Quante volte ci siamo imbattuti in una di queste liste? La stessa BBC ne aveva stilata una da cento libri (piuttosto faziosa, se volete la mia opinione). Scopo di queste liste, è noto, non è permettere al lettore di scoprire nuovi libri e nuovi autori, bensì distruggere ogni sua pretesa di letterato facendolo sentire oltremodo ignorante per il gran numero di volumi che, a fine lista, scopre di non aver non solo mai letto, ma nemmeno sentito nominare. Noi vi proponiamo questa, pubblicata in volume, che già da diversi anni circola più minacciosamente della videocassetta di The Ring (o di Pootie Tang - questa è pessima, se la capite vergognatevi) distruggendo l'autostima di ogni lettore che credeva di aver letto tutti o la maggior parte dei cosiddetti libri da leggere prima di morire. La lista in questione ha i suoi difetti. Intanto è stata stilata approssimativamente nel 2005, per cui la sezione 2000 risulta incompleta; inoltre mette in lista solo narrativa, ed è eccessivamente sbilanciata su romanzi pubblicati nel corso del 1900, glissando decisamente su quelli pre-Ottocento. Continuiamo con un'altra carrellata di venti romanzi: nel corso degli articoli vedremo quali sono stati pubblicati in Italia e quali risultano ancora inediti.
321. La strana vita di Cutter e Bone – Newton Thornburg (1976)
Richard Bone, bello, abbronzato e intelligente, si mantiene facendo il gigolò, e a stento sbarca il lunario. Alex Cutter, reduce dal Vietnam, ha una protesi al posto di una gamba, un moncherino al posto di un braccio, una benda sull’occhio mancante, e i capelli rossi stopposi e sporchi: anche luiè sempre alla ricerca di espedienti per tirare avanti. Una notte, all’improvviso, Bone vede un uomo scaricare in un bidone dell’immondizia il cadavere di una ragazza. Gli sembra di riconoscere il multimiliardario J.J. Wolfe e, nonostante un’iniziale perplessità, i due si convincono della sua colpevolezza: decidono quindi di smascherarlo e attraversano il Paese fino al cuore dell’impero Wolfe, nelle montagne dell’Ozark. Sarà l’occasione che permetterà loro di capire che non stanno cercando un assassino, ma i demoni che infestano le loro vite. La strana vita di Cutter e Bone, finora rimasto inedito in Italia, è un ritratto macabro e spassosissimo di un’America ancora segnata dalla guerra del Vietnam: due uomini a caccia di un possibile criminale, guidati soltanto dalla loro follia.
322. Amateurs – Donald Barthelme (1976)
A collection of stories by a master of deadpan wit and magical mockery.
323. Trama d'infanzia – Christa Wolf (1976)
E' l'affresco di un'epoca mostruosa, quella del Terzo Reich, in cui quotidianità della gente comune e orrore hanno convissuto. Una storia emblematica di quella generazione di tedeschi cresciuti negli anni Trenta, prima appassionata sostenitrice del nazismo e poi spettatrice del suo crollo.
324. L'autunno del patriarca – Gabriel García Márquez (1975)
Dispotico, violento, amante insaziabile ma frettoloso, vendicativo, sanguinario e superstizioso, il "patriarca" è il dittatore di una sperduta isola dei Caraibi. Vive in un palazzo in rovina, circondato da postulanti e adulatori, ma la solitudine del potere è spaventosa: poco più che selvaggio analfabeta, il "patriarca" è giunto ormai al termine della sua vita e, quando la morte arriverà, non potrà che mostrare il vero, umanissimo e mostruoso volto del potere.
325. W o il ricordo d'infanzia – Georges Perec (1975)
«In questo libro ci sono due testi semplicemente alternati; potrebbe quasi sembrare che non abbiano niente in comune, eppure sono inestricabilmente intrecciati, come se nessuno dei due potesse esistere da solo, come se soltanto il loro incontro, quella debole luce che gettano l'uno sull'altro, potesse rivelare ciò che non è mai detto apertamente nell'uno, mai detto apertamente nell'altro, ma solo nella loro fragile intersezione.
