Iniziato il 2013, è tempo di bilanci: ma come si può istituire il bilancio di un anno di letture di più di dieci persone? Per rendere l'idea, un po' di numeri: quest'anno abbiamo recensito 186 libri, pubblicato 45 articoli di varia natura, e intervistato 13 autori.
Eppure, anche noi ci tenevamo a stilare una lista, sia pure rappresentativa, di libri che ci sono piaciuti particolarmente o che
particolarmente non abbiamo apprezzato. Pertanto, rappresentativamente, abbiamo selezionato in modo casuale quindici recensioni pubblicate quest'anno, secondo i criteri che seguono:
Il giocattolaio di Stefano Pastor - Fazi
Scrive Pythia:
Nel "Giocattolaio" ho trovato la solitudine che si respira in "Cam",
quella dell'emarginazione dei più deboli e dei quartieri difficili. Ho
trovato anche le stranezze del ricco filantropo della "Correzione",
quelle che fanno pensare che la vita vera non può conoscere situazioni
così surreali, ma che in fondo risultano credibili - perché vogliamo
crederci, perché ne abbiamo bisogno.
Anche in questo ultimo lavoro, Pastor
conferma il suo stile particolare, fatto più di dialoghi e azioni che di
descrizioni o riflessioni - fresco e spontaneo come la vita vera,
perché è così che conosciamo chi ci sta attorno, parlando e "facendo"
insieme. Se non fosse per l'argomento così duro, le 398 pagine
volerebbero in un soffio: ma il cuore non permette una lettura così
intensa, troppe emozioni, troppa crudeltà, in un'altalena di speranza e
disperazione.
Consigliatissimo.
Il racconto dell'ancella di Margaret Atwood - Ponte alle Grazie
Scrive Sakura:
Una storia narrata in prima persona a tinte vividissime che quasi elimina lo
scarto tra lettore e personaggio, tra realtà e finzione. Margaret Atwood,
scrittrice e militante femminista, crea un’opera straordinaria che pur
appartenendo al filone fantascientifico/distopico non si discosta poi troppo
dalle reali condizioni di vita delle donne mediorientali e anche dal modo in cui
i cattolici e i moralisti vorrebbero ridurre la figura femminile paragonando l’aborto a un assassinio e riducendo la
donna a moglie e madre.
Un romanzo da leggere e rileggere, un’immersione in una scrittura coinvolgente
e impeccabile (vera poesia in prosa), tutt’altro che esclusivamente femminile.
Il processo di Franz Kafka
Scrive Lorenzo Pompeo:
In verità Il processo è un mondo completo: ci sono descrizioni realistiche, verosimili, della vita di un qualsiasi ufficio, c'è un personaggio, il protagonista, col quale il lettore simpatizza immediatamente. Di questo fantomatico Josef K il lettore conosce tutto. Se non fosse per la vicenda del processo nel quale è coinvolto, la sua vita sarebbe del tutto ordinaria. Anche se lui non sembra avere nessuna colpa, eppure la colpa c'è, inafferrabile e misteriosa. Il processo è il romanzo nel quale è racchiusa un'intera esistenza, come un insetto custodito in un cristallo d'ambra. Probabilmente oggi un libro di questo genere non troverebbe un editore disposto a correre il rischio di pubblicarlo, anche perché non rientra in nesun "genere". Ma proprio per questo è un libro che va assolutamente letto.
La famiglia Moskat di Isaac Bashevis Singer - TEA
Scrive Polyfilo:
La ricerca della normalità e il dolore
della perdita attraversano le due generazioni centrali della famiglia
Moskat: la prima, quella di Meshulam, non arriva a vedere i cambiamenti
per limiti d'età e l'ultima, quella dei figli di Asa Heshel, non farà in
tempo a vivere appieno la tradizione. Le due centrali, quelle di Abram
Shapiro e Asa Heshel stesso, subiscono la tensione lacerante tra il peso
dell'eredità ingombrante dell'Ebraismo yiddish, che pervade la vita
fino al modo di vestirsi e di mangiare, e la voglia di praticare una
via, anche individuale, alla felicità, ribellandosi a matrimoni
combinati e riti ripetitivi e devoti.
