Recensione
Non me ne vogliano i fan di Hyperion, ma l'unico traguardo raggiunto da Dan Simmons con questo Drood è quello di aver scritto uno dei libri più brutti che ho letto quest'anno. Anzi, considerando le aspettative, direi senz'altro il più brutto.Sulla scia delle "note positive" aggiungerei che grazie a questo libro la mia (già elevata) insofferenza verso il romanziere Wilkie Collins ha raggiunto picchi indescrivibili. Di contro, il mio smisurato amore per Dickens sta iniziando a vacillare: perché non ci si mette a scrivere il primo romanzo mistery della propria carriera pochi mesi prima di morire, con il rischio concreto di lasciare l'opera a metà, autorizzando implicitamente i posteri a lanciarsi nella produzione di un'infinità di romanzi che si propongono di svelare il mistero attorno all'ultima opera di Dickens e invece svelano solo nuovi abissi di noia.
Faccio un passo indietro per i non-membri del "Charles Dickens fan club". Nel 1865 Dickens rimane coinvolto nel disastro ferroviario di Staplehurst, nel quale sei carrozze del treno su cui viaggiava precipitano da un ponte in riparazione.
Nonostante l'autore esca incolume dall'incidente ne rimane mentalmente sconvolto e fisicamente indebolito, dando inzio a un declino che lo porterà alla morte cinque anni dopo, prima che potesse completare il suo ultimo romanzo Il mistero di Edwin Drood. Siccome il destino è barbaro e meschino, il romanzo si interrompe proprio quando il suo protagonista, Edwin Drood, scompare improvvisamente senza lasciare alcuna traccia. Che fine ha fatto Drood? E' ancora vivo o è stato ucciso? E se così fosse, chi l'ha ucciso? E soprattutto, cosa spinse Dickens a scrivere un romanzo così cupo e angosciante, diverso da tutto il resto della sua produzione?
Molti nella storia della letteratura hanno tentato di rispondere a queste domande, con risultati abbastanza sconfortanti. Simmons raggiunge a mio parere nuovi apici di inutilià trasformando del materiale così eccitante in una delle storie più noiose mai scritte. Egli si mette nei panni del romanziere Wilkie Collins, autore de La donna in bianco e grande amico e colaboratore di Dickens, e in prima persona narra gli ultimi cinque anni di vita del grande autore, da Staplehurst alla morte, cinque anni infestati dalla presenza di un personaggio tanto misterioso quanto pericoloso e sfuggente: il famigerato Drood.
Quello che Simmons vorrebbe scrivere è una sorta di viaggio allucinante, un incubo ad occhi aperti che trascina due fra i più importanti autori vittoriani nei labirintici bassifondi di Londra, prima cacciatori e poi vittime di una figura a metà fra realtà e leggenda, un pericoloso assassino dai misteriosi poteri sovrannaturali, deciso a sfruttare il loro talento per consegnare alla storia le sue spaventose gesta. Il risultato finale è purtroppo molto diverso e potremmo brevemente riassumerlo come la tediosa e pedante biografia di Dickens e Collins, scritta dallo stesso Collins. La causa di tutti i mali risiede nel fatto che, per scrivere quest'opera, Simmons ha deciso di documentarsi, sia sui suoi due protagonisti che sulla Londra vittoriana; in teoria questo tipo di ricerca dovrebbe essere scontata per qualunque scrittore che si rispetti ma evidentemente così non è, visto l'alto numero di lettori che sono andati in visibilio per le approfondite ricerche fatte da Simmons e soprattutto visto l'irrefrenabile desiderio di Simmons stesso di esibire il risultato delle sue ricerche nel romanzo. Ripetutamente ed estensivamente. Tanto che delle prime 400 pagine, quelle che effettivamente contengono una sembianza di trama saranno al massimo una decina, tutte le altre raccontano la vita di Dickens, della moglie, dei figli e anche dei cani, e quella di Collins, più un estensivo resoconto delle opere pubblicate dai due, insieme e separati. Nelle ultime 400 pagine la situazione migliora ma non di molto (le pagine di trama salgono ad una cinquantina). Per di più queste informazione biografiche non solo sono per il 90% ininfluenti sulla trama, ma non sono in alcun modo mescolate con essa (del resto come potrebbero dato che la trama praticamente non esiste?), tanto che più che un romanzo sembra di leggere la tesi di laurea di uno studentello di letteratura inglese. Uno studentello mediocre per di più, che continua ripetere le stesse informazioni all'infinito (ho letteralmente perso il conto del numero di volte in cui si racconta che il fratello di Collins ha sposato la figlia di Dickens o di quante volte vengano ripetuti i nomi dei cani di Dickens. I cani di Dickens, per l'amor del cielo!). Per di più, le conoscenze diffuse da Simmons le potete recuperare tutte leggendo le biografie dei due romanzieri su Wikipedia, coadiuvate dalla lettura di una paio di romanzi di Dickens stesso che vi forniranno una descrizione dei bassifondi di Londra molto più viva e vibrante della scolastica imitazione che ne fa Simmons.