Uno di questi testi è interamente immaginario: è un romanzo di avventure, la ricostruzione, arbitraria ma minuziosa, di una fantasia infantile attorno a uno stato retto dall'ideale olimpico. L'altro testo è un'autobiografia: il racconto frammentario di una vita di bambino durante la guerra, un racconto povero di exploit e di ricordi, fatto di brani sparsi, di assenze, di oblio, di dubbi, di ipotesi, di magri aneddoti. Il racconto di avventure, in confronto, ha qualcosa di grandioso, o forse di sospetto. Perché comincia con una storia e, all'improvviso, si lancia in un'altra storia: in questa interruzione, in questa frattura che sospende il racconto sul filo di non si sa quale attesa, si trova il luogo di origine di questo libro, quei punti di sospensione cui si sono impigliati i fili spezzati dell'infanzia e la trama della scrittura».
Georges Perec
326. A Dance to the Music of Time – Anthony Powell (1951-1975: serie in dodici volumi inedita in Italia)
Anthony Powell's universally acclaimed epic encompasses a four-volume panorama of twentieth century London. Hailed by Time as "brilliant literary comedy as well as a brilliant sketch of the times," A Dance to the Music of Time opens just after World War I. Amid the fever of the 1920s and the first chill of the 1930s, Nick Jenkins and his friends confront sex, society, business, and art. In the second volume they move to London in a whirl of marriage and adulteries, fashions and frivolities, personal triumphs and failures. These books "provide an unsurpassed picture, at once gay and melancholy, of social and artistic life in Britain between the wars" (Arthur Schlesinger, Jr.). The third volume follows Nick into army life and evokes London during the blitz. In the climactic final volume, England has won the war and must now count the losses.
Four very different young men on the threshold of manhood dominate this opening volume of A Dance to the Music of Time. The narrator, Jenkins—a budding writer—shares a room with Templer, already a passionate womanizer, and Stringham, aristocratic and reckless. Widermerpool, as hopelessly awkward as he is intensely ambitious, lurks on the periphery of their world. Amid the fever of the 1920s and the first chill of the 1930s, these four gain their initiations into sex, society, business, and art. Considered a masterpiece of modern fiction, Powell's epic creates a rich panorama of life in England between the wars.
327. Grimus – Salman Rushdie (1975)
Dopo aver bevuto un elisir che gli ha conferito l'immortalità, un giovane indiano della fittizia tribù degli Axona ha trascorso settecento anni navigando attraverso i sette mari. Stanco del peso di dover vivere per sempre, si decide finalmente a recarsi nella montagnosa Caff Island, dove può riconquistare la sua mortalità. Un viaggio che gli farà incontrare strani e coloriti personaggi, tutti immortali come lui: dal goffo e loquace Virgil Jones, al malvagio prestigiatore Nicholas Deggle, fino all'enigmatico Grimus, creatore e controllore della misteriosa isola, e dei destini di tutti.
328. Il padre morto – Donald Barthelme (1975)
Già noto in Italia, ma sempre ricco di sorprese narrative, Donald Barthelme, dopo i divertenti Ritorna dottor Caligari e Non commettere atti impuri, e dopo un'altra fiaba per «bambini cattivi», Biancaneve-, propone il suo nuovo romanzo II Padre Morto. È già subito un paradosso vivente, il Padre Morto: è insomma un «padre morto» per definizione, in realtà ancora vivo, anzi, vivacissimo. Composto d'un grande corpo astratto, che si estende da Avenue Pommard al Boulevard Grist (lunghezza totale tremiladuecento cubiti), gamba sinistra tutta sintetica ed artificiale (con nicchie e cavità in cui è possibile anche confessarsi) e l'altra tutta cosparsa di frecce indiane, il Padre Morto è una sorta di grosso Ubù aggiornato, che va per il mondo raccontando