Recensione
Questo romanzo non è consigliato a coloro che in un giallo pretendono di trovare indizi atti a consentire al lettore di giungere alla soluzione del caso prima della polizia. Se alla fine le forze dell'ordine riusciranno a risalire all'identità dell'assassino, questo avverrà solo in virtù delle intuizioni della professoressa Baudino -la Veronica Pivetti della serie televisiva tratta dai romanzi della Margherita Oggero-. Non si può non convenire, peraltro, che dette intuizioni siano del tutto apodittiche e talvolta vadano contro ogni logica. Inoltre le coincidenze che accadono alle protagoniste sono davvero paradossali ed è comprensibile che facciano storcere il naso ai giallisti più sofisticati. Già discutibile è che la professoressa Baudino e la dottoressa Francesca Gariglio, che lavora all'ospedale di Chivasso, si conoscano e che, essendo ciascuna a suo modo coinvolte in due distinti omicidi, ne parlino fra loro e giungano alla conclusione che possa sussistere un legame fra i due delitti, nonostante siano avvenuti con modalità totalmente diverse. Lascia addirittura increduli che la dottoressa Gariglio, guardando dalla finestra del proprio appartamento, assista all'investimento di un pedone da parte di un pirata della strada e che venga a scoprire che la vittima dell'incidente sia collegata ad un fatto di sangue cui lei stessa avrebbe assistito guardando fuori da un finestrino di un treno in movimento qualche tempo prima. Non si può insomma non ammettere che ci sia troppa carne al fuoco in questo romanzo della Oggero e che il complesso di eventi serva a nascondere, almeno in parte, le carenze logiche del romanzo stesso dal punto di vista prettamente investigativo.
Un'altra perplessità nasce dall'affermazione da parte della Oggero che il nome del famoso whisky Chivas derivi dal nome della città di Chivasso, dove i titolari della distilleria avrebbero avuto un feudo. Risulta invece che il Chivas prenda il nome dai fratelli Chivas -che in Italia non sarebbero mai andati-, che avrebbero distillato il liquore intorno al 1850. Insomma, questa affermazione della Oggero appare essere una "bufala" che farebbe il paio con quella secondo cui il tungsteno sarebbe stato così chiamato in onore di Mao Tse Tung.
A parte ciò, leggere i romanzi della Oggero è comunque un piacere, per il coinvolgente stile narrativo, l'ironia pungente, l'umanità dei personaggi e le considerazioni argute dei protagonisti. La trama prettamente investigativa è in fondo solo il canovaccio su cui vengono intessute le più interessanti vicende sentimentali dei protagonisti, nonché la contrapposizione fra generazioni, visto il rapporto conflittuale della professoressa Baudino con la figlia adolescente.
Siamo in periodo estivo e questo è un romanzo scorrevole e coinvolgente da poter essere apprezzato anche sotto l'ombrellone, con quella vena di romanticismo e di umorismo che lo rendono apprezzabile da uomini e donne. La sola avvertenza è che i personaggi descritti sono molti e può non essere facile memorizzarli.
Giudizio:
+3stelle+Dettagli del libro
- Titolo: Un colpo all'altezza del cuore
- Autore: Margherita Oggero
- Editore: Mondadori
- Data di Pubblicazione: 2012
- Collana: Omnibus
- ISBN-13: 9788804624875
- Pagine: 317
- Formato - Prezzo: Rilegato, sovraccopertia - Euro 17,50
Forse di questo libro mi ispira solo il titolo:)
Il titolo è in effetti intrigante e può avere diversi significati. In questo caso è da interpretare più che altro dal punto di vista sentimentale.