Toby Hood, il protagonista di Un mondo di stranieri, è un inglese che si confronta col mondo dei bianchi (gli “stranieri”) di Johannesburg, un giovane intellettuale pieno di disponibilità e di voglia di vivere: "Voglio vedere la gente che mi interessa e mi diverte, nera, bianca e di qualsiasi colore. Voglio preoccuparmi io delle mie relazioni personali con gli uomini e le donne che incontro e mandare al diavolo le astrazioni della razza e della politica...".
Ma la società dei bianchi non glielo permette. Un suo amico nero, Steven, viene ucciso dalla polizia; una avvocatessa impegnata nella lotta per i diritti civili - uno dei più bei personaggi del romanzo - gli chiarisce le idee; e un altro giovane nero, Sam, gli dirà, quando alla fine deve rientrare in patria e promette di tornare: "Chi può saperlo?... Chi può saperlo con voialtri, Toby?"
Nadine Gordimer descrive una società razzista, quella da cui proviene, con sensibilità immune da pregiudizi, rifiutando di appiattire con l'ideologia la sua ricca materia. Con questo splendido romanzo, essa dimostra che i volti del male e dell'arroganza hanno una varietà d'espressione infinita per chi abbia il coraggio di sopportarne l'atroce vista.
Recensione
Rispetto al contenuto, Toby Hood, il protagonista del romanzo di Gordimer Un mondo di stranieri, ha una funzione particolare o perlomeno in contrasto con il ruolo di primo piano: di fatto serve da specchio di mondo straniero.
Arrivato dalla Gran Bretagna degli anni '50, che ormai si sta rassegnando a volgere le spalle a Impero e Commonwealth, Hood si trova immerso in una realtà che gli è del tutto estranea, l'ancora colonia sudafricana nella quale da qualche anno è in vigore una politica segregazionista nei confronti delle varie etnie indigene, attuata dalla minoranza boera occidentale con il sinistro nome di apartheid.
Il trasferimento dalla swinging London al remoto e torrido Sudafrica, dove gli occidentali si sentono quasi esiliati, è dovuto alla richiesta di uno zio di Toby, il titolare della casa editrice proprietà di famiglia, di andare a seguire gli affari dell'impresa in zona. Proveniente dall'alta borghesia londinese impegnata nel sociale e sui temi dello sviluppo dei Paesi del terzo mondo, ha sempre avuto a che fare con un ambiente che oggi si definirebbe radical chic e ha assunto per sovraesposizione un atteggiamento di disinteresse e quasi di snobismo nei confronti dell'impegno vissuto in questo modo distaccato e lontano.
Alla partenza la madre, con un certo snobismo, gli aveva affidato dei contatti per essere presentato presso l'elite intellettuale di Johannesburg e tra questi inserisce anche una sua ex compagna di collegio che ha sposato un tycoon locale, con una punta di disapprovazione per la ricchezza da parvenu di queste figure dei margini dell'Impero britannico.
Invece, anche per senso di ribellione, proprio attraverso questa conoscenza Toby si introduce nel jet set locale e inizia una spensierata relazione con una donna, già divorziata e con un bambino, che lo attrae per la superficiale leggerezza con cui affronta la vita, qualcosa di evidentemente esotico rispetto alla pesantezza implicita negli ambienti cui era abituato.
Ma la sua vita di espatriato in realtà diventa un perfetto riflesso speculare della realtà sudafricana, proprio perché lui è uno straniero: nel suo ufficio infatti conosce anche un'altra donna, Anna Louwe, avvocato e impegnata nei nascenti movimenti per i diritti civili contro la segregazione, che a sua volta lo introduce in ambienti che praticano furtivamente la mescolanza tra le due componenti separate della società, i bianchi e i neri.
All'inizio, interessato solo a conoscere il più possibile questo realtà, che gli è estranea, non comprende che frequentare anche il mondo emarginato degli slum riservati ai neri costituisce una sorta di provocazione rispetto alla società bene: insieme a Sam e Steven, due neri, frequenta le piccole bische illegali dei sobborghi, ma anche i lati più normali e tranquilli di una realtà che altrimenti rimarrebbe invisibile e irraggiungibile e che, nonostante la sua estraneità, lo accoglie con semplicità e calore.
Così Toby si scinde da un lato con le sue frequentazioni anticonformiste, che però devono rimanere nascoste per evitare conseguenze sul piano legale ma soprattutto su quello sociale, e dall'altro con il bel mondo borghese di Johannesburg, che guarderebbe a quest'atteggiamento forse con sufficienza e come a una specie di sberleffo puerile. Il suo proposito inespresso è quello di evitare qualsiasi forma di commistione e di giudizio sulla realtà per evitare di sentirsi costretto a prendere posizione.
Per questo evita il più possibile ogni forma di coinvolgimento affettivo con l'avvocato Anna Louwe, pur trovandola attraente dal punto di vista umano oltre che meramente estetico, preferendo la vivibilità lieve e disimpegnata della relazione con una donna di cui, tutto sommato, gli importa davvero poco.
La sua attitudine a sfuggire il giudizio, nascondendosi passivamente nell'immagine dello straniero/estraneo, finisce per racchiudere tutte le conseguenze esplosive che questo atteggiamento di non voler vedere provoca da parte del mondo occidentale.
L'autrice riesce ad analizzare come con un microscopio le diverse sfaccettature dell'idea di 'estraneità' come dominante di un tessuto di rapporti umani e sociali: con estranei che rimpiangono la Vecchia Europa e vedono l'Africa nera come una sorta di esilio Toby Hood, sulla nave che lo porta attraverso l'Oceano Indiano fino a Johannesburg, inizia il suo viaggio e lo stesso termina con una nuova partenza del protagonista ma con la stessa sensazione di estraneità, rispetto alla quale il sollievo era stato solo apparente.
La bravura di Nadine Gordimer nel dipingere un mondo bello e forte, ancora vicino alla purezza delle origini come il Sudafrica degli anni '50, e percorso tuttavia da stridenti contrasti, vitale intellettualmente anche nelle periferie emarginate proprio in risposta all'esclusione razzista, sta proprio nel fornire, lei, che era ed è così coinvolta nella lotta all'apartheid, un punto di vista panoramico ed esterno, anzi estraneo. Ma non per questo distante.
Giudizio:
+5stelle+Dettagli del libro
- Titolo: Un mondo di stranieri
- Titolo originale: A world of strangers
- Autore: Nadine Gordimer
- Traduttore: Marco Guarnascelli
- Editore: Feltrinelli
- Data di Pubblicazione: 1995
- Collana: Universale Economica
- ISBN-13: 9788807808852
- Pagine: 336
- Formato - Prezzo: Brossura - 6,71 Euro
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