sciocchezze e trascinandosi appresso una sorta d'interminabile pipe-line senza precisa funzione. È un viaggio verso l'illusoria guarigione - cioè verso la sua tomba definitiva - là dove finalmente il Padre Morto sarà veramente morto, cioè finito; ma intanto egli non trascura di cercare anche il Vello d'oro, che si rivelerà poi, più modestamente, il vello pubico e intoccabile d'una compagna di questa lunga marcia fiancheggiata da un coro lamentoso di operai-volontari, altri tre o quattro personaggi laterali, e infine un cavaliere misterioso che segue a misurata distanza - proprio come nei western - ed è poi soltanto la Mamma. Ma forse il Padre Morto è semplicemente il padre-scrittore, il demiurgo che manipola e mescola gli elementi romanzeschi, e forse quel suo corpo smisurato non è altro che il percorso stesso della scrittura, che va da un punto all'altro della pagina, non significando nient'altro che se stesso, semplicemente «riempiendo» lo spazio tipografico. Perché anche il romanzo di Barthelme è letteralmente tutto «riempito» di cose, di elenchi, di-segnini, trattatelli edipici e ritagli di conversazioni, un po' alla maniera di Sterne. Dialoghi scompaginati da commedia dell'assurdo, tautologie alla Lewis Carroll, incontri con bambini sapienti che citano Madame De Sévigné, e con esperti che traducono dall'inglese in inglese, mettendoci dentro tutto, da Albert Schweitzer a Theillard de Chardin a Martin Lutero che telefona a Franz Joseph Haydn. Insomma quella passione del catalogo e dell'elenco, che ha bruciato tanti anticipatori del '900 e che ancora oggi continua a dare i suoi divertenti frutti.
329. Essere senza destino – Imre Kertész (1975)
Dal Premio Nobel 2002, un libro sul mondo concentrazionario e sulla psicologia dei campi di concentramento secondo uno scampato, che vorrebbe paradossalmente farsi portavoce della "felicità" dei campi. Gyurka non ha ancora compiuto 15 anni, quando una sera deve salutare il padre costretto a partire per l'Arbeitsdienst. Alla domanda perché agli Ebrei venga riservato un simile trattamento, il ragazzo rifiuta di condividere la risposta religiosa, "questo è il volere di Dio". Perché dovrebbe esserci un "senso" in tutto questo? Poco dopo Gyurka viene arruolato al lavoro forzato presso la Shell, e da lì, un giorno, senza spiegazione, viene costretto a partire per la Germania. La voglia di crescere, di vedere e imparare, l'impulso vitale di questo ragazzo sono così marcati e prorompenti che la sua ratio trova sempre il modo di giustificare il corso degli eventi, tanto più in un mondo in cui comunque domina l'arbitrio. Da qui tutto procede a piccoli, quanto inesorabili passi, in un fatale succedersi di momenti: tanti ordini che non vengono motivati e a cui si obbedisce prima ancora di averli capiti, una serie di azioni che porta alla distruzione di sé. La sopravvivenza a questo punto è solo un caso fortuito: sono i compagni che un giorno denunciano le sue gravi ferite a un infermiere, innestando quella deviazione di rotta che alla fine salverà Gyurka.
330. Willard e i suoi trofei di bowling – Richard Brautigan (1975)
Una serata di fine settembre a San Francisco. Al terzo piano di un palazzo in Chestnut Street abitano Constance e Bob; si parlano a stento, ma si impegnano al massimo sul piano erotico, ispirandosi all'antologia dei lirici greci e a Histoire d'O. Al piano di sotto, Patricia e John: lui è un regista, lei insegnante. Insieme, sembrano il ritratto della salute americana. Ma nel loro salotto c'è uno strano uccello-totem. A meno di un miglio da lì, in una pulciosa camera d'albergo, ecco invece i fratelli Logan. Uno legge fumetti, l'altro beve birra, il terzo va avanti e indietro per la stanza. Nervosamente. Il bowling era il loro sangue, le piste da gioco la loro vita. Ma qualche bastardo si è rubato i cinquanta trofei che hanno fatto di loro una leggenda.
