Ma troppe cose non tornano e Montalbano non è tipo da accontentarsi di facili spiegazioni, tanto più che il controllo dei telefoni di Loredana e della sua intima amica Valeria fa sorgere più di un dubbio. Camilleri ci ha abituato nei suoi gialli all’intrecciarsi di due storie che scorrono parallele per gran parte della narrazione e che si disgiungono per poi tornare ad avvitarsi.
In questo romanzo le vicende che si combinano tra loro sono tre: il commercio di quadri nei quali è impegnata Marian, il traffico d’armi dei tunisini mentre nella loro patria è in corso la lotta di liberazione, la rapina subita da Loredana e l’omicidio che ne è seguito: quale sarà la direzione giusta per risolvere ogni cosa?
Ma non è la sola sorpresa che 'Una lama di luce' riserva. Ritroveremo, infatti, un personaggio dei primi romanzi, e non sarà una presenza di poco conto.
Recensione
Puntuale come gli anticicloni dai nomi aulici arriva anche nell'estate 2012 il nuovo giallo di Camilleri che accompagnerà le vacanze di tanti lettori, in viaggio o in spiaggia, con le indagini del commissario Montalbano.
Agatha Christie aveva paragonato la sua produzione di delitti e affini a una fabbrica di salsicce, sempre pronta a sfornare qualche cadavere da rivendere a lettori crapuloni e ai golosi del poliziesco. A modo suo anche Camilleri segue uno schema di serialità tranquillizzante nella sua essenza ripetitiva: ci saranno le consuete 'ammazzatine', le femmine lupigne che tentano Montalbano, gli scombussolamenti paradossali di Catarella e i rapporti burocratici con Questura&Procura ma il finale è sempre una rappresentazione simbolicamente pacificata.
Inteso che ciò che vuole il lettore fidelizzato a Vigata, la patria semiutopica di una Sicilia profonda, sospesa tra gli anni passati e l'attualità, come in ogni giallo che si rispetti, la ripetizione di un percorso riconoscibile, 'Una lama di luce' mostra che tutto questo a Camilleri non basta.
La tentazione di inserire nel suo personaggio dai tratti pirandelliani dinamiche di cambiamento è quasi sempre stata presente nei suoi gialli: mentre Poirot, Holmes e Simenon vivono in una sorta di eterno presente, nostalgico, a volte, ma rassicurante nella sua immutabilità, e nascono già come personaggi compiuti, limitandosi al massimo ad aggiungere alla vecchiaia qualche acciacco, Montalbano, nonostante viva in una città inventata, non raggiunge l'equilibrio di una vita avulsa dall'attualità, soprattutto per quanto riguarda cronaca e politica, ed è soggetto a invecchiamento, del corpo ma soprattutto dell'anima.
In diverse occasioni ha manifestato la sua paura della vecchiaia e i suoi scoramenti esistenziali, nel lavoro, nel rapporto con l'eterna fidanzata a distanza Livia, più in generale nel confronto con la vita e i suoi bilanci. Questo lato umano del commissario è forse ciò che rende così vivo e interessante il personaggio, nel suo continuo arrovellarsi e oscillare alla ricerca di coerenza, ma rischia di creare problemi per la tenuta generale del paesaggio narrativo.
Nell'ultima avventura, che vede significativamente intrecciarsi una storiaccia di palese infedeltà coniugale con i dubbi sul proprio rapporto a distanza, Montalbano sembra diviso tra due indagini parallele. L'incontro con Marian e il fulmineo innamoramento - che assomiglia a una crisi di mezza età - avrà anche uno sfondo investigativo ma non un vero legame con l'indagine in corso, quella sul particolare ménage dei De Marta, inquieta coppia formata da una bellissima ex-commessa di supermercato e dal suo ricco e anziano ex-datore di lavoro. Il contatto tra i due filoni è il tema della fedeltà.
Più che una vera e propria fedeltà, però, quella in discussione qui è la lealtà del legame tra Montalbano e la sua compagna storica Livia: varie altre scappatelle occasionali c'erano già state ma in questo caso la storia sembra prendere una piega diversa.
Il commissario si innamora perdutamente di una donna, Marian, che non ha particolari meriti, se non quello di farsi desiderare e salvare da una brutta situazione, in cui si va a cacciare con leggerezza. L'improvvisa partenza di Marian per motivi di lavoro e l'impegno di Montalbano nel caso Di Marta creano le condizioni, oltre che per una serie di divertenti siparietti telefonici nel triangolo amoroso, perché la situazione con Livia rimanga sospesa in attesa di un chiarimento che sembra scontato a favore del terzo vertice del triangolo.
A complicare la situazione si insinua anche la vicenda laterale e onirica del ritrovamento, in uno sperduto appezzamento di terreno, di armi, legate alla recentissima primavera araba in Tunisia: in questo retroscena entrano obliquamente anche i servizi segreti italiani e il coinvolgimento di Montalbano che inizia con una sorta di convocazione in sogno, quasi come un richiamo metafisico, si rivelerà essere molto più intenso di quanto egli stesso si aspetti e si auguri.
Il filone poliziesco principale, che gira intorno all'aggressione subita da Di Marta, è insolitamente leggero per Camilleri, ma si combina in crescendo di variazioni con le altre trame, tutt'altro che secondarie, e arriva fin quasi al punto di rottura per una serie poliziesca, il mutamento radicale nel cast dei personaggi di riferimento.
Con notevole maestria, da navigato giocoliere della narrazione quale è, l'autore nel finale ristabilisce un equilibrio che mette insieme credibilità e suspense.
Lunga vita a Montalbano. E pure a Camilleri.
Giudizio:
+4stelle+Dettagli del libro
- Titolo: Una lama di luce
- Autore: Andrea Camilleri
- Editore: Sellerio
- Data di Pubblicazione: 2012
- Collana: La Memoria, 893
- ISBN-13: 9788838927058
- Pagine: 260
- Formato - Prezzo: Brossura - 14,00 Euro
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