Recensione
Marco Bifulco, in sole 152 pagine, descrive uno spaccato di vita isterica e atrofizzata, per filo e per segno. In un ambiente chiuso, come può essere quello di un ufficio spedizioni, si avvicendano le vite di vari personaggi, tutte accomunate da un fattore: la mancanza di tempo e l'assillo che la fine di esso perpetua nei loro cuori (di gomma) e nelle loro menti. I protagonisti della vicenda sono come ossessionati dalla "procedura": si deve seguire la procedura, deve essere fatto tutto secondo procedura, non si deve e non è possibile contrastare la procedura. L'obiettivo aziendale è tutto, è superiore perfino al sorriso, all'imprevedibilità degli eventi, viene prima della vita privata di tutti i protagonisti presentati nel corso della storia.
La tecnica di narrazione sperimentata dall'autore ricalca quasi un modello cinematografico: attraverso cambi di inquadratura, linguaggi diversificati da capitolo a capitolo, uno stile di scrittura che varia continuamente, Marco Bifulco riesce comunque a narrare gli eventi in maniera logica e continuativa, tenendo tutti i personaggi, anche quelli meno presenti, legati da un filo conduttore che li colloca nella giusta luce rispetto al lettore.
I sentimenti più opportunisti e falsi appartenenti alla razza umana vengono qui messi in essere attraverso false macchinazioni e falsi gesti cortesi; la cara Giuditta, personaggio emblema della volontà e dell'impegno del'essere umano, una volta tolta dalle scene, viene dimenticata, viene defraudata la sua postazione di lavoro e lasciate le sue speranze nel cassetto della sua scrivania, insieme alla foto con i suoi "cari" e falsi colleghi.
Una scrittura veloce, velata costantemente di ironia a tratti satirica direi, l'autore è bravo a giocare con il non detto e ad esprimerlo attraverso le azioni, alle volte assurde, dei suoi personaggi. Nel libro c'è una piccola nota stonata che non pesa però sulla scorrevolezza degli eventi, a essere onesta è semplicemente una storiella, con un suo perché, messa in un contesto che non riesce, secondo me, ad assorbirla completamente. Una storiella di cui non voglio rivelare nulla per non rovinarvi la sorpresa.
Luca Salvini è, secondo il mio parere, uno dei personaggi-emblema della spersonalizzazione dell'individuo medio. Il nostro Luca, infatti, afflitto da una gesticolazione fastidiosa che scopre le sue carte di uomo ansioso davanti ai clienti, si rivolge a un tale che applica il "metodo Minguzzi", metodo secondo il quale, attraverso il terrore psicologico, l'individuo che decide di aderire al programma creato da questo fantomatico Minguzzi, riesce a smettere di fare quelle cose che tanto lo infastidiscono di se stesso e che vorrebbe a tutti i costi modificare. Il capitolo è molto divertente, il messaggio profondo che lo scrittore vuole trasmettere di certo no. L'intero libro mi ha fatto pensare al concetto di "spersonalizzazione di massa" proposto da Heidegger, secondo il quale il termine "medietà" è quel carattere esistenziale che conduce l'uomo nel vortice del sì. Nella medietà, infatti, l'uomo non è più il sé, ma il sì, ed è in questo senso che ciascuno di noi si mimetizza e si livella.
Cosa succede nel mondo nato dalla penna dello scrittore ma, prima ancora, nel mondo reale, se non produci quanto ti viene richiesto? Semplice, l'azienda ti sostituisce con qualcuno migliore.
Infine chiedete aiuto: aprite gli occhi e riappropriatevi della propria vita!
Segnalo infine il mio apprezzamento per la prefazione di Silvia Lombardo. La scrittrice riesce a mettere bene in luce sia il messaggio che il libro di Bifulco vuole far arrivare sia il suo modo sperimentale di scrivere.
Sicuramente da leggere prima di tuffarsi nella lettura del testo.
Giudizio:
+3stelle+Dettagli del libro
- Titolo: Infine chiedete aiuto. Storie di abbrutimento stipendiato
- Autore: Marco Bifulco
- Editore: Bel-Ami Edizioni
- Data di Pubblicazione: 2012
- Collana: Germi
- ISBN-13: 978-88-96289-29-7
- Pagine: 152
- Formato - Prezzo: Brossura - Euro 10,00
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