19 aprile 2013

Tell the wolves I'm home - Carol Rifka Brunt

1987. C'è solo una persona che capisca veramente la quattordicenne June Elbus, e questa è suo zio, l'acclamato pittore Finn Weiss. Timida coi coetanei e distante dalla sorella maggiore, June riesce a essere veramente se stessa solo in compagnia di Finn; egli è il suo padrino, il suo confidente ed il suo migliore amico. Perciò quando lui muore, ancora giovane, a causa di una malattia che la madre di June a malapena riesce a pronunciare, il mondo di June è stravolto. Ma la morte di Finn porta a sorpresa una nuova conoscenza nella vita di June, qualcuno che l'aiuterà a superare il lutto e a mettere in discussione ciò che sa su Finn, la sua famiglia e perfino se stessa.

Recensione

Non potevo fare a meno di chiedermi perché le persone stessero sempre facendo ciò che odiavano fare. E' come se la vita fosse un tunnel che va restringendosi. Quando nasci, il tunnel è enorme. Potresti diventare qualunque cosa. Poi, proprio l'istante dopo la nascita, il tunnel si è già ristretto della metà. Sei un maschietto, e già è sicuro che non diventerai mamma e molto probabilmente nemmeno un estetista o un insegnante d'asilo nido. Poi inizi a crescere e qualcosa che fai restringe il tunnel ancora di più. Ti rompi un braccio scalando un albero e già puoi dimenticarti di diventare un lanciatore di baseball. Sbagli un esame di matematica e le tue speranze di diventare scienziato sono cancellate. E così via attraverso gli anni che passano finché non sei incastrato. Diventerai magari un panettiere o un bibliotecario o un barista. O un contabile, come i miei genitori. Ed eccoti lì. Immagino che il giorno della nostra morte il tunnel sarà così stretto, ci saremo dovuti strizzare in così tante scelte obbligate che ne verremo semplicemente schiacciati.

Voglio parlarvi di una piccola perla in cui sono incappata curiosando fra le centinaia di "bilanci di fine anno" che popolano la rete tra dicembre e gennaio, sebbene i lettori italiani dovranno aspettare ancora qualche mese prima che la casa editrice Piemme pubblichi il romanzo nella nostra lingua. Negli Stati Uniti, dove è uscito nel giugno del 2012, è diventato in poco tempo un fenomeno editoriale ottenendo successo sia di critica che di pubblico, fatto particolarmente notevole se si pensa che si parla di un romanzo d'esordio e che non si tratta del solito fantasy/young adult.

Nonostante infatti la protagonista e voce narrante sia una ragazzina quattordicenne e l'opera rientri di diritto nella categoria delle "coming-of-age novels" che spopolano tra i lettori statunitensi, il romanzo è sicuramente destinato ad un pubblico adulto, sebbene l'autrice tratteggi la personalità dell'adolescente June con tale abilità e precisione che molti lettori in questa fascia d'età non faticheranno a identificarsi in lei.
Dei suoi coetanei June condivide l'insicurezza, il timore di non essere accettata, la difficoltà di trovare un proprio posto nel mondo ma anche l'egoismo e l'incapacità di percepire pienamente le sofferenze altrui perché troppo concentrata sulle proprie. Laddove molti adolescenti reagiscono a questo tumulto di sensazioni con arroganza e sfida, June si lascia emarginare dalla propria vulnerabilità, godendo in un certo qual modo della sensazione di sicurezza che il suo essere un'outsider le dà e trovando conforto nell'unico essere umano che sembra comprendere ed apprezzare la sua unicità: lo zio Finn.

Questo è ciò che significa essere timidi. Come se la mia pelle fosse troppo sottile, la luce troppo forte. Come se il posto migliore dove poter stare è un tunnel nelle oscure e fredde profondità della terra. Qualcuno mi fa una domanda e io lo fisso, il viso inespressivo, il mio cervello impantanato nel tentativo di trovare qualcosa di interessante da dire. E alla fine, tutto ciò che riesco a fare è annuire o scrollare le spalle, perché la luce dei suoi occhi che mi guardano, in attesa, è semplicemente troppo da sopportare. E all'improvviso è finita e al mondo c'è una persona in più che pensa che sono un totale e completo spreco di spazio.
Con i suoi coetanei June condivide anche un'altra frequente caratteristica: ha una cotta impossibile per un uomo molto più grande, a cui si aggiunge l'imbarazzo dovuto al fatto che quest'uomo è proprio lo zio. Purtroppo la ragazza è costretta a venire a patti con la realtà che la circonda nel modo più brutale, quando scopre che l'adorato Finn è malato di AIDS ed è in punto di morte.
La scomparsa di Finn lascia June in uno stato di profondo smarrimento, il dolore e il senso di abbandono acuiti dalla lontananza affettiva dei genitori, distratti dal lavoro, e dal deteriorarsi dei rapporti con la sorella Greta, la quale sembra incapace di proferire qualcosa che non sia una crudele cattiveria. Neppure il contesto sociale aiuta a sminuire il senso di isolamento della protagonista: siamo nel 1987, l'AIDS è ancora la "peste dei gay", la "cosa" di cui nessuno vuole parlare e verso la quale medicina e istituzioni non hanno ancora capito come comportarsi, lasciando malati e i loro familiari da soli a gestire la curiosità e l'ostracismo legati alla malattia.

