Recensione
Attenzione: la recensione potrebbe contenere spoilerPubblicato nel 1866, Il giocatore è un romanzo breve del celebre scrittore russo Dostoevskij che ripercorre alcune delle vicende biografiche dell'autore quando, nell'estate del 1863, durante un viaggio all'estero, visse un periodo sottomesso dall'ossessione per l'amore non ricambiato per una donna e per il gioco.
Il romanzo è ambientato in una cittadina tedesca denominata Roulettenburg, dove si ritrova il protagonista Aleksej Ivanoviĉ, precettore di due bambini presso la famiglia di un generale russo in rovina che aspetta con ansia la notizia della morte della vecchia zia per poter accedere all'eredità e sposare la bella francese M.lle Blanche.
Fanno parte della compagnia anche Polina, figliastra del generale, di cui Aleksej è profondamente innamorato senza tuttavia essere ricambiato, e il marchese de Grieux, che incalza il generale per i suoi debiti. L'equilibrio dei primi capitoli si rompe con l'arrivo della zia, viva e vegeta e con nessuna intenzione di concedere al generale il suo patrimonio. La zia è il primo personaggio che comincia ad avvicinarsi fortemente al mondo del gioco, in questa cittadina molto rinomata per il casinò e soprattutto per la roulette, da cui appunto trae il nome. Da giocatrice accanita, grazie a qualche iniziale colpo di fortuna la vecchia diventa una vera malata del gioco, fino al punto di perdere gran parte dei suoi averi prima della partenza.
La seconda parte del romanzo racconta gli eventi posteriori alla partenza della zia. È evidente in questa parte una forte volontà di distacco dagli eventi da parte dell'io narrante Aleksej, che afferma di non riconoscere più il se stesso di un tempo e di non sapere più il motivo della sua attuale situazione di rovina e disgrazia.
Sostituendo la passione per Polina a quella per il gioco, anche Aleksej cade in un vortice che lo conduce sempre più in basso: nel finale di questo racconto-confessione il protagonista è in preda alla disperazione e va a giocare l'unico fiorino che gli è rimasto, la sua ultima possibilità.
Vera protagonista di questa vicenda risulta in realtà la roulette. Ciò che sembra guidare veramente tutti i personaggi che in modo più o meno significativo vi si avvicinano non è tanto l'amore per il denaro in sé quanto piuttosto il desiderio di raggiungere uno scopo, di veder cambiare la propria vita con la semplice scelta casuale di un numero o di un colore. Ma la roulette risucchia ben presto i suoi giocatori in un diabolico meccanismo che li porta in breve alla perdita dell'autocontrollo, all'incapacità di fermarsi alle prime vincite e a voler invece continuare, continuare a giocare e ad accumulare.
Aleksej rivela all'inizio del romanzo una concezione molto negativa di questo mondo: “Da principio tutto mi parve laido, moralmente abietto e sudicio”. Tutto gli sembra dominato dalla falsità, i giocatori gli paiono “gentaglia che gioca in modo sporco” e i croupiers delle canaglie. Tutto questo gli genera un'insolita e strana sensazione di insofferenza, per cui decide di lasciare il casinò.
Si avvicina inizialmente al gioco da esterno, spinto prima da Polina a giocare per conto di lei e poi come accompagnatore della vecchia zia, che gradisce i suoi consigli e le sue spiegazioni prima di ogni puntata.
Una riflessione molto interessante è contenuta nel dialogo tra il protagonista e il tanto disprezzato marchese francese al quale Aleksej (alter ego di Dostoevskij ) spiega come sia facile per un russo all'estero rovinarsi: la roulette è, secondo il suo parere, creata appositamente per i russi, i quali sono incapaci di trattenere i propri capitali, al contrario degli altri europei, ma altresì sono portati a disperderli facilmente e sono attratti da questo meccanismo che dà la possibilità di arricchirsi senza faticare in pochissimo tempo.
Quando infatti anch'egli diventa giocatore accanito rivede in se stesso tutte le caratteristiche che aveva osservato negli altri: il gioco diventa l'unico desiderio e l'unico pensiero della giornata, sembra non esistere altro che la roulette e anche Polina appare ormai un ricordo lontano.
In soli venti mesi, a causa dei debiti, il giovane finisce in prigione, diventa domestico presso un signore ma, dopo poco tempo, torna nuovamente alla roulette, di nuovo col desiderio di vincere e di ribaltare il suo destino. Come attratto da una calamita non riesce a fare a meno di giocare e anche l'ultima vincita che lo porta a moltiplicare il suo ultimo fiorino non è indicativa del fatto che Alekesj non continuerà a giocare e giocare ancora nonostante la sua ultima esclamazione: “domani, domani tutto finirà!”
Il giocatore è un romanzo molto coinvolgente che, tramite la narrazione in prima persona, delinea una personalità contrastata e ricca di sfumature ma soprattutto la psicologia del giocatore, una figura purtroppo quanto mai attuale. È la storia di un amore irrealizzato che avrebbe potuto portare il protagonista alla salvezza e la storia di un mostro, la roulette, che stringe sempre più le vittime tra i suoi artigli.
Il ritmo della narrazione è molto serrato sebbene sia un romanzo psicologico e degne d'attenzione risultano in particolar modo le scene ambientate al casinò, dove corruzione, falsità e disperazione regnano sovrane.
Giudizio:
+4stelle+Dettagli del libro
- Titolo: Il giocatore
- Titolo originale: Игрок, Igrok
- Autore: Fedor M. Dostoevskij
- Traduttore: Giacinta De Dominicis Jorio
- Editore: Rizzoli
- Data di Pubblicazione: 1997
- Collana: BUR Superclassici
- ISBN-13: 9788817018678
- Pagine: 220
- Formato - Prezzo: Brossura - 6,50 Euro
Nello stile del buon Fedor, un libro molto raccontato, meravigliosamente lontano dal becero "show, don't tell" che spesso nega al lettore l'interattività col testo.
Una lettura per chi ama la letteratura.