Inoltre, il Collins di Simmons non è altro che una figura mediocre, petulante, codarda e rovinata dalle malattie veneree e dalla dipendenza dal laudano (cosa probabilmente vera) oltre che rosa dall'invidia verso l'amico-rivale di maggior successo, il quale, a sua volta, attraverso gli occhi gelosi di Collins appare come un bambinone ipocrita e borioso con un ego grande come l'intera Inghilterra (anche questa cosa probabilmente un po' vera). La rivalità fra i due viene ridotta a battibecchi fra due arroganti egocentrici e la narrazione, già lenta, ne soffre. Dell'angoscia che l'autore vorrebbe evocare non vi è quasi traccia anche perché del personaggio chiave, il diabolico Drood, Simmons si dimentica per decine e decine di pagine di fila, senza contare che la risoluzione di questo delirio onirico che dovrebbe mantenerci svegli nei nostri letti la notte è palese fin dalle prime pagine per chiunque voglia ricordare che il naratore ingurgita bottiglie di laudano come fosse acqua minerale.
Questo è il terzo romanzo che leggo collegato o ispirato dall'opera incompiuta di Dickens, includendo Il ladro di libri incompiuti di Matthew Pearl e Il mistero di Edwin Drood riveduto e completato da Leon Garfield, ed è sicuramente anche il più deludente, il che è tutto dire se si considera che il libro di Pearl era stato un potentissimo sonnifero. Dickens era sicuramente un romanziere pieni di difetti ma ha creato personaggi e storie straordinarie, come sia possbile che coloro che decidono di ispirarsi a lui producano solo schifezze proprio non si spiega. Sarà il desiderio di emulazione senza averne il talento, sarà l'idea che i lettori sono una manica di ignoranti che non possono leggere un romanzo ambientato nell'800 senza subire una conferenza scritta sull'epoca vittoriana, fatto sta che sto seriamente considerando di abbandonare tutte le speranze e curare la mia astinenza da Dickens rileggendo le sue opere per l'ennesima volta.
Giudizio:
+1stella+Dettagli del libro
- Titolo: Drood
- Titolo originale: Drood
- Autore: Dan Simmons
- Traduttore: A. Tagliavini
- Editore: Elliot
- Data di Pubblicazione: 2010
- ISBN-13: 9788861921573
- Pagine: 817
- Formato - Prezzo: Rilegato - Euro 14,60
Pensavo di essere stato l'unico a trovare il romanzo oltremodo noioso.
Mah, ho letto diversi commenti entusiati, io raramente ho letto un libro così noioso.
In compenso Collins, il protagonista, è di un'antipatia unica.
Io già avevo odiato "La donna in bianco", questo libro sicuramente non mi ha aiutata a riconciliarmi con Collins, mi auguro nella vita reale fosse un po' meno insopportabile.
A me è piaciuto molto ... i gusti ...
Qualcuno sa indicarmi dove è sepolto Edward Morgan Forster? grazie
Sbrino, E.M Forster e' sepolto a Canley, in Inghilterra.
non dovrebbe esserti consentito scrivere recensioni. veramente.
Complimenti per la tolleranza dimostrata verso un'opinione diversa (immagino) dalla tua.