Recensione
Per quanto rimanga eternamente legato a Norwegian Wood, posso dire con assoluta convinzione che Dance Dance Dance è il più riuscito tra i romanzi di Murakami, al punto che mi chiedo perché ancora non gli abbiano dato il Nobel e perché non lo facciano leggere in tutte le scuole del mondo e dell'universo conosciuto.
Mi
permetto di temporeggiare per chiarire un aspetto non secondario legato
alla fama di questo particolarissimo romanzo: che piaccia o meno, ne ho
sempre sentito parlare come di un romanzo fondamentalmente
"incomprensibile". Se si ignora che Dance Dance Dance è preceduto da Nel segno della pecora
(e altri due romanzi inediti in Italia), non può che apparire
incomprensibile. Fosse solo per gli evanescenti personaggi di Kiki, la
ragazza dalle belle orecchie, il misterioso Uomo Pecora, per tacere
dell'Albergo del Delfino, che nel romanzo precedente funge da tappa
fondamentale di un viaggio.
A legare i due romanzi, oltre al
protagonita e a una parziale ambientazione, è appunto il tema del
viaggio interiore. Un trentenne pallido, senza nome, che soffre
paradossalmente la sua perfetta normalità; un divorzio alle spalle, un
lavoro sterile e apparentemente superfluo, una vita vuota, priva di
amore - la solita cronica insufficienza di dati, a citare il testo. Il primo viaggio - la ricerca della pecora interiore
- ha smosso qualcosa nella sua vita, ma non è bastato. Basta invece il
ricordo della bella Kiki e dell'Albergo del Delfino a convincerlo a
iniziare un nuovo viaggio. Un viaggio stretto tra i due estremi
dell'amore e della morte, tra emozioni palpitanti e incubi mortiferi, e
che infine lo riporterà al punto di inizio, in una chiusura ciclica di
estrema bellezza.
Com'è tipico di Murakami, la componente surreale e fantastica ha una sua ben precisa consistenza, imponendosi come primo fondamentale livello di lettura: sotto la guida dell'Uomo Pecora, il protagonista impara a muoversi tra il mondo visibile e invisibile, tra la veglia e il sogno, nel tentativo di riallacciare tutte le connessioni perse e frammentate. Tale componente surreale è sempre l'ago della bilancia nel giudizio: i lettori di Murakami si dividono tra chi l'apprezza e chi la disdegna, tra chi la comprende e chi la rifiuta. Nulla di indecifrabile, però: le visioni di Murakami sanno essere vivide e lucide, affatto criptiche e oscure. La stratificazione concettuale del romanzo non affossa mai la lettura, ma la incalza, travolgendo il lettore in un'esperienza che tocca davvero diversi livelli. C'è, soprattutto, un gusto tutto orientale nelle suggestioni più oniriche, forse più equilibrato rispetto ad altri suoi romanzi. Suggestioni che non si fermano al conflitto individuale del protagonista: come in un gioco di specchi, è l'intera civiltà moderna a esser messa in discussione.
C'è una precisa critica sociologica, una voluta e ostentata contrapposizione tra il Giappone tradizionale e quello occidentalizzato che si incarna nella frattura (anche spaziodimensionale!) tra il vecchio Albergo del Delfino e il nuovo, modernissimo e supertecnologico Dolphin Hotel. A condire il tutto, sprazzi di critica e polemica sociale, evocata nelle indagini giornalistiche citate da un personaggio, nella descrizione dei meccanismi di un giro di escort d'alto bordo, nella patinata e lussuosa vita degli attori cinematografici e nella continua polemica, seppur dai toni leggerissimi, che il protagonista non manca di intavolare sulla società capitalista avanzata.
Dotato di uno stile sorprendentemente asciutto, Dance Dance Dance è un romanzo evocativo, dalle suggestioni infinite: come in tutti i romanzi di Murakami, o quasi, ogni individuo è un mondo, e tutti i mondi sono collegati. La vita è una danza continua: e questo romanzo è un invito a danzare insieme.
Giudizio:
+5stelle+Dettagli del libro
- Titolo: Dance Dance Dance
- Titolo originale: Dansu Dansu Dansu
- Autore: Murakami Haruki
- Traduttore: G. Amitrano
- Editore: Einaudi
- Data di Pubblicazione: 2005
- Collana: Einaudi Tascabili
- ISBN-13: 9788806174347
- Pagine: 500
- Formato - Prezzo: Brossura - 13,50 Euro
bellissimo, uno dei miei preferiti di Murakami Haruki insieme a L'uccello che girava le viti del mondo :D