Questo tuttavia non è un libro sull'AIDS o sull'accettazione omosessualità, per quanto questi due fattori contribuiscano splendidamente a creare la cornice in cui la storia si sviluppa, caratteristica che ho particolarmente apprezzato perché differenzia il romanzo dalla maggioranza delle opere a tematica lgbt attualmente in circolazione. Questo è essenzialmente un libro sull'amore, sia esso quello fra due amanti, fra fratelli o fra genitori e figli, sulla sua profondità e sui suoi limiti, su quanto male si possa fare alle persone che amiamo quando esse, seppur involontariamente, ci feriscono.

Ho ripensato ai diversi tipi di amore che esistono al mondo. Me ne vengono in mente dieci senza nemmeno rifletterci. Il modo in cui i genitori amano i figli, il modo in cui ami un cucciolo o un gelato al cioccolato o il tuo libro preferito o tua sorella. O tuo zio. Ci sono questi tipi d'amore e poi c'è quell'altro genere. Quello in cui ti innamori.

Quando June scopre che non era l'unica ad avere un posto speciale nel cuore di Finn poiché per anni le era stata nascosta l'esistenza del compagno dell'uomo, Toby, ostracizzato dalla famiglia perché ritenuto responsabile della malattia di Finn, in lei si mescolano delusione, imbarazzo, rabbia ma anche gioia per aver trovato qualcuno con cui condividere le memorie dello zio. L'amicizia clandestina con Toby, portata avanti superando gli scogli della diffidenza e della gelosia, aiuta June ad imparare ad accettare se stessa e i propri sentimenti oltre che a gestire il proprio dolore aprendo gli occhi su quello degli altri.

Non avevo idea di quanto il mio cuore fosse avido davvero.

La bellezza di questo romanzo sta nel suo essere estremamente toccante senza mai essere melodrammatico, nell'essere onesto senza essere sguaiato; tutti i personaggi sono meravigliosamente imperfetti, le loro emozioni palpabili per quanto descritte con delicatezza e sensibilità. Non aspettatevi grandi scene madri o catartiche conclusioni con il trionfo dei buoni, nulla viene urlato in questo libro, Carol Rifka Brunt racconta la sua storia con tono sommesso ma estremamente evocativo e coinvolgente in cui i personaggi parlano di sé attraverso piccoli gesti e grandi silenzi; l'intensità dell'amore di Finn per la sua famiglia e quello di Toby per Finn, l'enormità del sacrificio di entrambi traspaiono da ogni pagina senza che molto venga detto apertamente e meravigliosamente contrastano con il risentimento da cui si lasciano avvolgere della madre e della sorella di June. Se ve la cavate con l'inglese vi consiglio di cimentarvi nella lettura in lingua originale, il lessico non è particolarmente complesso ed eviterete di aspettare di passare attraverso il filtro della traduzione che rischia di banalizzare la semplicità dell'opera.

Giudizio:

+4stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: Tell the wolves I'm home
  • Autore: Carol Rifka Brunt
  • Editore: Random House
  • Data di Pubblicazione: Giu 2012
  • ISBN: 9780679644194
  • Pagine: 355
  • Formato - Prezzo: Rilegato - 12,00 $

4 Commenti a “Tell the wolves I'm home - Carol Rifka Brunt”

  • Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
    21 aprile 2013 alle ore 03:05

    Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

  • 24 dicembre 2013 alle ore 14:00
    Lightblue says:

    ho appena finito di leggerlo in lingua e la tua recensione è davvero bella! Questo libro mi ha toccato nel profondo, per la sua capacità -come dici tu- di parlare in tono sommesso e delicato di temi tanto complessi!

  • Questo commento è stato eliminato dall'autore.
    24 dicembre 2013 alle ore 14:01
    Lightblue says:

    Questo commento è stato eliminato dall'autore.

  • 24 dicembre 2013 alle ore 14:16
    Valetta says:

    Sono felice che ti sia piaciuto,era stato davvero una bella scoperta per me!

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