Recensione
E' raro al giorno d'oggi trovare un'esordiente con la cura del dettaglio e la proprietà di linguaggio di Francesca Diotallevi. Le stanze buie è sì un thriller, ma anche un buon romanzo storico che con cura meticolosa ricostruisce un Ottocento tutto italiano.L'ambientazione è quella dei palazzi signorili - a cui serie tv come Downton Abbey e romanzi come Quel che resta del giorno di Kazuo Ishiguro hanno abituato il pubblico italiano -, senonché le lande inglesi devono lasciare il posto alle più nostrane nebbie piemontesi: Le stanze buie si svolge tra Torino e le Langhe, in due piani temporali distinti in cui a raccontare in prima persona è il protagonista Vittorio Fubini, severo maggiordomo spinto dai cimeli di un'asta a rievocare l'anno saliente della sua lunga esistenza.
Convocato a Villa Flores dalle ultime volontà del defunto zio, colui che lo ha mantenuto e gli ha concesso di diventare l'impeccabile maggiordomo qual è, Vittorio si ritrova quarantenne a dirigere una magione che è quanto di più lontano dalle ville in cui ha lavorato: la casa e la servitù sono trasandate, mentre il burbero padrone, produttore di vini, è in perenne conflitto con la giovane moglie che, dal canto suo, piuttosto che occuparsi della gestione della casa preferisce chiudersi in un capanno a produrre profumi e viziare la figlioletta Nora; la quale - per di più - è preda di inquietanti visioni di donne in veste bianca che si aggirano per la magione nel cuore della notte... Ma Le stanze buie è ben più che una storia di fantasmi: vi sono a Villa Flores stanze chiuse da anni che nascondono segreti pericolosi e inconfessabili, segreti che riguardano la stessa famiglia Fubini.
La giovane autrice del romanzo dimostra già un'ottima capacità nel delineare una trama per nulla banale e in grado di regalare continue sorprese al lettore, nel caratterizzare i molti personaggi che agiscono tra le pagine, nella documentazione del periodo storico scelto e nella conseguente cura posta nell'ambientazione. Anche la sua prosa è affatto immatura: mai troppo particolareggiato né asettico, lo stile di Francesca Diotallevi è di una sensibilità squisita; gestire una narrazione in prima persona che non scada nel diario scolastico è impresa difficile, ma seppur esordiente la Diotallevi è riuscita a farlo meglio di molte altre scrittrici italiane che pure pubblicano con editori ben più famosi. Riuscito molto bene anche il protagonista maschile, sempre facile preda - quando si tratta di scrittrici donne - di pietose caratterizzazioni che vacillano tra il maschio rude e la donnicciola: la figura del maggiordomo, in particolare, professione che sacrifica quasi interamente la vita privata e intimistica per votarsi alla cura della casa e della famiglia altrui, affascina tanto quanto è difficile da restituire in modo vivido.
Se proprio c'è da trovare un difetto in questo romanzo, è il restare in ombra delle figure minori della servitù. Ma, per il resto, Le stanze buie è qualcosa di realmente valido nel desolante panorama italiano - professionistico e non.
Giudizio:
+4stelle+Dettagli del libro
- Titolo: Le stanze buie
- Autore: Francesca Diotallevi
- Editore: Ugo Mursia Editore
- Data di Pubblicazione: settembre 2013
- Collana: Romanzi Mursia
- ISBN-13: 9788842552772
- Pagine: 400
- Formato - Prezzo: Brossura - 22,00 Euro
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