Recensione
“Ghost Track” è un godibile thriller dal respiro internazionale nel quale complotti esoterici e spy story vengono uniti da dosi massicce di azione e mistero. Tutto comincia quando il protagonista, Valentino Zenchen, perde la fidanzata durante un’immersione in circostanze poco chiare. In seguito viene contattato da Baldr, enigmatico leader di una setta chiamata “Odin’s Horn”, per aggiungere la musica a dei video nei quali vengono torturati degli uomini. Da quel momento la sua tranquilla vita di fonico viene stravolta dagli eventi e si ritrova immerso, insieme all’agente del Mossad Alice Cohen, in una cospirazione mondiale che si rifà alla mitologia norrena.
Di carne al fuoco c’è n’è molta: società segrete che manovrano le sorti del pianeta ispirate da divinità nordiche, bambini addestrati come killer, spie israeliane e molto altro ancora. L’autore non ha certo lesinato sulle idee per questo suo romanzo d’esordio. Inoltre si nota quanto sia stata meticolosa la ricerca in campo sia storico che tecnologico, per non parlare delle coinvolgenti descrizioni di Roma.
Nel dettaglio, la prosa si attesta su un buon livello, molto superiore a quello di un esordiente, nonostante ci siano delle imperfezioni (per fare un esempio, mi è capitato di leggere qualcosa come “la meglio attrezzatura di Roma”) e degli "spiegoni" evitabili che appesantiscono la lettura.
Passando a un aspetto negativo, lo svolgimento della trama è la cosa che meno mi ha convinto: l’azione è sempre iperbolica e sfida in più di un caso le leggi della fisica e del buon senso, i protagonisti riescono a sempre a cavarsela in una maniera o nell’altra (possibilmente nel modo più fortunato possibile) e le coincidenze, per arrivare alla risoluzione della trama, si sprecano. Spesso si rimane incollati alle pagine per vedere come andrà a finire il capitolo, per poi storcere il naso davanti alla soluzione. I colpi di scena non sono male, ma a un lettore con un po’ di dimestichezza non sembreranno niente di nuovo. È un po’ come vedere qualcuno correre a perdifiato per strada inseguito da un brutto ceffo fino a che, a un certo punto, si ritrova davanti a un muro senza vie di fuga. L’eccitazione è tanta e ci si chiede come potrebbe uscire da una situazione apparentemente senza scampo. Quando tutto sembra perduto, all’improvviso, appare dal nulla qualcuno mai visto fino a quel momento che lo aiuta a saltarlo perché non c’è altro modo per uscirne e proseguire il racconto. Insomma, qualcosa che può succedere solamente nella finzione e che pecca di realismo. Questa è un po’ la sensazione che ho provato seguendo le peripezie di Valentino Zenchen (personaggio discretamente caratterizzato che affascina nonostante faccia di tutto per risultare odioso) e Alice Cohen (che invece riesce a farsi odiare a causa delle sue smancerie fuori luogo e di tutti i luoghi comuni della bella-intelligente-spavalda-ma-fragile ragazza dei romanzi d’azione in lei accentrati). Gli altri personaggi sembrano più che altro dei luoghi comuni del genere con pochissima originalità, utili solo ai fini della trama. Questo difetto è comunque perdonabile a un esordiente.
In conclusione, “Ghost Track” è un discreto thriller che attirerà i lettori in astinenza da Dan Brown and Co. e che hanno ancora qualche giorno di ferie da passare sotto l’ombrellone. Con qualche accorgimento in più l’autore, Pier Luca Cozzani, avrebbe potuto scrivere una trama e dei personaggi più profondi e meno stereotipati. Rimane comunque una buona prova d’esordio che merita un’occhiata dagli amanti del thriller e dell’azione.
Giudizio:
+3stelle+Dettagli del libro
- Titolo: Ghost Track
- Autore: Pier Luca Cozzani
- Editore: Cut-Up Edizioni
- Data di Pubblicazione: Novembre 2012
- Collana: Neon
- ISBN-13: 9788895246345
- Pagine: 468
- Formato - Prezzo: Brossura - 18,00 Euro
Finalmente una recensione fatta da un recensore “vero”.
Ghost Track ha avuto critiche e recensioni entusiastiche, tiepide o “stroncalibro” (ma quelle positive sono state la grande maggioranza). Ho sentito dire tutto e il contrario di tutto, a volte da persone che del libro non avevano letto che l’incipit e l’epilogo.
Ringrazio Daniele per la lettura attenta e per la critica appassionata, a tratti puntigliosa, in certi casi anche condivisibile. Ovviamente su alcuni particolari della recensione potrei avere idee diverse, ma non mi sembra questo il luogo per approfondire. Se poi volesse farmi sapere dove ha letto “la meglio attrezzatura di Roma” mi farebbe un grosso regalo: come abbiamo fatto io e l’editor di Cut-Up a pescarcelo? Sì che 473 pagine sono tante!
Grazia allora, e (spero) alla prossima. Il secondo romanzo è già in cantiere....
PLC
Dovrei fare una correzione: la frase originale è "(...) gli aveva dato la possibilità di costruire uno dei meglio attrezzati studi di registrazione d’Italia(...)." (Cap. 7, pag. 37 della versione digitale). Mi scuso per non aver riportato la frase in maniera corretta, però il senso di quello che volevo dire rimane.
Ringrazio l'autore per cortesia. Per qualsiasi confronto sono sempre disponibile, basta fare richiesta della mia e-mail all'admin.
Daniele