“La letteratura è il luogo in cui le cose e la loro perdita possono coesistere”
Biografia
David Grossman nasce il 1954 a Gerusalemme, da madre palestinese e padre di origine polacca. Fu il padre, bibliotecario, a trasmettergli la passione per la lettura: il suo più grande regalo, ricorda Grossman, è stato l’avergli fatto conoscere i libri di Sholem Aleichem. Il suo amore per lo scrittore fu tale da fargli vincere un concorso radiofonico: a soli nove anni inizia la sua carriera radiofonica. Il suo principale successo in questo campo è il programma radiofonico per bambini “Gatto nel sacco”, di cui è stato presentatore dal 1970 al 1984. Intanto studiava filosofia e teatro all’Università Ebraica di Gerusalemme e scriveva il suo primo romanzo, pubblicato nel 1983 e ripagato ben presto con il suo primo premio letterario.
Politicamente schierato a sinistra, si è sempre impegnato per una risoluzione pacifica del conflitto arabo-israeliano – un tema che affronta nei suoi romanzi e nella sua produzione saggistica, a partire da Il vento giallo (1987), un sofferto reportage sul confronto tra profughi e coloni nei campi in Cisgiordania. Come scrittore di romanzi è tradotto in 17 paesi e in Italia si è reso noto a partire da Vedi alla voce: amore; negli ultimi anni è stato dato più volte per vincitore del Nobel. E’ anche autore di libri per bambini e di un testo teatrale.
Vive a Gerusalemme con la moglie e tre figli. Tristemente noto è il caso della perdita di un figlio, Uri, ucciso durante il conflitto in Libano del 2006; un evento tragico che ha influenzato la sua scrittura e in seguito al quale Grossman ha accentuato la sua tenace opposizione, insieme ad altri scrittori, al conflitto e alla posizione del governo israeliano. Nel 2010 è stato coinvolto, insieme alla famiglia, nella repressione di una manifestazione di protesta contro le nuove occupazioni territoriali.
Opere
Il premiato esordio letterario è il romanzo Il sorriso dell’agnello (1983): quattro personaggi in cerca del senso dell’esistenza, prigionieri inevitabili di una terra perennemente occupata.
Privo di azione, è un romanzo intimo, la cui narrazione è frammentata nei quattro punti di vista dei personaggi. Grossman ha già chiaro cosa vuole fare della scrittura: conoscere gli altri dall’interno, come recita il titolo di un suo saggio. Alla stessa vocazione risponde il contemporaneo L’uomo che corre, unica raccolta di racconti dello scrittore, finora.
Esordio internazionale, soprattutto italiano, è Vedi alla voce: amore (1986). Dopo aver scritto il primo romanzo, a Grossman la letteratura si presenta come la necessità di parlare della Shoah. O, per meglio dire, di spiegarla. Nasce così un romanzo enorme, dall’architettura complessa, in cui brilla un primo sperimentalismo, nel quale l’autore cerca di spiegare la Shoah al figlio.
Grossman si troverà così bene a scrivere di bambini anche al di fuori della narrativa per l’infanzia, che molti dei suoi successivi romanzi avranno protagonisti giovani, bambini e adolescenti, colti nelle più delicate fasi di transizione della vita. Aharon, protagonista di Il libro della grammatica interiore (1991), è un ragazzino che rimane inchiodato all’infanzia, mentre vede il mondo intorno a sé mutare e crescere; non gli resta che rifugiarsi nel suo mondo interiore, un mondo fatto tutto di parole che obbediscono a una grammatica sua personale, a una specifica e individuale grammatica dell’anima. Ancora più sperimentale nello stile, Grossman osa e si spinge nel flusso di coscienza più esagerato, scrivendo un romanzo ancora intimo, stritolato in spazi chiusi. Ci sono bambini a zig-zag (1994), altro romanzo premiatissimo (anche in Italia), continua la scelta di un protagonista giovanissimo; con una improvvisa virata però abbandona le atmosfere delirante e psicologiche dei suoi primi lavori, concedendosi un romanzo più distensivo, fiabesco e avventuroso. Altrettanto fortunato è il più recente Qualcuno con cui correre (2000): dinamico, dalla complessa struttura spazio-temporale, con salti, flashback e due opposti punti di vista, è una bellissima storia di adolescenza, in cui l’amore salva davvero.
Di diverso tono, spesso, sono i romanzi con protagonisti adulti, di maggiore tendenza introspettiva e più legati alle vicende israeliane. Il mondo adulto ricompare in Che tu sia per me il coltello (1999): abbandonati i consueti protagonisti giovani, incastona al centro di un romanzo squisitamente psicologico due punti di vista adulti, un uomo e una donna, protagonisti di un amore epistolare sullo sfondo di una vita familiare intima, quasi morbosa nella sua raffigurazione.