331. Il condominio – J.G. Ballard (1975)
Un elegante condominio in una zona residenziale, costruito secondo le più avanzate tecnologie, è in grado di garantire l'isolamento ai suoi residenti ma si dimostrerà incapace di difenderli da loro stessi. Il grattacielo londinese di vetro e cemento, alto quaranta piani e con mille appartamenti, è il teatro della generale ricaduta nella barbarie di un'intera classe sociale emergente. Viene a mancare l'elettricità ed è la fine della civiltà, la metamorfosi da paradiso a inferno, la nascita di clan rivali, il via libera a istinti primordiali e violenza. Il condominio, con i piani inferiori destinati alle classi inferiori, e dove via via che si sale in altezza si sale anche di gerarchia sociale, si trasforma in un incubo. [La nostra recensione]
332. Il dono di Humboldt – Saul Bellow (1975)
Pubblicato nel 1975, un anno prima che Bellow ricevesse il Nobel per la Letteratura, Il dono di Humboldt venne premiato con il Pulitzer ed è rimasto uno dei suoi libri più amati: una parabola umoristica scandita con leggerezza voltairiana, che l'autore stesso definiva "un romanzo comico sulla morte". In queste pagine Bellow traccia un duplice ritratto di artista nordamericano, il maledetto e l'integrato. Il protagonista e narratore è Charlie Citrine, commediografo di successo ossessionato dal ricordo di von Humboldt Fleisher (ispirato alla figura di Delmore Schwartz), un poeta depresso che lo aveva aiutato quando non era ancora famoso, e si mette sulle tracce della sua preziosa eredità, il soggetto per una nuova commedia. Ridotto infine in miseria e abbandonato da tutti, accetterà di sfruttare economicamente l'idea solo per pagare una nuova sepoltura al poeta matto, come ultimo gesto di una vera e propria devozione capace di riscattare l'inerzia e il fallimento esistenziale di una vita.
333. Dead Babies – Martin Amis (1975)
If the Marquis de Sade were to crash one of P. G. Wodehouse's house parties, the chaos might resemble the nightmarishly funny goings-on in this novel by the author of London Fields. The residents of Appleseed Rectory have primed themselves both for a visit from a triad of Americans and a weekend of copious drug taking and sexual gymnastics. There's even a heifer to be slugged and a pair of doddering tenants to be ingeniously harassed. But none of these variously bright and dull young things has counted on the intrusion of "dead babies" -- dreary spasms of reality. Or on the uninvited presence of a mysterious prankster named Johnny, whose sinister idea of fun makes theirs look like a game of backgammon
334. Correzione – Thomas Bernhard (1975)
Pessimista in perenne dialogo con la morte, tetro nichilista, provocatore iconoclasta, malato di morbus austriacus: è così che spesso viene etichettato Bernhard. Ciò può in parte essere vero per la produzione che precede "Correzione"; ma a partire da questo romanzo tali semplificazioni sono contestabili, sia perché in seguito si farà sempre più esplicita la vis comica sia perché al solido muro della negatività verranno contrapposti un magnete di forza vitale e pulsante, uno o più nuclei di esperienze positive. In "Correzione" uno di questi nuclei è certamente la limpida descrizione del percorso che Roithamer, l'imbalsamatore e il narratore fanno per andare a scuola: "per noi il sentiero della scuola, come il sentiero della vita, è sempre stato solo un sentiero di dolore, ma nello stesso tempo un sentiero di tutte le scoperte possibili e di una felicità sublime". Vi è poi la rosa di carta che il narratore trova nel cassetto superiore del comò della soffitta, che gli rammenta i momenti gioiosi trascorsi insieme durante una sagra di paese nella quale il giovane Roithamer vinse al tiro a segno un mazzo di 24 rose di carta gialla - senza mai sbagliare un colpo: proprio lui, che contro la tradizione di famiglia detestava la caccia. Le regalò, tutte meno una, "a una ragazza sconosciuta che nel passargli accanto gli aveva ricordato sua sorella". La rosa custodita è l'emblema di una possibile felicità, di una chance che, sebbene rifiutata, era a portata di mano.
335. Ragtime – E.L. Doctorow (1975)
Published in 1975, Ragtime changed our very concept of what a novel could be. An extraordinary tapestry, Ragtime captures the spirit of America in the era between the turn of the century and the First World War.
The story opens in 1906 in New Rochelle, New York, at the home of an affluent American family. One lazy Sunday afternoon, the famous escape artist Harry Houdini swerves his car into a telephone pole outside their house. And almost magically, the line between fantasy and historical fact, between real and imaginary characters, disappears. Henry Ford, Emma Goldman, J.P. Morgan, Evelyn Nesbit, Sigmund Freud and Emiliano Zapata slip in and out of the tale, crossing paths with Doctorow's imagined family and other fictional characters, including an immigrant peddler and a ragtime musician from Harlem whose insistence on a point of justice drives him to revolutionary violence.
