Recensione
(José Saramago, 2009)
Era da un pezzo che non riprendevo in mano Saramago, e ho deciso di farlo scegliendo il suo altro romanzo a tema biblico. E’ più forte di me: non riesco a fare a meno di prediligere i romanzi in cui l’intoccabile dio cristiano viene rivoltato e trasformato in una divinità capricciosa e crudele più adatta a un romanzo fantasy degli anni ottanta che a una religione che da migliaia di anni ha preso possesso di vita, morte e politica delle civiltà occidentali. Saramago, in seguito alle polemiche sorte con la chiesa portoghese (ricordiamo che nominalmente il Portogallo è uno stato laico – ma, ops, dovrebbe esserlo anche l’Italia) dovute a libri come Il Vangelo secondo Gesù Cristo e il qui presente Caino, ha optato per il trasferimento alle Canarie: c’è da capirlo. Caino è l’ultimo regalo (e l’ultima beffa di Saramago alla Chiesa) prima di andarsene di leucemia. Non dirò che se la sta ridendo di là, perché sono atea anch’io.
Dopo aver giocato col Nuovo Testamento, Saramago si rivolge al Vecchio, scegliendo il noto episodio del fratricida Caino, ma partendo dalla creazione di Adamo ed Eva nel Paradiso Terrestre: ancora una volta, il Dio di Saramago è una figura indiscutibilmente umana nelle sue frequenti contraddizioni e nel suo agire, laddove non per puro egoismo o divertimento, per disegni imperscrutabili (ossia talmente sciocchi da essere oscuri persino a lui stesso). Adamo ed Eva, di fatto, vengono puniti per una colpa che sono stati spinti – o comunque non impediti – a commettere, ed esiliati in un mondo certamente più vivo ma anche più duro. Non sono gli unici uomini sulla Terra, ma sono stati creati da Dio per un esperimento che possiamo supporre essere correlato all’Eden e alla proibizione.
Solo un po’ più in là incontriamo Caino, il quale, provocato da un Dio che evidentemente ai prodotti della terra preferisce la carne, e dal fratello Abele (fratellastro, se dobbiamo interpretare in un certo senso la ricompensa offerta da Eva al cherubino a guardia dell’Eden in cambio di cibo) in vena di scherno, finisce con il compiere fratricidio. Com’è noto, la punizione di Caino non è la morte, ma lo sradicamento, l’impossibilità di fermarsi in un luogo e di raggiungere la pace dell’animo.
Saramago va oltre: dando voce a Caino, personaggio demonizzato e poi dimenticato dalla Bibbia, lo fa errare (in entrambi i sensi) non solo nello spazio, ma anche nel tempo. Ecco dunque un excursus in vari episodi biblici del Vecchio Testamento, riletti nell’ottica di Saramago e in cui Caino gioca un ruolo ora principale, ora secondario: il sacrificio di Isacco, la distruzione di Sodoma e Gomorra, la demolizione della Torre di Babele, le guerre di Giosuè, la consegna delle tavole della legge a Mosè, la scommessa relativa a Giobbe, e infine il Diluvio Universale.
Cosa dire di questo libro che non sia già stato detto, a favore o contro? Probabilmente nulla. Posso solo ribadire che José Saramago è uno degli unici due autori (l’altro è McCarthy) in grado di sovvertire le regole della punteggiatura suscitandomi profonda e cieca ammirazione piuttosto che una rabbia così urticante da farmi scagliare il libro nel caminetto. Una testa brillante, questo autore portoghese, in grado di dirne a tutto e a tutti (indimenticabile la polemica contro Berlusconi) sputando in faccia all’interlocutore i proverbiali peli sullo stomaco e sulla lingua.
L’unico difetto dei suoi libri è che si leggono troppo in fretta.
Giudizio:
+4stelle+Dettagli del libro
- Titolo: Caino
- Titolo originale: Caim
- Autore: José Saramago
- Traduttore: Desti R.
- Editore: Feltrinelli
- Data di Pubblicazione: 2012
- Collana: Universale Economica
- ISBN-13: 9788807723124
- Pagine: 142
- Formato - Prezzo: Brossura - 8,00 Euro
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