L'autore
Nicola Lecca (Cagliari, 1976) è uno scrittore nomade che ha
abitato a lungo a Reykjavík, Visby, Barcellona, Venezia, Londra, Vienna e
Innsbruck.
La sua raccolta di racconti Concerti senza Orchestra (Marsilio 1999) è stata finalista del premio Strega.
All'età di ventisette anni ha ricevuto il premio Hemingway per la letteratura. Ha scritto, fra l'altro: Ritratto Notturno (Marsilio 2000), Ho visto Tutto (Marsilio 2003), Hotel Borg (Mondadori 2006), Ghiacciofuoco (Marsilio 2007) e Il corpo odiato (Mondadori 2009).
I suoi saggi filosofici L'amore perduto per l'attesa e Di quasi tutto non ci accorgiamo sono stati pubblicati in olandese dal Nexus Instituut di Tilburg.
Le sue opere sono presenti in quindici Paesi europei.
Il libro
A diciotto anni, Imi ha finalmente realizzato il suo sogno di vivere
a Londra. A bordo di un vecchio treno malandato ha lasciato
l'orfanotrofio ungherese dove ha sempre vissuto e, nella metropoli
inglese, si è impiegato in una caffetteria della catena Proper Coffee.
Il suo sguardo è puro, ingenuo e pieno di entusiasmo: come gli altri
orfani del villaggio di Landor, anche lui non permette mai al passato di
rattristarlo, né si preoccupa troppo di ciò che il futuro potrebbe
riservargli. Le tante e minuziose regole che disciplinano la vita
all'interno della caffetteria - riassunte nel Manuale del caffè cui i
dirigenti della Proper Coffee alludono con la deferenza riservata ai
testi sacri - gli sembrano scritte da mani capaci di individuare in
anticipo la soluzione a qualsiasi problema pur di garantire il completo
benessere di impiegati e clienti. La piramide gerarchica che ordina la
Proper Coffee sembra a Imi assai più chiara e rassicurante del complesso
reticolo di strade londinesi. Dovrà passare molto tempo prima che Imi -
grazie al cinismo di un collega e ai consigli della sua padrona di casa
- cominci a capire la durezza di Londra e la strategia delle regole
riassunte nel Manuale del caffè. Tanto candore finirà per metterlo in
pericolo: e sarà allora Morgan, il libraio iraniano, a prendersi a cuore
il destino di Imi, coinvolgendo nel progetto Margaret, una grande
scrittrice anziana e ormai stanca di tutto, ma ancora capace di
appassionarsi alle piccole storie nascoste tra le pieghe della vita.
L'intervista
1. La piramide del caffè è un libro che si legge tutto d’un fiato, eppure ha richiesto ben sette anni di lavoro. Come mai?
Considero ogni mio romanzo un’opera di artigianato. Ogni parola viene curata come la singola tessera di un mosaico. Ecco perché sono stati necessari sette anni di appassionato lavoro.
2. Uno dei principali argomenti del romanzo è il viaggio, e la ricerca di un proprio equilibrio in uno scenario sempre più globale. Da scrittore che vive all’estero, cos’è per te il viaggio? Com’è iniziato tutto?
Sono un collezionista di città: ne ho visitate quasi 300 e ho abitato per lungo tempo in almeno sette città europee. Il viaggio per me è diventato un modo di vivere, di conoscere, di completarmi e di confrontarmi con il mondo. Diceva Heidegger “vivere è incontrarsi col mondo”. Sono pienamente d’accordo con lui.
3. Una scrittrice che apprezzo molto e che ho già avuto il piacere di intervistare, Clelia Farris, condivide con te l’origine sarda: nel rispondere a una mia domanda, ha affermato che in quanto sarda non si sente mai parte di qualcosa. È così anche per te?
Essere sardo non può e non deve essere una limitazione: casomai un privilegiato punto di partenza.
4. Veniamo alle ambientazioni del tuo libro. Innanzitutto Londra: idealizzata inizialmente attraverso gli occhi ingenui di Imi, poi demolita colpo dopo colpo. Che rapporto hai avuto con la città?
Non ha molta importanza che rapporto abbia io con la città. I miei libri non sono mai autobiografici e credo che il loro eventuale valore letterario risieda anche in questo. Piuttosto racconto storie, personaggi: il loro rapporto con Londra è quello che conta davvero.
5. L’altra ambientazione fondamentale è l’Ungheria. Alla fine del libro l’hai svelato: ti sei rifatto a un orfanotrofio ungherese che hai personalmente visitato. Cosa ti ha portato in quel luogo, e cosa ti ha lasciato?
Ci sono capitato per puro caso e ho finito per trascorrervi circa 500 giorni. Quel luogo (triste solo all’apparenza) mi ha insegnato che la felicità non ha nulla a che fare con il possesso: ma che è uno stato d’animo molto più raffinato: possibile anche nella povertà.
6. Di personaggi pittoreschi, grottescamente reali, è pieno il tuo libro. Quali sono quelli che più hai amato, che più ti sei divertito a creare e caratterizzare?
Grottescamente reali. Esatto. Gli inglesi dicono “there is nothing as queer as folks” e hanno ragione. Mi ha divertito molto creare il personaggio della vicina di casa: chiusa in se stessa e terrorizzata dal mondo e dagli altri. Il mondo è pieno di gente come lei. Interessata solo a se stessa.
7. Un elemento stilistico che mi ha colpito è l’abbondanza dei due punti ripetuti. Strizzata d’occhio a Gadda? Ne approfitto per chiederti, quali sono i tuoi modelli, se ne hai, o comunque le letture che più ti hanno influenzato?
Non ho mai letto Gadda, né sapevo che usasse spesso i due punti. Avere modelli è pericoloso: si rischia di diventare la loro ombra sbiadita. Detto questo amo molto Stig Dagerman, Camus, Proust e Thomas Bernhard.
8. La piramide del caffè è il tuo sesto libro. Con il tuo romanzo d’esordio sei stato finalista al Premio Strega, e da allora hai ottenuto diversi riconoscimenti. Tutto questo come ha cambiato il tuo rapporto con la scrittura?
Mi ha dato la tranquillità economica necessaria a non avere fretta. A non dover pubblicare per forza un libro ogni anno pur di guadagnare dei soldi.
9. Sei un autore particolarmente attivo nel web. Grazie a Internet come hai modellato il tuo rapporto con i lettori?
Adoro interagire con i miei lettori, offrire loro l’attenzione e il rispetto che meritano. Ho scritto un post a riguardo, lo trovi nel mio blog: http://lapiramidedelcaffe.wordpress.com/2013/02/06/il-rapporto-scrittore-lettore/
10. Chiudiamo con una domanda di rito: progetti per il futuro?
Nessuna fretta, nessuna furberia editoriale e tante belle passeggiate come mi ha insegnato il mio maestro Mario Rigoni Stern.
Riportiamo i link alle tante "web-case-fra-le-nuvole" dell'autore:
Official website: www.nicolalecca.it
Pinterest: pinterest.com/nicolalecca
Twitter: twitter.com/nicolalecca
Fb: www.facebook.com/pages/nicola-lecca/145140455496779
Youtube: www.youtube.com/user/fansclubnicolalecca
Anobii: www.anobii.com/adreamer/books
0 Commenti a “Intervista a Nicola Lecca, autore di "La piramide del caffè"”
Posta un commento