Recensione
Questo romanzo, più di altri, mi mette in difficoltà nell'esprimere un giudizio chiaro, che possa rientrare nel canonico "leggetelo/non ne vale la pena".
Senza dubbio l'autore ha buoni punti a suo favore: la scrittura è scorrevole, nonostante qualche refuso (un "fortunoso" invece che "di fortuna"; "Countreau anziché Cointreau) e alcune ingenuità (il protagonista che si descrive guardandosi allo specchio, cliché abusato e non rispondente al vero: io so come sono anche senza uno specchio, che mi fa notare più ciò che è fuori posto da ciò che è quotidiano; un lucchetto fatto saltare con un colpo di pistola, con tanti complimenti alla mira). Fin dalla prima pagina la narrazione incuriosisce e invoglia la lettura, vuoi per lo stile fresco, vuoi per gli spunti insoliti: un lavapiatti con laurea in psicologia che prevede il futuro non si trova dappertutto, come anche è interessante il poliziotto autorevole e tutto d'un pezzo che improvvisamente perde la favella (ma quanto è terribile leggere i dialoghi di un balbuziente!).
Buona anche la narrazione in prima persona di Mamo, vivace e coerente: peccato venga interrotta da passaggi alla terza persona, per includere le vicende dell'ispettore Montanari ma anche alcuni spezzoni della vita di Mamo. Quest'incoerenza pesa parecchio, purtroppo, rompendo l'incantesimo che fin da subito il buon Mamo era riuscito a creare.
Quanto alla trama, al di là della peculiarità del protagonista veggente, non ci sono elementi originali che le facciano spiccare il volo. Gli appassionati del genere troveranno tutti gli elementi più noti, incastrati ahimè banalmente. Montanari incarna lo stereotipo del detective divorziato che vorrebbe tornare in pista ma con le donne non ci sa (più) fare; fa anche l'alternativo credendo nei poteri di Mamo, lo protegge dalla legge e dai pericoli. La sua balbuzie sembra nascondere chissà che e fino all'ultimo speriamo nel colpo di scena che faccia ritrovare all'ispettore la sua sicurezza: le occasioni non mancano, eppure questo difetto resta fino in fondo, nodo irrisolto che ha perseguitato il lettore creando non poco fastidio.
Il serial killer sembra uscito da Psycho, altro cliché di personalità schizoide e tutto sommato prevedibile.
La risoluzione del mistero avviene grazie ai poteri di Mamo, senza i quali la polizia ancora brancolerebbe nel buio: non amo queste soluzioni troppo facili, che sembrano rimediare a carenze di inventiva più che fornire spunti insoliti ma credibili.
L'epilogo è sì sorprendente, ma non convince del tutto, anzi lascia in sospeso fin troppo.
Sicuramente l'opera è ricca di spunti, forniti dalla situazione di Mamo, decisamente comune ma poco conosciuta nei suoi risvolti: immigrazione, clandestinità, lavoro nero, droga, nostalgia della famiglia, speranza in un domani migliore, si compongono in una realtà dura e toccante.
Il giudizio complessivo raggiunge la sufficienza per la lettura comunque piacevole, ma i numerosi difetti penalizzano un romanzo che avrebbe potuto dare di più: le premesse ci sono tutte, per questo ho scelto un punteggio per eccesso piuttosto che per difetto. Peccato per il prezzo decisamente spropositato rispetto al contenuto.
Giudizio:
+3stelle+Dettagli del libro
- Titolo: Mamo: un lavapiatti, un poliziotto, un mal di testa
- Autore: Saverio Conigliaro
- Editore: 0111 Edizioni
- Data di Pubblicazione: 2011
- Collana: Opera Prima
- ISBN-13: 9788863073607
- Pagine: 84
- Formato - Prezzo: Brossura - 11,50 Euro
Grazie Pythia per la recensione obiettiva che mi sprona senza dubbio a colmare le lacune di Mamo.... un seguito già in fase avanzata di scrittura limerà per bene i difetti dell'opera di esordio! A presto ed ancora grazie!!
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