24 maggio 2013

Shadowhunters: le origini - Cassandra Clare

Quando Tessa Grey attraversa l'oceano per ritrovare il fratello nell'Inghilterra Vittoriana, qualcosa di terrificante la attende nel Downworld di Londra. Rapita dalle misteriose Dark Sisters, membri di un'organizzazione segreta chiamata il Pandemonium Club, Tessa presto scopre di avere il potere di trasformarsi in un'altra persona. Il Magister, l'oscura figura alla guida del club, non si fermerà di fronta a nulla perché il potere di Tessa finisca nelle sue mani. Braccata e senza amici, Tessa trova rigufio fra gli Shadowhunters, guerrieri il cui scopo e liberarre il mondo dai demoni. Presto ella si scopre affascinata, e divisa, da due migliori amici:James, la cui fragile bellezza nasconde un segreto mortale,e Will, il cui umore imprevedibile tiene tutti a distanza. Mentre la loro ricerca li conduce al centro di un complotto che minaccia di eliminare tutto gli Shadowhinters, Tessa si rende conto che dovrà scegliere tra la salvezza di suo fratello e aiutare i suoi nuovi amici a salvare il mondo...e che l'amore potrebbe essere la forma di magia più pericolosa di tutte.

Recensione

Finalmente Cassandra Clare è riuscita a concludere una delle mille saghe che dal 2007 in avanti ha iniziato a produrre a ciclo continuo. A fine marzo è stato infatti pubblicato Clockwork Princess, il terzo e ultimo capitolo della trilogia The Infernal devices, conosciuta in Italia come Shadowhunters: Le Origini, in quanto prequel della saga bestseller Shadowhunters (The Mortal Instruments) arrivata a contare cinque libri (più uno, l'ultimo si spera, previsto per il 2014) e di cui vi avevamo già parlato in una nostra recensione.
Tornando ai nostri Infernal Devices: bell'idea quella del prequel. Bella l'idea di raccontare da dove arrivano gli Shadowhunters, qual è la storia dei Lightwood e degli Herondale, chi ha fornito ai cacciatori di demoni alcune fra le loro armi più preziose e come gli eventi del passato si intersecano con la storia raccontata in Città di ossa e seguiti vari.
Un po' meno bella l'idea di realizzare questo prequel semplicemente prendendo gli eventi di Shadowhunters e spostandoli indietro di cent'anni e a est di qualche migliaio di chilometri. Invece dello scenario urban fantasy della New York contemporanea, infatti, ci troviamo ora nella Londra Vittoriana; per il resto abbiamo di nuovo un'eroina dai poteri fuori dal comune che all'inizio del racconto si crede una ragazza normale e ignora qualsiasi cosa del mondo dei cacciatori di demoni, un protagonista maschile ribelle, tormentato e con una spiccata propensione al sarcasmo e naturalmente il terzo vertice del triangolo amoroso costituito dal bravo ragazzo di turno, questa volta migliore amico di lui, invece che di lei. E poi naturalmente c'è un supercattivo che vuole distruggere l'intera razza degli Shadowhunters e per farlo è disposto a scendere a patti con gli inferi seminando morte e distruzione sul suo cammino.

Ora, prima che i fan della saga procedano con la mia decapitazione voglio puntualizzare che, data questa premessa, il racconto si sviluppa poi in modo indipendente e sufficientemente interessante con dei tentativi di dare all'opera tinte di horror gotico che ben si adattano all'ambientazione ottocentesca e che riescono a seminare qualche scossa di adrenalina qua e là; tuttavia la ripetizione di uno schema già noto nella scelta dei caratteri e delle dinamiche dei personaggi principali è evidente e deludente. Uno degli aspetti di maggior interesse del racconto è il mistero sulle origini della protagonista, Tessa, arrivata a Londra da New York alla ricerca del fratello convinta di essere una ragazza come tutte le altre e destinata a scoprire nel peggiore dei modi di essere una creatura unica dotata di un potere prodigioso che però la farà sentire più un mostro che un essere umano. A essere onesti questa mi è anche sembrata l'unica caratteristica interessante della povera Tessa, che, nel complesso mi è parsa piuttosto insipida e dal carattere indefinito, cosa a cui l'autrice tenta di rimediare ricordandoci più volte che Tessa ama leggere e conosce Le due città a memoria. Un po' pochino a mio parere.