In tutte le contrite e scoppiettanti
storie che Singer - insignito nel 1978 del Nobel alla letteratura come
cantore della civiltà yiddish - raccoglie nella 'Famiglia Moskat'
c'è il ritratto fedele e imparziale della vitalità di questo popolo,
assuefatto a pogrom e diaspore ma sempre reattivo, pronto a lasciare la
terra dei propri padri e a tornarvi poi per nostalgia.
Saggio sulla lucidità di José Saramago - Feltrinelli
Scrive Tancredi:
Allarme rosso, allarme rosso: romanzo a tesi individuato!
Un
allarme insistente ha risuonato nella mia mente sin dalle prime pagine
di questo romanzo. Proprio questo romanzo, che persino reca nel proprio
titolo la parola saggio (come del resto è nel titolo originale di Cecità),
scivola talvolta, ma senza mai perdere l'equilibrio, sul confine con il
romanzo a tesi. Il problema dei romanzi a tesi, è che non puoi
recensirli, a meno di provocarti consapevolmente uno sdoppiamento della
mente. Uno sdoppiamento, dunque, sarà necessario anche in questo caso.
Saggio sulla lucidità
è un romanzo bellissimo. Se un tale aggettivo superlativo non fosse
così brutalmente abusato nella lingua italiana, potrebbe bastare questa
sola frase a rendere giustizia al romanzo. Ma dovrei comunque spiegarne
le ragioni. Saggio sulla lucidità è il romanzo definitivo, il
romanzo della maturità: quei piccoli, invisibili, vaghi difetti che si
vorrebbe trovare negli altri romanzi di Saramago qui sono del tutto
assenti, è davvero un grandissimo romanzo, praticamente perfetto sotto
ogni punto di vista.
Il libro segreto di Shakespeare di John Underwood - Newton Compton
Scrive Valetta:
In effetti potete risparmiarvi di leggere questo romanzo in ogni caso, a meno che non abbiate forti problemi di insonnia conditi con un'elevata tolleranza per il ridicolo. Il romanzo di John Underwood (pseudonimo sotto il quale si cela Gene Ayres, preso a prestito dal nome di uno dei membri più celebri dei King's Man, la compagnia di attori alla quale apparteneva Shakespeare) riesce infatti a buttare alle ortiche un giallo praticamente già scritto grazie ad una scrittura piatta, banale e ripetitiva, una totale incapacità di costruire la benché minima suspence e la creazioni di dialoghi e situazioni surreali e assolutamente improbabili.
Cinquanta sfumature di grigio di E.L. James - Mondadori
Scrive Pythia:
Da un romanzo del genere c'è di cui
sentirsi profondamente offese - parlo al femminile perché al solito
siamo noi del gentil sesso a subire.
La protagonista è disponibile a
qualsiasi violenza pur di tenersi stretto il suo uomo: "devo fare buon
viso a cattivo gioco e accettare qualsiasi cosa decida di volere,
qualsiasi cosa decida di soddisfare". Perché l'amore guarisce ogni
ferita, l'amore porta la luce alla tenebra, l'amore salva. E allora
sculacciami, picchiami, ricattami, io sarò al tuo fianco e ti mostrerò
cosa è l'amore.
Ana, tesoro, lui è in terapia da anni e
ha ammesso di non conoscere altro amore che quello nato dalla sofferenza
(altrui). No, io lo salverò!
Cara, lui è un approfittatore che se ne
infischia della tua innocenza, ti prende la virtù senza capire il grande
dono che gli stai facendo e ti ricatta con i suoi giochetti. No, io lo
amo!
Bambina, tu sei diversa perché sei
l'unica che non è una vera sottomessa e questo lo stuzzica, non è amore.
No, lui è innamorato ma non lo sa!
Sotto scacco di Claudia Pintus - Davide Zedda Editore
Scrive Tancredi:
L'intera vicenda, a ben vedere, manca di
coerenza e credibilità: l'intenzione di raccontare un sogno d'amore,
sospeso tra realtà e favola, non può in alcun modo giustificare
l'incuria e la profonda incoerenza della trama, che procede con salti
improvvisi, trovate occasionali e un eccessivo ricorso al deus ex machina.