Col corpo capisco (2003) raccoglie due novelle: la prima è una storia di gelosia più o meno immaginata raccontata da un uomo, la seconda, che dà il titolo al libro, vede la confessione di una madre alla figlia. Approdo dello sperimentalismo stilistico di Grossman, che si fissa definitivamente in un flusso di coscienza caratterizzato, a differenza di Joyce, da un’abbondante punteggiatura e dalla definitiva scomparsa delle virgolette nei dialoghi diretti; è ancora un libro profondamente intimo e lirico, dalla tangibile introspezione psicologica.
Bisogna aspettare ben cinque anni per leggere un suo nuovo romanzo, un’attesa che va dal 2003 al 2008: in mezzo c’è quel fatidico 2006, l’anno della morte dell’amato Uri, figlio prediletto. In questi anni Grossman scrive un romanzo mastodontico, con lo scopo di proteggere il figlio, militare di leva nel conflitto in Libano, nella cieca convinzione che continuando a scrivere il nuovo libro avrebbe mantenuto in vita il figlio. A un cerbiatto somiglia il mio amore (2008) è un romanzo che irrompe quasi come un fulmina ciel sereno: interamente narrato da una donna, è la più feroce e implacabile dichiarazione di amore materno. Perché Grossman abbia affidato a una donna il compito di portavoce è un mistero; quel che è certo è che il risultato è stupefacente. Dopo un iniziale dialogo botta-e-risposta, asciutto e minimale, che racconta un episodio giovanile della protagonista al tempo della Guerra dei sei giorni, il romanzo segue il viaggio della madre, che inizia a percorrere a piedi Israele, in compagnia di un vecchio amante, nel tentativo di fuggire dalla possibile notizia della morte del figlio, militare di leva. Il viaggio che la donna compie è un viaggio temporale, che nel monologo continuo ripercorre una vita intera, sciogliendo i misteri legati ai personaggi chiamati in causa.
Non conosciamo la fine del viaggio della protagonista del suo ultimo libro. Una fine che non è una fine, perché venuto a mancare il figlio Grossman ha preparato uno zaino ed è partito anche lui. Il racconto di questo viaggio è l’argomento del suo nuovo libro.
Non c’è modo migliore di chiudere una retrospettiva che con un’anticipazione: ecco dunque la sinossi dell’ultimo lavoro dello scrittore israeliano.
"Una sera, in una città di un luogo immaginario, un padre si alza da tavola. Deve “andare laggiù”. Ha perso un figlio, cinque anni prima, e “laggiù” è dove il mondo dei vivi confina con la terra dei morti. Durante il cammino si uniscono a lui altri personaggi che vivono ciascuno il dolore per la perdita del proprio figlio: il duca signore di quel luogo, un insegnante di matematica che riempie di problemi i muri di casa, un’ostetrica, un ciabattino. Con loro, idealmente perché costretto in una stanza, c’è anche una strana figura di Centauro, con la parte inferiore del corpo trasformata in scrivania.È uno scrittore che da quindici anni vive circondato dagli oggetti del figlio morto, il cui unico desiderio è quello di catturare la morte con le parole. Durante la marcia ognuno di quei genitori parla di sé, del proprio dolore, del desiderio di rivedere almeno una volta il proprio figlio. Finché arrivano a un muro di impalpabile consistenza su cui compaiono sporgenze di volti e corpi umani, nei quali sembra di ravvisare le sembianze dei propri figli. Da lontano il Centauro racconta questa storia per cercare di costruirsi una vita in cui ci sia spazio anche per un figlio morto. “Lotto contro la distruzione, la cancellazione, l’oblio” dice, anche se in questo modo il dolore mantiene intatta la sua violenza."
David Grossman, Caduto fuori dal tempo, Mondadori, in uscita il 26 ottobre
Amo molto questo autore, sebbene la lettura dei suoi romanzi non sia sempre una cosa facile. Il mio preferito è sicuramente "Qualcuno con cui correre", seguito da "Ci sono bambini a zig zag", romanzo per ragazzi ma che anche agli adulti non farebbe male leggere.
RispondiEliminaL'ultimo però, se devo essere onesta, per ora non m'ispira molto... ma attenderò qualche recensione!
Molto d'accordo su "Ci sono bambini a zig zag". Sul nuovo libro ho qualche riserva anch'io, perché il precedente mi ha folgorato e ho paura di andare incontro a una delusione. Ad ogni modo, io l'ho prenotato e non vedo l'ora di leggerlo: la recensione non si farà attendere!
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