Quante volte ci siamo imbattuti in una di queste liste? La stessa BBC ne aveva stilata una da cento libri (piuttosto faziosa, se volete la mia opinione). Scopo di queste liste, è noto, non è permettere al lettore di scoprire nuovi libri e nuovi autori, bensì distruggere ogni sua pretesa di letterato facendolo sentire oltremodo ignorante per il gran numero di volumi che, a fine lista, scopre di non aver non solo mai letto, ma nemmeno sentito nominare. Noi vi proponiamo questa, pubblicata in volume, che già da diversi anni circola più minacciosamente della videocassetta di The Ring (o di Pootie Tang - questa è pessima, se la capite vergognatevi) distruggendo l'autostima di ogni lettore che credeva di aver letto tutti o la maggior parte dei cosiddetti libri da leggere prima di morire. La lista in questione ha i suoi difetti. Intanto è stata stilata approssimativamente nel 2005, per cui la sezione 2000 risulta incompleta; inoltre mette in lista solo narrativa, ed è eccessivamente sbilanciata su romanzi pubblicati nel corso del 1900, glissando decisamente su quelli pre-Ottocento. Continuiamo con un'altra carrellata di venti romanzi: nel corso degli articoli vedremo quali sono stati pubblicati in Italia e quali risultano ancora inediti.
401. Pilgrimage – Dorothy Richardson (tredici volumi: 1916-1967)
The thirteen magnificent novels that comprise Pilgrimage are the first expression in English of what it is to be called 'stream of conciousness' technique, predating the work of both Joyce and Woolf, echoing that of Proust with whom Dorothy Richardson stands as one of the great innovatory figures of our time. These four volumes record in detail the life of Miriram Henderson. Through her experience - personal, spiritual, intellectual - Dorothy Richardson explores intensely what it means to be a woman, presenting feminine conciousness with a new voice, a new identity.
402. Lo scherzo – Milan Kundera (1967)
Lo studente Ludvík scrive, per scherzo, una cartolina con tre righe beffarde sull’ottimismo socialista e la spedisce a una sua compagna, una bella ragazza che prende tutto sul serio. Ma questo prendere tutto sul serio è anche «il genio stesso dell’epoca». Cento mani si alzano per condannare quella cartolina. Siamo a Praga, subito dopo il 1948. Ludvík perde ogni diritto, la sua vita è sfigurata per sempre da quel piccolo scherzo. Da qui il titolo di questo romanzo, la cui origine Kundera ha così raccontato: «Un giorno, nel 1961, sono andato a vedere degli amici nella regione mineraria dove un tempo ho vissuto. Mi hanno raccontato la storia di una giovane operaia arrestata e imprigionata perché rubava, per il suo amante, fiori nei cimiteri. La sua immagine non mi abbandonava, e davanti ai miei occhi si disegnava il destino di una giovane donna per la quale l’amore e la carne erano mondi separati, e la sessualità era all’opposto dell’amore. Un’altra immagine contrappuntava quella della ladra di fiori: un lungo atto amoroso che non era in realtà altro che un superbo atto di odio. Così è nata l’idea del mio primo romanzo, che ho finito nel dicembre 1965 e intitolato Lo scherzo». Dietro questo libro vi sono dunque due storie che si tendono fra punti estremi dell’amore: da una parte la dolcezza enigmatica di Lucie, «fata scacciata da una favola»; dall’altra la durezza di Ludvík, che cerca la vendetta sul corpo di una donna. Questi estremi si guardano e appartengono l’uno all’altro, ma non possono comunicare. Sono il melanconico canto a due voci dell’incomprensione fra la carne e l’anima. Ma altre voci si aggiungono, in un tessuto polifonico dove Kundera si rivela, sin dalle prime battute, maestro: ciascuna portatrice di una verità che sarebbe essenziale all’altra, ma all’altra sfuggirà per sempre, anelli di una catena, di abbagli e malintesi. Questi ultimi sono l’elemento più solido che, negli anni, continua a legare i personaggi del romanzo: forti come e più delle passioni, sono gli agenti dell’errore universale