Recensione
Dopo avermi folgorato con L'amante, Yehoshua se possibile mi folgora ancora di più con questo secondo romanzo della sua trilogia. Gli ambienti, le dinamiche, le tematiche e le scelte narrative e stilistiche sono le stesse del romanzo precedente, ma dentro c'è un intero mondo sì da poter concludere che sono due romanzi simili, ma anche due romanzi completamente diversi.
Il divorzio tardivo del titolo è quello del vecchio Yehudà, tornato in Israele solo per chiudere i rapporti con la moglie e la sua variegata famiglia; inutile dire finirà con lo stringere ancora di più quei legami. Come in una progressione gerarchica, la prima voce è quella del piccolo Gadi, nipote del vecchio, primo vero contatto umano di Yehudà in terra di Israele, appena destatosi dal sonno confuso del jetlag. Dopo di lui toccherà ai genitori, risalendo la gerarchia familiare, per poi estendersi a fratelli, zii, mogli, nuore e amanti.
Nette sono le coordinate spaziotemporali in cui si svolge la storia: i nove giorni che precedono la Pasqua. Esaltando il piacere dello sperimentalismo del primo libro, a ogni personaggio è associato un giorno e uno stile diverso, sì da restituire una summa narrativa che sembra voglia esser una summa della vita umana. Feroce come una testata è il flusso di coscienza che si impone all'inizio del romanzo, il cui affollarsi di pensieri rappresenta al meglio l'attività mentale del piccolo Gadi; un flusso di coscienza che, seppure annacquato, non scompare mai dalla pagina, configurandosi definitivamente come tratto caratteristico della scrittura di Yehoshua. I capitoli femminili sono i più tumultuosi, il flusso continuo di parole congestiona la pagina, si accanisce su se stesso e impone un ritmo frenetico e concitato. Altri capitoli si presentano, all'opposto, del tutto privi di un tale maelström narrativo, riducendosi a un dialogo botta e risposta tutt'altro che semplice e lineare; singolare è la scelta, nel capitolo dedicato a Rafael, di scrivere un dialogo omettendo però del tutto le risposte dell'altro interlocutore, lasciando che il lettore sprofondi in quei vuoti silenzi.
Non si pensi però che il piacere del gioco narrativo esaurisca la grandezza del romanzo. Non si può tacere la finezza dell'introspezione psicologica, incastonata nella cornice della complessa realtà israeliana; Yehoshua si muove dentro e fuori l'essere umano, in lungo e in largo Israele, tracciando la geografia dell'esistenza umana.
Nell'affollarsi di cose, pensieri, strade, emozioni mal identificate, sentimenti repressi, Yehoshua pone le coordinate della vita umana e impone la sua scrittura, la sua idea di letteratura. E quando fa dire a un suo personaggio: cose, oggetti, realtà fisica e solo dopo estrarne idee o simboli. Questa è letteratura, non si può che essere d'accordo.
Giudizio:
+5stelle+Dettagli del libro
- Titolo: Un divorzio tardivo
- Titolo originale: Gerushim Meuharim
- Autore: Abraham B. Yehoshua
- Traduttore: G. Sciloni
- Editore: Einaudi
- Data di Pubblicazione: 2005
- Collana: Einaudi Tascabili
- ISBN-13: 9788806173876
- Pagine: 362
- Formato - Prezzo: Brossura - 12,00 Euro
Oggi ho finito di leggere "Un divorzio tardivo " e mi sento ancora in quell'atmosfera calda e caotica che mi ha avvolta durante tutta la lettura del libro.E' stato come vivere nei vari personaggi, sentire le loro ansie e i loro pensieri . Un modo di scrivere straordinario quello di B. Yehoshua.
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