22 gennaio 2013

Fiamma e Tenebra: Le torri del potere - Alessandro Aghina

Il mondo conosciuto è circondato da una catena di monti invalicabili. Gli uomini, guidati dalla magia degli Antichi hanno costruito una società in cui gigantesche corporazioni si contendono il predominio. Ari, una giovane scout al suo primo incarico, viene coinvolta in un gigantesco complotto che mira a cancellare la società degli uomini. Dovrà affrontare sauri e maghi per scoprire un segreto che cambierà la storia del suo mondo. Primo libro della saga "Fiamma&tenebra".


Recensione

Le torri del potere è il primo capitolo di una nuova saga fantasy tutta italiana ad opera dell'esordiente Alessandro Aghina. Il genere in questione sta avendo un boom negli ultimi anni (Licia Troisi docet), i risultati sono tuttavia ancora un po' stentati e faticano a trovare una strada che li differenzi dalla grande tradizione anglosassone.

Alessando Aghina sicuramente fa qualche passo nella strada dell'emancipazione, proponendo un romanzo che mescola un'ambientazione classica del genere con una trama che vuole essere innovativa, coinvolgente e avventurosa, tuttavia il risultato ottenuto appare ancora acerbo e non del tutto convincente.

Il racconto si concentra sulle movimentate vicende di due protagoniste dal carattere opposto: la giovane Ari, scout di primo livello al servizio della Corporazione del commercio e l'esperta Ezri, donna dalla volontà di ferro a capo di una delle corporazione rivali. Le due appartengono a mondi diversi e nell'evolversi del racconto si troveranno su parti opposte delle barricate, trascinate dagli eventi in situazioni sempre più pericolose mentre attorno a loro infuria una violenta guerra le cui cause reali sono ben diverse da ciò che appare a prima vista. Complotti, voltafaccia e tradimenti sono dietro a ogni angolo e ben poco si può raccontare senza rovinare la sorpresa ai lettori.

Nonostante queste ottime caratteristiche mi pare manchi qualcosa in quest'opera d'esordio: una reale presa sulle emozioni del lettore, e ciò accade per svariati motivi. Il primo è la scelta, senza dubbio originale ma non molto felice, di incentrare il conflitto che lacera la terra di Saipang su cause prettamente economiche. Ammetto che si tratta di un mio limite e può essere che altri lettori non siano infastiditi dalla cosa ma, personalmente, trovo l'economia uno degli argomenti più noiosi che la mente umana abbia mai concepito, per cui i primi capitoli dell'opera che danno molto spazio all'analisi delle percentuali di diffusione sul mercato di questo o quell'altro minerale, le conseguenze che ciò genera sull'andamento dell'economia, gli alti e bassi dell'inflazione mi sono sembrati decisamente poco avvincenti. Per quanto si tratti di argomenti attualissimi e assolutamente realistici, in un fantasy hanno come risultato principale quello di togliere pathos al racconto, tant'è che si perde totalmente il senso dell'urgenza della missione di Ari e l'effettiva ragione dello scoppio del conflitto fra le corporazioni. Gli eventi infatti precipitano di punto in bianco, senza che il lettore ne abbia avuto il minimo sentore, né abbia ben capito per chi parteggiare, complice anche la scelta di chiamare le parti in causa con sigle un po' anonime e parecchio simili fra loro (CCI, CLC, CMT...).

La difficoltà nell'appassionarsi agli eventi è data anche dallo scarso interesse che suscitano le due protagoniste (e qui abbiamo il secondo motivo per cui Le torri del potere non mi ha particolarmente convinta), per lo meno per la prima metà del romanzo. Per quanto abbia apprezzato la scelta di due protagoniste femminili, entrambe coraggiose e di carattere, le due sono così stereotipate e poco approfondite psicologicamente che è davvero difficile capire che farne. Ari è la solita peperina dai capelli rossi, giovane e ingenua, di umili origini ma dal cuore grande, che, abbandonata dal padre ancora piccola, non nutre alcuna fiducia verso gli uomini (ma chissà perché finisce dritta fra le braccia del bellone di turno) e ha quindi l'irritante abitudine di pensare che ogni essere di sesso maschile che incroci il suo cammino sia pronta a portarsela a letto. D'altro canto, Ezri è l'esemplare perfetto della donna di potere, così come la vedono gli uomini: una ninfomane assatanata e anche parecchio isterica, con notevoli manie di grandezza e scarso senso pratico, alla fine inevitabilmente relegata al ruolo di pedina manovrata da poteri più grandi. Avesse l'autore prestato meno attenzione ai seni, culetti e testoline delle due donne e si fosse più concentrato sul farne personaggi complessi, a tutto tondo, forse sarei riuscita più facilmente a provare una qualche simpatia e un qualche interesse per il loro fato; così come sono ho iniziato a trepidare in qualche modo per la loro sorte solo a lettura inoltrata.