Va meglio con i due protagonisti maschili, anche se il tormentato Will è di fatto una versione un po' più selvaggia del buon Jace di Città di ossa (e sì, lo so che sono parenti ma questo non giustifica la creazione di personaggi fotocopia!) mentre il mite Jem, per quanto sinceramente adorabile, sconfina spesso nel troppo buono per esser vero.

Ciò che più mi ha spinta alla lettura di questo prequel, tuttavia, è stata l'ambientazione nella Londra vittoriana che purtroppo si è rivelata uno degli aspetti più deludenti della saga. Qui, infatti, emergono tutti i limiti della Clare come scrittrice che per realizzare uno scenario convincente pensa di potersela cavare facendo utilizzare di tanto in tanto ai suoi personaggi parole "desuete" pescate direttamente dal dizionario dei sinonimi mentre l'eroina si dibatte brevemente sull'opportunità di rivolgersi ad un giovane con eccessiva familiarità scandalizzandosi opportunamente di fronte a espressioni eccessivamente colorite. Tocco finale la malattia che consuma il povero Jem che sarà anche dovuta alla'attacco di un demone ma assomiglia incredibilmente a quella terribile "consunzione" che ha portato alla tomba tante tragiche, esili e infinitamente buone eroine dei romanzi d'appendice ottocenteschi. Londra, inutile dirlo, sembra uscita direttamente dalle pagine di quelle guide super compact adatte per un week end nella capitale inglese: c'è la pioggia, c'è la nebbia e c'è il ponte di Blackfriars dove i nostri eroi si trovano a passare ogni volta che mettono il naso fuori di casa, non importa da dove arrivino o dove siano diretti. Capisco che il ponte abbia un nome suggestivo ma in una città che supera il migliaio di km quadrati possibile che succeda sempre tutto a Blackfriars?

Tutto considerato il problema di base è che la Clare è più un'autrice di fan fiction che una vera romanziera: prende personaggi già noti e poi scatena la fantasia inventando ostacoli insormontabili e intrecci a volte tirati un po' per i capelli perché i suoi eroi soffrano la giusta dose di dramma e angoscia prima che tutto si risolva per il meglio.

Questo è soprattutto vero nel secondo e terzo capitolo della trilogia in cui la vicenda iniziata in Clockwork angel con risultati discreti si sfilaccia sempre più: i personaggi secondari si moltiplicano insieme ai voltafaccia del destino, il comportamento del cattivo si fa meno coerente e soprattutto l'autrice riesce a trascinare tutti verso un happy ending gradito ma onestamente tanto improbabile da sembrare infantile. Peccato, perché la Clare dimostra spesso di essere dotata di una certa grinta che le permette di narrare eventi anche brutali e disturbanti e di infarcire il suo racconto di dialoghi brillanti e divertenti, segni di una personalità più arguta di certe casalinghe mormone improvvisate scrittrici di nostra conoscenza; manca però la maturità e la serietà per scrivere di personaggi veramente originali e a tutto tondo oltre che per gestire una trama adulta complessa in tutte le sue implicazioni, che non tema di lasciare qualche vittima per strada e che susciti qualche discussione più significativa di "Team Will o Team Jem?".


Giudizio:

+2stelle+

Shadowhunters - Le origini (The Infernal Devices series)
  • L'angelo (Clockwork Angel, Mondadori 2011, 474 pag.)
  • Il principe (Clockworck Prince, Mondadori 2012, 495 pag.)
  • Clockwork Princess (Margaret K. McElderry Books, Marzo 2013, uscita prevista in Italia Giugno 2013)

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