di cui si compone la storia e fomentano l’opera dell’oblio e della devastazione a cui presiede, sovrano, «l’angelo della rapina». Ogni personaggio, ogni sentimento viene progressivamente spogliato da quella devastazione. Ogni cosa rimane come un nudo attaccapanni. Nulla sopravvive, salvo una cerimonia. In questo senso Lo scherzo somiglia alla Cavalcata dei re: antica cerimonia che accompagna e chiude il romanzo, recita piena di immagini divenute indecifrabili, favola che raggiunge la sua ultima bellezza nella miseria e nell’abbandono a cui l’epoca l’ha costretta. E, come soltanto in quella cerimonia risuonava un lontano passato, ridotto a «sopravvivenza simbolica di qualcosa che non c’era più», così soltanto nelle pagine dello Scherzo si ripercuotono e si salvano gli opposti, inestricabili significati di quegli avvenimenti che un piccolo scherzo aveva acceso e bruciato in pochi anni. Per il resto, «il ruolo della riparazione (della vendetta come del perdono) sarà assunto dall’oblio. Nessuno rimedierà alle ingiustizie commesse ma tutte le ingiustizie saranno dimenticate». Lo scherzo è il romanzo che ha rivelato Kundera. Pubblicato nel 1967 in Cecoslovacchia, apparve nel 1968 in Francia con una prefazione di Aragon ed ebbe subito grande risonanza. Nello stesso anno il libro veniva ritirato dalla circolazione in Cecoslovacchia.
403. No Laughing Matter – Angus Wilson (1967)
Over 60 years in the life of an English family are covered as the author depicts the complex reactions of a family in which love and hate, interest and boredom, admiration and contempt struggle for mastery.
404. Il terzo poliziotto – Flann O’Brien (1967)
"Avete mai visto una bara di bicicletta?". Lettore, questo è l'unico romanzo al mondo dove una domanda del genere può suonare perfino troppo ovvia. Come anche apparirà ovvio che un Sergente di polizia consideri gli umani compenetrati di bicicletta - un po' come, secondo la teoria di un altro poliziotto, tutto l'universo è riducibile a una sostanza fondamentale, detta "omnium". Ma come si può giungere a un tale stato di cose? Innanzitutto assistendo a un assassinio efferato. E poi accompagnando uno degli assassini in una stazione di polizia sperduta tra fradice torbiere. Qui la prosa ci avverte che siamo entrati in un luogo dove valgono, se valgono, nuove leggi della materia e dello spirito. Bianca, piatta, come dipinta su un cartellone, quella stazione di polizia sembra possedere una dimensione in meno del reale, "lasciando senza significato le rimanenti". Non solo: "Tutta la mattina e tutto il mondo sembravano non avere altro scopo che quello di farle da cornice". Guardandola, l'assassino presagisce in quella casa "la più grande sorpresa che avessi incontrato, e ne ebbi paura". Giusta reazione. Ma non guasteremo al lettore quella sorpresa. Mentre gli proponiamo, come viatico, alcune righe dello scienziato e metafisico de Selby, l'uomo che portò alla massima prossimità la demenza e il genio, e che qui fa da contrappunto a ogni avventura: "Giacché l'esistenza umana è un'allucinazione che contiene in sé la secondaria allucinazione del giorno e della notte (quest'ultima un'insalubre condizione dell'atmosfera dovuta ad accumulazioni di aria nera), all'uomo di senno non si addice preoccuparsi dell'illusorio approssimarsi di quella suprema allucinazione che è conosciuta col nome di morte".
405. Un uomo che dorme – Georges Perec (1967)
Terzo romanzo di Georges Perec, Un uomo che dorme è la storia di uno studente che la mattina dell’esame, invece di alzarsi, lascia suonare la sveglia e richiude gli occhi.
Segue il racconto della sua vita ordinaria, in cui giorno dopo giorno si educa all’indifferenza per tutto: non voler più niente, vagare, dormire, perdere tempo; tenersi lontano da ogni progetto e da ogni smania; essere senza desideri, senza risentimenti, senza ribellione; leggere «le Monde» dall’inizio alla fine, senza saltare una riga, annunci matrimoniali e necrologi compresi.
