Recensione
Un caro amico, passeggiando per le bancarelle di Porta Portese, mi ha consigliato questo romanzo di E. C. Tubb, un prolifico autore di fantascienza britannico scomparso di recente (nel 2010), a me fino ad allora assolutamente ignoto. Non essendo uno di quegli autori "ripescati" successivamente dall'editoria "seria" o giunti alla fama attraverso le versioni cinematografiche (anche se il nostro fu autore delle sceneggiature di molti episodi di "Spazio 1999", una delle migliori serie di fantascienza, da me seguita con un certo interesse sui teleschermi nazionali alcune decadi fa), ho accettato di correre il rischio di una possibile delusione, spinto più che altro da una certa curiosità per le sue origini britanniche (avendo un certo debole per l'umorismo britannico). Devo quindi a lui la scoperta di questo romanzo, che altrimenti non sarebbe entrato nella lista delle mie letture.
Grazie a questa fortuita coincidenza ho avuto modo di leggere un romanzo veramente gustoso, ricco di invenzioni divertenti e strampalate (tra le altre, il manichino che corre sulla scrivania di Joseph P. Lincoln, direttore della famigerata PECE - Propaganda e controllo emozionale, o la riproduzione della Gioconda parlante che funge da segretaria nella stanza di Dale Orson Nelson Tulliver, il protagonista del romanzo e dipendente della PECE e poeta per diletto, oppure il busto parlante che offre i suoi eruditi consigli al direttore). Interessante anche l'espediente narrativo delle pillole che stimolano la loquacità, delle quali abuseranno alcuni personaggi femminili (una certa nota di misoginia risuona a tratti).
Al centro del romanzo, il bersaglio della satira, evidentemente, è il britannico "self-control", indotto attraverso farmaci dall'organizzazione di cui Dale è dipendente. Nel "retrobottega" del romanzo, pubblicato nel 1972, si intravedono le ombre della psicoanalisi, dell'utopia marxista e della contestazione giovanile del '68 (nei primi anni '70 ripensare la società nel suo complesso era considerato un imperativo categorico). Anche se queste suggestioni appartengono a una stagione ormai lontana, i temi toccati da questo romanzo breve rimangono sempre attuali. All'epoca l'uso e l'abuso degli psicofarmaci non era così diffuso come oggi (proprio nei primi anni '70 furono introdotte e messe in commercio le benzodiazepine per la cura di ansia e depressione). L'organizzazione presieduta da Joseph P. Lincoln fallisce nella sua missione. La violenza, rimossa per via farmacologica persiste nella mente degli umani. Lo stesso direttore della PECE arriverà alla conclusione, nelle ultime pagine del romanzo, che questa rimozione rappresenta solo una forzatura controproducente.
Tuttavia La corsa del manichino non va preso troppo sul serio. Molte trovate, alcuni dialoghi sono veramente divertenti. Scritto con mestiere, da un autore che ha al suo attivo più di 140 romanzi, La corsa del manichino è una lettura che col tempo non ha perso mordente, a differenza di molta fantascienza di quegli anni.
Giudizio:
+4stelle+Dettagli del libro
- Titolo: La corsa del manichino
- Titolo originale: Century of the Manikin
- Autore: E. C. Tubb
- Traduttore: M. Benedetta De Castiglione
- Editore: Mondadori
- Data di Pubblicazione: 1984
- Collana: Classici Urania
- Pagine: 129
- Formato - Prezzo: Brossura - Lire 3500
Due anni fa comprai (usato, Urania) "La macchina della fortuna" di Tubb: una scrittura spiritosa e piena di trovate, e un finale che lascia aperta la strada alle peggiori conseguenze :)
se mi capita lo compro. Coi vecchi urania è una lotteria per trovarli...