Recensione
Purtroppo i ricordi non si possono trasmettere in eredità a nessuno.
L’anziano Vince, giudice in pensione, è morto di cancro dopo
una lunga e penosa malattia. Lascia un’inconsolabile moglie, Etelka, e
un’affezionata figlia cresciuta ed educata a costo di enormi sacrifici,
Iza.
Risoluta a non permettere alla madre di continuare ad abitare
da sola in una casa malandata e piena di ricordi, Iza, rifiutando
l’offerta dell’ex marito Antal di trasferirsi a vivere con la vecchia
donna, la porta con sé a Budapest, confezionandole un’esistenza dorata
nel tentativo di eliminare il più possibile i suoi ricordi del passato e
di risparmiarle ogni affanno e dolore.
Angosciante,
claustrofobico, opprimente al punto da risultare quasi insopportabile.
Le ore di lettura si susseguono lente al ritmo della continua
incomunicabilità tra i personaggi, prime tra tutte le due colossali
protagoniste del romanzo: Etelka, la vecchia, ancorata a un mondo rurale primonovecentesco ormai anacronistico, e Iza, la ragazza, immersa integralmente nella modernità degli anni Sessanta.
Tra le due donne, ognuna ansiosa di dimostrare tutto l’amore possibile
all’altra, si erge una barriera di incomprensione insormontabile:
Etelka è incapace di vivere nel mondo moderno e di adattarsi allo stile
di vita condotto dalla figlia nella capitale, sradicata dalla casetta in provincia che per decenni ha condiviso con il defunto Vince; la fredda
Iza soffre di manie di controllo, smania nel disciplinare ogni momento
della propria vita e di tutti coloro che la circondano, ed è del tutto
incapace di provare empatia persino nei confronti della madre, che
opprime e angustia ogni qualvolta cerchi un modo di soddisfarla.
La vicenda di Etelka e Iza è un balletto che coinvolge due figure che tentano di avvicinarsi senza riuscire mai a convergere, anzi, ottenendo a ogni passo solo di allontanarsi ulteriormente. Le loro vite si intersecano con quelle di personaggi minori non meno minuziosamente sfaccettati: Vince, padre di Iza, la cui morte apre il romanzo e che il lettore impara a conoscere attraverso i ricordi dei suoi congiunti; Antal, cui è mancata una famiglia e un’infanzia, e che per questo è tuttora legato a Etelka da un profondo affetto filiale; Lidia, infermiera di Vince e nuova fidanzata di Antal, passionale e spontanea – la nemesi di Iza; Domokos, scrittore che ama leggere la vita come materiale da letteraturizzare. Iza si erge al centro della ragnatela intessuta dalle loro relazioni reciproche, irraggiungibile, e allontana tutti loro con la propria intransigenza.
Il passaggio dal passato alla modernità nell’Ungheria novecentesca; il rapporto tra genitori e figli; l’incapacità di mitigare un’indole rigida a costo di opzionare una solitudine senza scampo; la miseria; la mestizia della vecchiaia; l’incancellabile persistere del fantasma dei defunti; questi i temi di un romanzo scritto in modo impeccabile che tuttavia non mi sento di consigliare a chiunque per la sua insostenibile gravezza che perdura dal tragico inizio al tragico finale.
Giudizio:
+3stelle+Dettagli del libro
- Titolo: La ballata di Iza
- Titolo originale: Pilátus
- Autore: Magda Szabó
- Traduttore: Ventavoli B.
- Editore: Einaudi
- Data di Pubblicazione: 2008
- Collana: Super ET
- ISBN-13: 9788806193225
- Pagine: 304
- Formato - Prezzo: Brossura - 12,00 Euro
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