336. L'uomo del ventilatore – William Kotzwinkle (1974)
[Pubblicato in Italia nel 1978 da Longanesi, il romanzo è ormai fuori catalogo. Con toni umoristici e linguaggio peculiare, il narratore in prima persona Horse Badorties racconta al lettore i suoi tentativi di mettere in piedi un concerto di beneficenza con coriste quindicenni.]
337. Terre al crepuscolo – J.M. Coetzee (1974)
Intensa, chiara e potente, così si presenta questa che è l'opera prima dello scrittore sudafricano vincitore, per ben due volte, del Booker Prize. Nelle due novelle di Terre al crepuscolo sono già evidenti tutte le qualità di Coetzee, confermate nei suoi successivi lavori.
Il protagonista del primo racconto, Progetto Vietnam, è un ricercatore che studia i risultati del condizionamento ideologico dell'informazione negli anni del conflitto vietnamita. La storia di Jacobus Coetzee, invece, ricrea l'ambiente boero del Settecento, ripercorrendo la vicenda biografica di un uomo di frontiera che giura vendetta ai nativi ottentotti, rei di non avergli portato il rispetto dovuto a un bianco.
Legati dal comune tema della riflessione sul potere, i due testi procedono nel solco della tradizione di Cuore di tenebra di Conrad ed esplorano il concetto di ossessione sottolineandone lo stretto legame con la colonizzazione, sia essa del 1760 o del 1970.
338. L'onore perduto di Katharina Blum – Heinrich Böll (1974)
"I fatti, dai quali faremmo forse bene a cominciare, sono brutali: mercoledí 20 febbraio 1974, la vigilia del carnevale delle donne, una donna di ventisette anni esce dalla sua casa di città verso le ore 18,45 per recarsi a una festa da ballo privata."
La giovane è Katharina Blum, cameriera presso una famiglia della buona borghesia di Colonia, che si renderà colpevole di complicità nella fuga dell'uomo che ama, accusato di terrorismo. Quattro giorni piú tardi, la donna bussa alla porta del commissario Moeding per confessare l'omicidio del giornalista Walter Tötges, autore di una campagna diffamatoria ai suoi danni. Heinrich Böll si attiene alla cruda realtà per far luce sulle ragioni di un delitto cosí assurdo e racconta la morsa di pregiudizi e menzogne che stringe Katharina.
Pubblicato nel 1974, questo romanzo, che ha ispirato il film omonimo di Volker Schlöndorff e Margarethe Von Trotta, ripropone con forza il dilemma di una società dilaniata in cui i drammi sociali incrociano drammaticamente i destini individuali.
339. La talpa – John Le Carré (1974)
Più che un sospetto è una certezza: ai vertici dei servizi segreti inglesi c'è un traditore. Un finto amico che fa il gioco del nemico e che è assolutamente necessario smascherare il più in fretta possibile per la sicurezza della Gran Bretagna e dell'intero Occidente. Esiste un solo uomo capace di smascherare la talpa: George Smiley. La sua è la più segreta, la più penosa delle missioni. Stretto in una rete di menzogne e di dissimulazioni, deve scovare il peggiore dei nemici proprio tra coloro con cui ha diviso una vita di lavoro e di pericoli... La più amara vittoria di George Smiley, il più insolito e intrigante romanzo di John Le Carré.
340. La colazione dei campioni – Kurt Vonnegut, Jr. (1974)
Uno dei personaggi preferiti di Vonnegut, l'alter ego Kilgore Trout, scopre con orrore che un venditore di macchine del Midwest prende sul serio la sua narrativa. Il risultato è una feroce satira che ci consegna la visione dell'autore americano sulla guerra, il sesso, il razzismo, il successo e la politica negli Stati Uniti, suggerendoci come vedere la verità. Pubblicato per la prima volta nel 1973, La colazione dei campioni è stato adattato nel 1999 al cinema per la regia di Alan Rudolph.
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