In una località di mare una ragazza stringe amicizia con un pittore la cui unica vera passione è accendere falò sulla spiaggia. Qual è la forma del fuoco? Quale il modo di ottenere un fuoco veramente libero?
Recensione
Il terremoto di Kobe del 1995 fa da cornice a questo smilzo gruppo di racconti, in cui Murakami, prima del successo raggiunto sulla scena letteraria internazionale con Kafka sulla spiaggia, lascia una sintesi della sua scrittura, quando ormai la maturità espressiva è assodata.
Elementi autobiografici sono presenti nel ricordo indiretto e discreto, ma sempre presente, di Kobe, la sua città di infanzia e adolescenza, duramente colpita dal sisma del '95, la cui memoria forse si sovrappone, almeno a una certa distanza, con quella delle altre catastrofi che si sono abbattute anche di recente sull'arcipelago giapponese.
In particolare, nel racconto sull'amicizia tra un pittore, dedito ad accendere sulla spiaggia dei falò ma solo con pezzi di legna restituiti dall'oceano, e una ragazza fuggita da casa, emerge il tema dell'accento dialettale tipico del Kansai, la regione di Kobe.
Eppure il ricordo del trait d'union di questi racconti è sempre e soltanto appena accennato, quasi sottinteso, forse per una forma di pudore rispetto alla tragedia che ha colpito la città o per l'estrema frequenza con cui queste vicissitudini si ripetono sul suolo del Sol Levante. Di fatto però l'onnipresenza di questo ricordo fornisce il tratto unitario dei racconti e, per quanto rimanga sullo sfondo, richiama sempre nel lettore una sorta di visione universale, un inquadramento comune, un legame invisibile per storie che di per sé non hanno alcun punto di contatto, né per il tema né per i personaggi.
Invece il terremoto costituisce il fil rouge della raccolta, insieme a stile e contenuto, entrambi piatti e lineari, quasi monotoni. Emblema di questa scelta è il protagonista del racconto più affine al meraviglioso, 'Ranocchio salva Tokyo': Katagiri, normalissimo e banalissimo bancario di mezza età calvo e con pancetta, riceve la visita di un essere sovrannaturale, Ranocchio appunto, che gli chiede di aiutarlo nella battaglia contro un lombrico che vive sotto la metropoli per impedirgli di causare un terremoto di proporzioni inimmaginabili.
Anche in questo caso la paura atavica, quasi ancestrale, delle attività telluriche condiziona a fondo la narrazione, sospesa tra dimensione onirica e realtà.
La stessa atmosfera di sospensione e di attesa, declinata in varie sfumature, a volte spasmodica, a volta malinconica, a volte angosciata, ricorre in tutti i racconti: alcuni, oltre a presentare trame semplici e scarne - si tratta di un viaggio geografico ed esistenziale insieme, di un pedinamento notturno, di scene di vita famigliare tra amici -, non hanno neppure una vera conclusione ma si risolvono in un finale aperto, senza catastrofi né catarsi.
Preludono in qualche modo ad altro, ma il loro essere piani, nello stile e nello svolgimento, è una cifra stilistica, come se sotto la crosta del quotidiano si celasse sempre dell'altro, che non desta mai stupore o reazioni incontrollate, ma va affrontato con la consapevolezza che i bisogni, i pensieri e le azioni degli esseri umani sono sempre gli stessi.
Con lo stesso coraggio, verrebbe da pensare, con cui il popolo giapponese è uso affrontare i movimenti che da sempre, sotto la crosta terrestre, agitano il loro suolo e le loro vite.
Giudizio:
+3stelle+ (e mezzo)Dettagli del libro
- Titolo:Tutti i figli di Dio danzano
- Titolo originale: Kami no kodomotachi wa mina odoru
- Autore: Haruki Murakami
- Traduttore: Giorgio Amitrano
- Editore: Einaudi
- Data di Pubblicazione: 2005
- Collana: L'arcipelago
- ISBN-13: 9788806178130
- Pagine: 155
- Formato - Prezzo: Brossura - Euro 12,00
Ciao a tutti! ho una domanda, e spero che qualcuno mi possa rispondere! ho notato che in tutto il libro c'è elemento che si ripete sempre: l'orso. E allora mi domando e dico: perchè? è un elemento simbolico o solo un vezzo dell'autore?
grazie mille,
ale.