento Hugo/Nebula.


Connie Willis (nome di penna di Constance Elaine Trimmer Willis) si è laureata in letteratura alla Northern Colorado University nel 1967, anno in cui ha sposato il fisico Courtney Willis. Il suo primo racconto pubblicato risale al 1970 e da allora ha pubblicato moltissimo tra racconti, novelle e romanzi. È una degli autori di fantascienza più blasonati del mondo: l’unica ad aver vinto ben 7 premi Nebula, oltre a una decina di Premi Hugo. In Italia molti dei suoi libri non sono stati tradotti, soprattutto i più recenti.


Per la giovane Kivrin, che si prepare a studiare dal vivo una delle epoche più oscure della storia, regno della paura, della superstizione e di tremendi flagelli, viaggiare nel tempo è un'esperienza unica e affascinante, ma in fondo non troppo difficile: l'importante è prepararsi con cura e osservare scrupolosamente tutte le regole perché il suo improvviso arrivo nel XIV secolo risulti plausibile e, soprattutto, passi inosservato. Il resto è compito di una straordinaria tecnologia che rende possibile un simile trasferimento temporale. Tuttavia il suo viaggio nel Medioevo, dove l'esistenza quotidiana è un'avventura per la sopravvivenza e dove si sta scrivendo un nuovo libro dell'Apocalisse, sarà molto più che la realizzazione di un sogno.

Recensione

Come già detto, Connie Williams è una pluripremiata autrice di fantascienza. Eppure, per poter leggere L’anno del contagio è necessario munirsi di una certa dose di pazienza e cercarne una copia in biblioteca o tra i libri usati: il libro, infatti, stampato dalla Editrice Nord negli anni Novanta, è attualmente fuori catalogo. Un vero peccato, perché si tratta davvero di un bel romanzo.

Negli anni Quaranta del XXI secolo il viaggio nel tempo è ampiamente utilizzato a fini accademici dopo essere stato abbandonato dalle aziende che lo avevano inventato, dopo la scoperta che la struttura del tempo è talmente resistente da rendere impossibile qualsiasi interferenza con gli eventi storici.

Gli storici, dunque, un po' come avverrà in Timeline di Michael Chrichton (scritto però successivamente, nel 1999) se ne servono per effettuare spedizioni nel periodo di loro interesse, per affiancare l’osservazione sul campo agli studi più tradizionali, come quelli archeologici.
Non tutti i viaggi sono però autorizzati nella prestigiosa facoltà di storia dell'Università di Oxford: alcune epoche sono considerate troppo pericolose perché vi possa mettere piede senza rischi, anche dopo aver seguito una meticolosa preparazione.
Anche il Medioevo è interamente soggetto a questo veto almeno finché, approfittando dell’assenza del preside di facoltà, il dipartimento di studi medievali riesce ad autorizzare i viaggi nel XIV secolo, considerato meno pericoloso degli altri, e invia sul campo una giovane ed entusiasta studentessa, Kivrin, a osservare la vita quotidiana in un piccolo insediamento, di cui la facoltà si sta occupando come sito archeologico, vent'anni prima che la peste faccia il suo ingresso in Inghilterra.
Dopo la partenza della ragazza, a Oxford si diffonde rapidamente una forma d’influenza che i vaccini e gli antivirali più moderni non riescono a fermare…

L’anno del contagio parla del viaggio nel tempo in modo molto originale: il tema centrale non sono i paradossi nel viaggio del tempo, ma la ciclicità delle vicende umane. Per vedere come l’umanità si comporterebbe durante l’Apocalisse, infatti, non serve immaginare scenari fantascientifici, basta osservare come si è sempre comportata quando pensava di trovarsi alle porte della fine del mondo, ad esempio, durante lo scoppio della Morte Nera in Europa.

La narrazione è puntigliosa e ricca di dettagli che, sono convinta, farebbero felice qualunque storico: per fare un esempio Kivrin, pur conoscendo la lingua, ha grandi difficoltà a farsi comprendere appena arrivata nel passato perché gli studi teorici non hanno interpretato correttamente la pronuncia dei vocaboli. Questo dettaglio è però anche la causa scatenante dell’unico vero difetto del romanzo: un’eccessiva lentezza nella prima parte, che non riesce a essere smorzata nemmeno dai continui salti temporali tra il passato e il presente a Oxford. Mentre i primi due terzi del libro servono, sostanzialmente, a farci affezionare a dei personaggi ben tratteggiati, ma un po’ stereotipati, tutta l’azione è concentrata nella parte finale e culmina con un finale un po’ brusco, che lascia il lettore a domandarsi quali siano state le conseguenze del viaggio di Kivrin.

L’anno del contagio rimane comunque un ottimo libro, che mi ha convinta ad approfondire la conoscenza con la sua autrice, mettendo nella lista delle mie future letture anche To say nothing of the dog.

Giudizio:

+4stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: L'anno del contagio
  • Titolo originale: Doomsday Book
  • Autore: Connie Willis
  • Traduttore: Annarita Guarnieri
  • Editore: Editrice Nord
  • Data di Pubblicazione: 1994
  • Collana: Cosmo Oro
  • ISBN: 98842907723
  • Pagine: 574
  • Formato - Prezzo: Rilegato - Fuori catalogo

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