Un uomo che dorme è un romanzo in cui chiunque, leggendolo, riconosce quell’oscuro desiderio di ritirarsi dal mondo senza scomparire del tutto; e fa spavento quanto sia facile e a portata di mano diventare indifferente a ogni cosa, un fantasma trasparente che, come il protagonista del libro, vaga per Parigi senza aprire bocca, senza desiderare più nulla, tra la folla dei Grands Boulevards, per i caffè, le panchine dei giardinetti, i lungosenna, i musei, i monumenti, sonnambulo turista in casa propria.
406. The Birds Fall Down – Rebecca West (1966)
One afternoon, in an early summer of this century, eighteen-year-old Laura Rowan sits on the garden steps of her house embroidering a handkerchief. She overhears a conversation between her father, an English Member of Parliament, and her mother, Tania, the daughter of an exiled Russian royalist. Tania's decision to take Laura to Paris to visit her grandfather, Count Nikilai Diakonov, means that Laura will unwittingly become a witness to the momentous events leading up to the Russian Revolution...Through a vivid canvas layered with intrigue, conspiracy and murder, Rebecca West has created a story that is at once a family saga, a political thriller, a philosophical drama and an historical novel.
407. Trawl – B.S. Johnson (1966)
With an introduction by Jon McGregor In his heyday, during the 1960s and early 1970s, B. S. Johnson was one of the best-known novelists in Britain. A passionate advocate for the avant-garde, he became famous for his forthright views on the future of the novel and for his unique ways of putting them into practice. Convinced that 'telling stories is telling lies' and that he should write about 'nothing else but what happens to me', Johnson produced Trawl. The novel describes, in the first-person, a three-week voyage aboard a deep-sea fishing trawler in the Barents Sea, not unlike the one Johnson undertook in preparation to write the book. Isolating himself from the world he knows, as well as from the ship's crew, the narrator reflects on past events and relationships, hoping for some kind of redemption. This convincingly authentic and harrowing attempt to get to the heart of the human condition is one of Johnson's finest novels.
408. A sangue freddo – Truman Capote (1965)
Resoconto giornalistico e racconto si fondono per svelare i retroscena di un fatto di cronaca accaduto nel Midwest degli Stati Uniti nel 1959: lo sterminio brutale di un'intera famiglia da parte di due psicopatici.
409. Il mago – John Fowles (1965)
Nicholas Urfe, per evadere da una vita scialba e monotona, lascia Londra e va a insegnare in una sperduta sola greca. Qui conosce il ricco e affascinante Conchis, che coltiva la psichiatria, il misticismo, la magia; le esperienze cui viene sottoposto il giovane protagonista raggiungono un tale vertice di tensione da sconvolgerne la vita. Realtà, teatro, magia, in un gioco vertiginoso di attese e mistificazioni, opera dell'autore della "Donna del tenente francese".
410. Il viceconsole – Marguerite Duras (1965)
Nella letteratura del nostro tempo, così spesso incline a una rappresentazione attenuata e felpata, a stili "minimalisti", a una fine e soffocata decenza nel velare ogni ordine di emozioni, Marguerite Duras porta, come una bella anomalia, la sua predilezione per ciò che è acuto, estremo, intollerabile. Come Balzac, la attraggono le contrapposizioni esasperate, le tensioni psichiche insostenibilmente protratte, gli atti anche criminali che illuminano con un subitaneo bagliore lo scenario della vita. Chi, in questi anni, ha scoperto la Duras attraverso "L'amante" e "Il dolore" ignora le frontiere di un'opera narrativa già vasta, e gremita di personaggi, ambienti, vicende che solo un temperamento fortemente visionario poteva evocare. Un'opera che può essere suddivisa in sezioni. In questo caso, "Il viceconsole" sarebbe collocato senz'altro, come "L'amante", nelle "Scene della vita in Oriente". D'altronde, come potrebbe non convenire, a un autore che ama i colori vivi e le pennellate energiche, un'Asia di fiumi e pantani, di monsoni che tingono d'indaco l'aria, di miseria senza confini e lussi più opulenti, illanguiditi e conturbanti che altrove? Alla Duras ne fecero dono un'infanzia e un'adolescenza indocinesi. Qui, siamo in India a Calcutta; e una piccola società europea, in bilico tra rispetto delle forme e cedimento a una deriva sensuale senza cui forse non potrebbe sopportare quei climi spossanti, ruota intorno alla fragile, incantevole, nevrotica Anne-Marie Stretter, moglie dell'ambasciatore francese, perfetta per seduzione e irrequietezza nelle prime brume dell'età. Si balla e luci sono accese, nell'ambasciata di Francia; ma appena fuori si accalca la folla dei mendicanti, dei lebbrosi, dei cani. Tuttavia non sono solo loro a testimoniare che la vita può non avere maschere, ed essere insostenibile.
