Recensione
Nessuno sa di noi è stato candidato al Premio Strega 2013 e si è anche posizionato tra la cinquina finalista. Non avendo letto quasi nessun altro dei libri pubblicati in Italia lo scorso anno non posso fare paragoni: mi limito a constatare che se il romanzo di Simona Sparaco è stato considerato uno dei cinque migliori pubblicati tra il 2012 e il 2013 non voglio immaginare la qualità di tutto il resto.
Racconto lungo, o romanzo breve che sia, Nessuno sa di noi è il lungo sfogo di Luce, donna in crisi segnata dalla noncuranza della futile madre e da una lunga serie di fallimenti accademici, sentimentali, lavorativi: da anni convive con Pietro, brav'uomo dato oltremodo per scontato, ma non si è mai decisa al grande passo; il suo desiderio più feroce è essere madre, ma anche questa soddisfazione le è negata. Quando, dopo cinque anni di tentativi, di passione spenta dagli stick per l'ovulazione, scopre finalmente di essere rimasta incinta, il bambino diventa un'ossessione: amniocentesi, alimentazione precisa e metodica, vitamine, controlli continui, qualsiasi cosa pur di assicurarsi che quel bambino nasca sano. Ma l'ironia della vita lascia cadere addosso a Luce la sua mannaia ancora una volta: al settimo mese di gravidanza, l'ecografia le mostra che il piccolo Lorenzo è affetto da displasia scheletrica e ipoplasia toracica, patologie dagli sviluppi imprevedibili che quasi certamente condurranno alla sua morte poco dopo la nascita. A Luce non resta che l'aborto terapeutico, impossibile in Italia al settimo mese di gravidanza.
Quando si affronta un tema così delicato, il risultato è un ottimo libro o un libro banale; spiace dirlo, si tratta del secondo caso, nonostante non manchino le lettrici che abbiano salutato la Sparaco come la nuova Mazzantini.
Nessuno sa di noi vorrebbe far leva sul lato emotivo delle lettrici mature toccando una corda sensibile - la comune esperienza della maternità (passata, futura o mancata) -, ma finisce per ripiegarsi su se stesso trasformandosi in stucchevole diario al femminile che nulla di nuovo aggiunge alle voci che già si sono espresse sul tema. Un libro che vorrebbe essere un pugno nello stomaco, che vorrebbe far vibrare le lettrici di commozione e straziarle agitando davanti ai loro occhi la peggiore paura delle future mamme (la possibilità che qualcosa vada storto), e che fallisce miseramente dispiegando uno dopo l'altro tutti i cliché del caso. Viene da pensare che il motivo per cui il romanzo sia arrivato così in alto in questo Strega 2013 sia da rintracciarsi proprio nel tema particolarmente discusso: va detto tuttavia che di sensazionalistico a riguardo in Nessuno sa di noi non c'è nulla, anzi, la protagonista dialoga spesso con Dio e non mancano le osservazioni che rivestono la sua scelta di un senso di colpa tipicamente religioso. Luce opziona un aborto a Londra: potrebbe essere l'occasione di denunciare la ristrettezza dei limiti entro cui è possibile praticarlo in Italia, limiti che non contemplano quelle patologie (tra cui la displasia scheletrica) che si mostrano nel feto oltre le ventiquattro settimane, ma la Sparaco non si schiera a riguardo, e tale paradosso legislativo viene solo comunicato.
La prima metà del romanzo è dedicata ai ricordi del prima e all'aborto - che al settimo mese di gravidanza è un vero e proprio parto -, descritto con inquietante dovizia di particolari palesemente volti a suscitare ribrezzo; la seconda metà è l'impatto della perdita di Lorenzo sulla vita di Luce, che si lascia andare alla deriva mettendo anche in crisi la relazione con Pietro. I capitoli sono talvolta inframezzati da lettere che i lettori di Luce inviano alla sua posta o messaggi inviati da donne in difficoltà ai forum al femminile che la protagonista inizia a frequentare. Le noi del titolo sono infatti queste donne che hanno dovuto prendere una decisione: condannare il proprio bambino a una vita di difficoltà talvolta atroci, oppure optare per l'aborto terapeutico, gesto da taluni considerato infanticidio. E' solo dalle voci di queste donne che traspare talvolta quell'indignazione che invece dovrebbe permeare tutto il libro, donne che hanno preso una decisione cruciale, che ne hanno sopportato la sofferenza fisica e psicologica e che continuano a portarsi dietro un senso di colpa accentuato da coloro che condannano la loro scelta perché, come scrive una delle utenti sul forum frequentato da Luce, "non ci si può sostituire a Dio".
La gestione dei personaggi, tutti visti dalla voce narrante di Luce, rivela macchiette informi: c'è Pietro, l'uomo che tutte vorremmo al lato, certo delle sue decisioni e del suo volere rimanere accanto a una donna straziata che cerca in ogni modo di allontanarlo; c'è la madre di Luce, vanesia, inconcludente e meschina, economicamente dipendente dalla protagonista; c'è la madre di Pietro, ricca e credente, che pensa che ogni problema della vita possa essere risolto confessandosi da un prete o praticando il pilates; c'è l'ombra di qualche amico - pochi - che si presenta ogni tanto, nessuno però che in sei mesi cerchi di penetrare nel lutto di questa coppia devastata.
A livello stilistico non si può negare che la Sparaco sappia usare le parole: ci sono passaggi di una bellezza poetica che tuttavia non riesce a riscattare una trama piatta, una sensazione di stucchevole noia.
Mio figlio non ha mai incontrato il mio viso, e se fosse nato, forse, non mi avrebbe neanche riconosciuta. La mia carezza è stata un ago che gli ha tolto il respiro, e il mio latte usciva al richiamo di pianti sconosciuti per andare sprecato in un reggiseno che non ho mai più indossato. Ma è da me che è partito, e dentro di me si è fermato. È dalle madri che sempre partiamo, ed è alle madri che sempre torniamo, una volta concluso il viaggio.
Giudizio:
+2stelle+Dettagli del libro
- Titolo: Nessuno sa di noi
- Autore: Simona Sparaco
- Editore: Giunti Editore
- Data di Pubblicazione: 2013
- Collana: A
- ISBN-13: 9788809778047
- Pagine: 256
- Formato - Prezzo: Rilegato, sovraccoperta - 12,00 Euro
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