I dialoghi sono sovente stereotipati, le descrizioni insufficienti, il
romanzo manca persino di coerenza spazio-temporale: ore che trascorrono
da un rigo all'altro, spostamenti da una parte all'altra della città
alla velocità della luce (il più incredibile è il rapimento di Aziz:
steso da un pugno, in un appartamento a Londra, si risveglia il rigo
successivo in Egitto!).
Anche a livello stilistico, spiace dirlo, il romanzo lascia
profondamente insoddisfatti: lessico molto povero, narrazione
assolutamente scarna, accennata, mancanza assoluta di proprietà di
linguaggio, che si traduce fondamentalmente in una prosa paratattica,
fatta di frasi secche e brevi. Non per infierire, ma da un'autrice con
una formazione classica ci si aspetta qualcosa di più del mettere una
frase dietro l'altra senza errori grammaticali e ortografici.
Le buone intenzioni non bastano, insomma; spiace dirlo, ma non è così che si scrive un romanzo.
Nuotando verso la luna di Luisa Colombo - Youcanprint
Scrive Valetta:
Quella di Samanta e Alex è una storia abbastanza comune ai giorni nostri e proprio qui sta il nocciolo della questione. Spesso si sente dire che le storie semplici sono anche le più belle, questo libro però ci dimostra che le storie più semplici rischiano di diventare le più banali se non sono raccontate adeguatamente. Non fraintendetemi: l'amore è il più profondo dei sentimenti e rifarsi una vita dopo che il tuo mondo ti è appena crollato addosso è un'esperienza faticosissima ma in Nuotando sotto la luna poco traspare di queste emozioni perché tutto è soffocato dalla sterile cronaca degli eventi quotidiani che portano dalla simpatia all'amore (il primo incontro, la prima uscita, l'invito a cena...). Certo l'autrice ci dice che Samantha è prima triste, poi eccitata, poi impaurita, poi innamorata ma questi sono i normali passaggi che ognuno di noi compirebbe in una situazione simile, in un romanzo si cerca qualcosa di più, ci si aspetta che le emozioni vengano scandagliate più nel profondo, che emergano le contraddizioni, che il delicato passaggio dal dolore ad un nuovo amore venga affrontato con maggior approfondimento.
L'estate è finita di Rita Massaro - Absolutely Free
Scrive Sakura:
L’estate è finita narra
la stagione che segnerà la maturazione della protagonista femminile,
tentando di affrontare senza mai risultare convincente o esauriente i
temi della depressione, della responsabilità familiare, dei problemi del
Sud, dell’attrazione verso due poli opposti, delle difficoltà della
crescita, della tensione tra tradizione e modernità in un momento di
passaggio come gli anni Ottanta. Tanti ingredienti immessi alla rinfusa
nel calderone e conditi con una banalità che a volte ha
dell’imbarazzante.
Non si salva nemmeno lo stile, piuttosto sciatto, con una punteggiatura che ogni tanto vaga alla rinfusa e fastidiosissimi fin’ora. Un libro per donne che vogliono rilassarsi in spiaggia con una lettura scorrevole e per nulla pretenziosa.
Cani selvaggi di Helene Humphreys - Playground
Scrive Tancredi:
C'è qualcosa di puro e incontaminato in queste pagine: l'ardore santo
della libertà, che non può non essere selvaggia. Proprio come questi sei
cani selvaggi, abbandonati e allontanati per un motivo o per un altro,
rintanati in una foresta ai margini del mondo civilizzato, che decidono,
ogni sera, di ignorare i richiami dei loro padroni. Padroni che sono
altrettanto smarriti, abbandonati e allontanati: anche loro si spingono
con piena consapevolezza ai margini della città e della civiltà.
Cani selvaggi
è un romanzo sulla vita, sull'amore, sugli abbandoni e sui legami, in
un continuo gioco di specchi tra la vita dei cani, sempre più simili ai
lupi, e la vita umana: entrambe si poggiano su convinzioni che sono mere
concessioni. Un cane non è veramente fedele: però te lo lascia credere.