411. Il grande mare dei Sargassi – Jean Rhys (1965)
Ford Madox Ford, che fu lo scopritore di Jean Rhys, scrisse, presentando il suo primo romanzo, che mostrava un istinto per la forma posseduto da rari scrittori, e quasi nessuna scrittrice, di lingua inglese. La Rhys raccontava in quegli anni storie amare, di quotidiana ferocia: l’ambiente erano la Rive Gauche, con le sue colonie di esuli anglosassoni, piccoli alberghi di Bloomsbury, bar, caffè e stanze mobiliate, palcoscenici di storie d’amore ricamate sulla desolazione. Ma col 1939 Jean Rhys scompare: i suoi libri si esauriscono, alcuni fedeli ammiratori continuano a ricordarli e a cercarli, di lei non si sa niente. Solo nel 1958 Jean Rhys è rintracciata in Cornovaglia. Infine nel 1966 viene pubblicato Il grande mare dei sargassi, la sua opera più matura: di straordinaria densità e tensione, questo libro è fra i pochi romanzi memorabili che abbia dato l’Inghilterra in questi ultimi anni e come tale è stato subito riconosciuto.
Siamo in Giamaica, intorno al 1830, in un mondo dove «tutto era fulgore e tenebra». Da una parte le pratiche del voodoo e le storie degli zombi conosciute attraverso la servitù di colore, dall’altra la calma ferocia dei bianchi, l’intrico delle loro vendette e inganni – e tutto accolto in una natura che stordisce col suo splendore: così appaiono le cose alla piccola Antoinette, che già si sente avvolta in un destino avverso. Segue poi il suo matrimonio con un giovane inglese, che la sposa per interesse: ne nasce una passione tristanica, dove «Desiderio, Odio, Vita, Morte erano terribilmente vicini nell’ombra». Finché un filtro d’amore filtrerà soltanto la sciagura, addensata da generazioni sul capo di Antoinette, facendo una sola rovina di quei termini che prima erano già pericolosamente accostati.
412. Giles Ragazzo-Capra – John Barth (1965)
[Quarto romanzo di John Barth, Giles Ragazzo-Capra fu pubblicato per la prima - e ultima - volta in Italia da Rizzoli nel 1972, e risulta ormai fuori catalogo. Si tratta di un romanzo in cui il mondo è dipinto come un campus universitario, in un'elaborata allegoria della Guerra Fredda, e il cui protagonista è un ragazzo cresciuto come una capra.]
413. L'incantesimo del lotto 49 – Thomas Pynchon (1965)
Oedipa Maas era una giovane casalinga californiana, laureata in letteratura inglese e moglie di un deejay radiofonico. Poi, un giorno, viene nominata esecutrice testamentaria, e tutto cambia. Una cospirazione mondiale, antica di secoli, getta la sua ombra sulla vita di tutti i giorni, sull'America solare e felice degli anni Sessanta, e lancia Oedipa sulla scia di un enigma impossibile.
414. Le cose – Georges Perec (1965)
Una coppia di giovani vittima del consumismo.
Il primo romanzo di Perec raccontava nel 1965, con profetica ironia, la forza emozionale, estetica, perfino erotica, che l'universo degli oggetti possiede e trasmette agli uomini. Come Roland Barthes commentò l'esordio del suo allievo, «una storia sulla povertà mescolata inestricabilmente all'immagine della ricchezza, un libro molto bello». Un libro che lanciò Perec fra i grandi della letteratura, incredibilmente attuale, una spiegazione insuperata del mondo contemporaneo.
