27 aprile 2013

Un maledetto freddo cane - Luca Palumbo

Matteo Furst, trentenne precario, si trasferisce a Roma da un piccolo paese sulle sponde del Volturno, per lasciarsi alle spalle una famiglia difficile ed evitare la morte per noia nel suo verde nulla molisano; così Matteo si ritrova a lavorare sui pullman della Solidarietà, in cui trovano riparo la notte i senzatetto della città. E’ l’inverno dell’emergenza freddo, annata 2007-2008 e sui pullman si incrociano le vite di barboni alcolizzati, stranieri in cerca di una vita migliore, italiani senza lavoro, ragazzini fuggiti da guerre che abbiamo dimenticato. Gli operatori sociali dei pullman si muovono tra fetori di vomito, denti marci e alcol di scarsa qualità distribuendo coperte, tè e biscotti per alleviare il disagio degli utenti. La precarietà è il filo conduttore dell’intero romanzo che si dipana non soltanto attraverso le vite dei disperati e degli emarginati che dormono sui pullman, ma tocca anche gli operatori sociali con i loro contratti a progetto, i pagamenti irregolari e l’affitto da pagare; paradossalmente i frequentatori dei pullman sella solidarietà si mostrano più forti di Matteo nell’affrontare le difficoltà della loro vita e nel trovare una via d’uscita. Matteo, invece, deve combattere contro i fantasmi del passato che, in alcuni casi, si esprimono attraverso la Voce di Dio, una barbona che riesce a dare forma e contenuto alle paure di Matteo.

Recensione

Un maledetto freddo cane è un romanzo scorrevole che si legge con facilità. Le descrizioni hanno la nitidezza di un’inquadratura cinematografica e i personaggi che si muovono nelle varie scene hanno una forza tale da balzare fuori dalla cornice in cui l’autore li ha inseriti. I personaggi che più mi sono piaciuti sono i comprimari che quasi sempre riescono a rubare la scena a Matteo, il quale invece appare ripiegato su se stesso in una ripetizione di comportamenti (ubriacarsi, farsi ammazzare di botte, inseguire fantasmi) che alla fine rischiano di annoiare. Più vario, invece, è il materiale con cui sono costruiti i personaggi minori: Sofia (la bella moldava di cui si invaghisce Matteo), Marian e Mohammed (immigrati con cui Matteo divide l’appartamento), Tonino, Massimo, Bellezza, Yussef, Pietro (alcuni degli emarginati che frequentano i pullman della Solidarietà). Non si fatica a immaginarli reali, magari raggomitolati nella sala d’aspetto della Stazione Ostiense oppure a spacciare o prostituirsi in uno qualsiasi degli angoli di Roma, approfittando del buio e dell’indifferenza di chi passa diritto senza provare la minima curiosità verso ciò che lo circonda. Queste figure spiccano contro uno sfondo delineato con la medesima vivacità dei personaggi che in esso si muovono: gli odori sgradevoli che fanno da sottofondo all’intera vicenda (dalla puzza che aleggia sul pullman all’onnipresente olezzo di cipolla fritta che accompagna i risvegli di Matteo), il freddo umido che penetra sin dentro le ossa dei barboni e degli operatori, la sporcizia che la magnificenza di Roma non riesce a nascondere.

L’intero romanzo sembra dire che la precarietà è una condizione generale (non solo i barboni che usufruiscono dei pullman della Solidarietà ma anche gli operatori) poiché non riguarda solo le condizioni materiali ma anche l’atteggiamento che si ha nei confronti della vita. Matteo è il più precario di tutti perché non riesce a trovare un equilibrio tra passato e presente, tra le vicissitudini della sua famiglia di origine e i suoi timori di non riuscire a delineare un percorso di vita originale, rompendo quello che gli appare come un destino ineluttabile di povertà a cui non può, o non vuole, sottrarsi. Ma la precarietà, sembra dirci Luca Palumbo, è anche opportunità perché rappresenta la possibilità dell’imprevisto e della novità.

Il finale, a mio parere, è la parte più debole dell’intero romanzo (e la ragione principale della valutazione di tre stellette): frettoloso e buonista, non si capisce come riesca Matteo a superare le difficoltà che lo bloccano e lo spingono ad agire in maniera autodistruttiva. E’ come se, tra l'ultimo e il penultimo capitolo, l’autore si fosse dimenticato di inserirne altri, forse i più interessanti perché avrebbero aiutato Matteo ad assumere un carattere più delineato che avrebbe rimesso in secondo piano gli altri personaggi i quali, invece, gli rubano la scena ogni volta che compaiono.

Giudizio:

+3stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: Un maledetto freddo cane
  • Autore: Luca Palumbo
  • Editore: Lorusso Editore
  • Data di Pubblicazione: 2012
  • ISBN-13: 9788890493621
  • Pagine: 276
  • Formato - Prezzo: Brossura - € 12,00

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