Il libro di Mush di Antonia Arslan - Skira
Scrive Mara:
Uno scritto breve ed intenso, Il Libro di Mush. Dopo aver trattato, nei primi due romanzi, la tragedia armena attraverso le vicissitudini della propria famiglia, con il terzo lo sguardo comprende l’intero Popolo, in quanto tale. L’idea di scrivere quest’opera, davvero preziosa, è nata in California in occasione dell’apertura di un’esposizione sul Popolo Armeno, cui l’Autrice aveva partecipato. Le vicende ivi rappresentate, le immagini, i colloqui con le persone presenti (negli USA vive una folta comunità diasporica), le loro sollecitazioni hanno fatto riemergere i ricordi dei racconti uditi tanti anni prima. E ne è scaturita la presente storia. Il Libro di cui si tratta è un manoscritto medievale (del 1202), consistente in una raccolta di omelie (Msho Charantir, cioè Omiliario di Mush), ornata di stupende miniature che ne fanno un tesoro inestimabile, composta all’inizio del XIII secolo nello scriptorium del monastero di Avakvank (presso Erzynka) su commissione di un sensibile mercante.
Acqua storta di L.R. Carrino - Meridiano Zero
Scrive Tancredi:
C'è chi ha il dono della parola, e con essa può fare a pezzi il mondo intero.
E'
il caso di questo breve romanzo: l'indicibile nell'indicibile,
l'omosessualità nella camorra. Lontano dalle luci del mastodontico
documentario di Saviano, Carrino sceglie la camorra, anziché per
indagarne i riti e i meccanismi, per raccontare una storia di amore e
di morte. Ed è una storia tutta italiana.
Quella di Acqua storta
è una sacra famiglia: l'incarnazione della più potente, antica e
implacabile istituzione italiana, un tumore che fagocita se stesso e
che vede nell'onore, più forte della carne, più forte del sangue,
l'unico modo per perpetuare se stesso.
Un giovane americano di Edmund White - Playground
Scrive Tancredi:
Ciò che colpisce ben presto il lettore è
soprattutto il grandissimo stile. Edmund White può vantare una
scrittura meravigliosa, un lessico ricchissimo, uno stile che si
compone in larga parte di metafore e analogie spietate.
Immensa è poi l'introspezione psicologica; la psicanalisi torna in
diverse forme nel romanzo, ponendosi, imponente, come lente
d'ingrandimento e chiave di lettura dell'intero romanzo, così da
rivelare, alla fine, un intreccio invisibile che unisce quelli che
sembravano episodi sconnessi, in ordine casuale.
Un monologo, un racconto, una confessione, soprattutto; Un giovane americano è un autoritratto che si fa a pezzi da solo, squarcia la tela e vi mostra tutto quello che c'è dietro.
Scrive Mara:
Il fulcro è costituito dalle vicende di cinque famiglie ebraiche -russi, italiani, francesi, ma non solo- che si sviluppano in un vasto intreccio, con svolte talora imprevedibili, dove tuttavia l’Autore riesce a far sì che chi legge non si perda, per così dire, tra le righe; anzi sia incoraggiato a proseguire, per immaginare, conoscere, scoprire ciò che accadrà nelle pagine successive. Sullo sfondo delle drammatiche vicende di quegli anni, della Grande Storia, nasce, cresce e si sviluppa "la Piccola Storia" dei protagonisti, dando così vita ad una narrazione corale scritta con profonda partecipazione, in uno stile incisivo, privo di retorica, talora ironico, scevro da certe minuziose descrizioni che spesso rischiano di distogliere l’attenzione del lettore.
Ringraziandovi ancora una volta - calorosamente - di averci seguito per tutto il 2012, ci auguriamo che continuerete a farlo anche quest'anno. I nostri buoni propositi? Continuare a offrirvi il meglio che possiamo, come sempre.
Il racconto dell'ancella mi aspetta sul comodino!
Buon anno!!!