415. The River Between – Ngugi wa Thiong’o (1965)
Christian missionaries attempt to outlaw the female circumcision ritual and in the process create a terrible rift between the two Kikuyu communities on either side of the river. The people are torn between those who believe in Western/Christian education and the opportunities it will offer, and those who feel that only unquestioned loyalty to past traditions will save them. The growing conflict brings tragedy to a pair of young lovers who attempted to bridge the deepening chasm.
416. August is a Wicked Month – Edna O’Brien (1965)
Separated from her husband, Ellen finds herself living alone in a city she dislikes - a place that denies her past and offers no hope for her future. Determined to change her life, she decides to go south in search of sun and companionship.
417. Dio la benedica, Mr. Rosewater – Kurt Vonnegut (1965)
Eliot Rosewater è l’ultimo erede della casata; suo padre ha costituito la Fondazione Rosewater con l’incarico di gestire tutti gli immensi beni di famiglia e con la clausola che la presidenza venga tramandata di erede in erede. Lo scopo è impedire che il fisco si impossessi dei soldi. Eliot, però, dopo aver partecipato alla Seconda guerra mondiale, è diventato un uomo strano: non solo ha iniziato a bere, a vagabondare, a prestare servizio come pompiere ma ha anche iniziato a usare il denaro per aiutare la gente. Alla fine Eliot torna a Rosewater, nell’Indiana, il luogo depresso che la sua famiglia, tanti anni prima, aveva usato per iniziare la propria fortuna e poi abbandonato. La gente del posto è priva di orgoglio, speranza, lavoro. Così Eliot apre un ufficio per aiutare tutti coloro che hanno bisogno di aiuto e il cartello sopra la porta dice semplicemente: “Fondazione Rosewater. Come possiamo aiutarvi?”. È ovvio che la famiglia, aiutata da un avvocato, tenti in tutti i modi di farlo dichiarare insano di mente, ma Eliot alla fine troverà una soluzione brillante e inaspettata per poter proseguire con i suoi progetti. Scritto nel 1965, Perle ai porci non solo ci fa come gli altri libri di Vonnegut ridere delle cose tristi e commuovere in modo divertente, ma tradisce un autentico amore per l’utopia e fa riflettere sulle ingiustizie del mondo.
418. La vita che salvi può essere la tua – Flannery O’Connor (1965)
[Pubblicato nel 1968 da Einaudi e ormai fuori catalogo, La vita che salvi può essere la tua è una raccolta delle storie brevi scritte da Flannery O' Connor negli ultimi dieci anni della sua vita.]
419. La passione secondo G.H. – Clarice Lispector (1964)
In un mattino simile a tanti altri G.H., donna sicura della propria identità e delle proprie scelte, si scontra con un fatto, un evento infimo e mostruoso, che avrà sulla sua vita un effetto fortemente traumatico. In un lungo minuzioso monologo G.H. riferisce il suo viaggio, allucinato all’interno di una stanza: “Creerò ciò che mi è accaduto. Solamente perché vivere non è narrabile. Vivere non è vivibile”. Solo attraverso la totale perdita dell’identità, nello spaesamento, nel disorientamento G.H. comprende che il vivere è “cosa sovrannaturale”, che “essere io” - scrisse Alfredo Giuliani in occasione della prima edizione italiana di La passione secondo G.H. - “non è una peculiarità umana perché proviene da una fonte anteriore e assai più grande, da una materia infinitamente più ricca e sconosciuta”.
420. Sometimes a Great Notion – Ken Kesey (1964)
Following the astonishing success of his first novel, One Flew Over the Cuckoo's Nest, Ken Kesey wrote what Charles Bowden calls "one of the few essential books written by an American in the last half century." This wild-spirited tale tells of a bitter strike that rages through a small lumber town along the Oregon coast. Bucking that strike out of sheer cussedness are the Stampers. Out of the Stamper family's rivalries and betrayals Ken Kesey has crafted a novel with the mythic impact of Greek tragedy.
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