Questa superficialità nella gestione dei personaggi riguarda comunque tutte le figure che compaiono nell'opera e le relazioni tra di esse ne risentono, risultando affrettate e poco convincenti, vedi ad esempio la rapidità con cui Ari arriva a nutrire sentimenti di profondo affetto con il mago Rowan, con cui scambia a malapena poche parole, o l'immediata e ingiustificata familiarità con cui la ragazza viene trattata dal nobile Ek'tar o dall'Antico Daarf che, per essere un saggio eremita, è un po' troppo loquace e pronto a spiattellare la storia dell'universo alla prima ragazzina ferita che incontra.

La medesima genericità si riscontra anche nella descrizione dell'universo fantastico in cui il racconto è ambientato. La cornice degli eventi ricorda atmosfere a metà fra le realtà industriali di Asimov e il mondo di Star Wars. In particolar modo la terra di Saipang nella mia mente si è immediatamente associata a Tatooine, il pianeta natale di Luke Skywalker, con quella combinazione di siti tecnologicamente avanzati e inospitali distese desertiche, in cui convivono umani e misteriosi rettili da soma e mentre i maghi, unica presenza magica della storia, hanno diverse caratteristiche che ricordano quelle dei cavalieri Jedi. Questo almeno è quanto si deduce dai dettagli che l'autore lascia trasparire nel racconto, che sono pochi e non sempre chiari. Avendo appena finito di criticare un fantasy perché eccessivamente dettagliato (Le sorgenti del Dumrak), non intendo ora rimangiarmi quanto ho detto, anzi, sicuramente apprezzo un romanzo come Le torri del potere che lascia che il lettore scopra da solo le caratteristiche del mondo in cui si svolge la vicenda man mano che la storia procede. Tuttavia quando Aghina sposta l'attenzione sull'ambientazione lo fa con scarsa capacità descrittiva e un po' troppa banalità: il mondo da lui creato sa di già visto e al tempo stesso non è vivo, manca di fascino. Questo in parte è dovuto al fatto che l'autore deve ancora trovare un proprio stile, qualcosa che lo caratterizzi e dia corpo al suo modo di raccontare che è ancora un po' piatto e quasi "scientifico" nel modo in cui vengono affrontare le sequenze di guerra o di lotta che sono spesso un po' didascaliche. Si osserva inoltre una tendenza alla ricerca di un linguaggio "elevato", curato, che però troppo spesso lascia il passo ad uno stile quotidiano, colloquiale, non privo di ripetizioni e ingenuo in alcune espressioni (i vari "maledettamente" ad esempio suonano tanto bene nella bocca degli americani ma quando li diciamo noi sembrano sempre un po' falsi e artificiosi) che stonano particolarmente in un'opera fantasy, che viene così a mancare di quell'aura di mistero e misticismo che caratterizza .questo genere letterario.

Un po' più di attenzione andrebbe prestata alla tecnica narrativa: in generale il romanzo alterna i punti di vista di Ari ed Ezri, tuttavia a volte l'autore se ne scorda e nel bel mezzo del capitolo inserisce due o tre righe scritte dal punto di vista di un altro personaggio. Inoltre se si sta seguendo la narrazione dal punto di vista del personaggio, è perfettamente inutile che alcuni suoi pensieri vengano espressi in prima persona e virgolettati, ha molto più senso continuare con la narrazione in terza persona che già sta esprimendo i pensieri del personaggio in questione.

In conclusione definirei Le torri del potere un romanzo immaturo e a tratti un po' ingenuo e semplicistico, con però ampi margini di miglioramento, il che lascia ben sperare per i prossimi capitoli della saga.

Giudizio:

+2stelle+ (e mezzo)

Dettagli del libro

  • Titolo: Le torri del potere (Fiamma e tenebra #1)
  • Autore: Alessandro Aghina
  • Editore: Edicolors
  • Data di Pubblicazione: 2012
  • ISBN: 9788888929804
  • Pagine: 281
  • Formato - Prezzo: Brossura - 9,90 Euro

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