Recensione
Nella tradizione alchemica l'opera al nero, nigredo in latino, è il primo stadio delle trasformazioni che portano la materia, qualunque essa sia, verso la perfezione, e la innalzano nel suo percorso attraverso le impurità.
La vita di un alchimista come Zenone da Bruges, il protagonista del romanzo di Marguerite Yourcenar, è in realtà solo una parte di questo complesso processo di sublimazione che diventa una metafora della ricerca della conoscenza attraverso la trasformazione di sé, condotta fino all'estremo, il sacrificio della propria identità e la rinuncia alla vita.
Zenone è esponente illegittimo di una famiglia della borghesia delle Fiandre che nel XVI secolo mette in atto la sua ascesa sociale muovendo con consumata scaltrezza le leve finanziarie che sorreggono dietro le quinte i movimenti politici di un periodo convulso, tra le spinte della Riforma luterana, le pressioni sociali da parte delle borghesie emergenti, le scoperte scientifiche pronte a ridisegnare uno scibile ormai fermo da troppo ai margini del Medio Evo.
La narrazione segue i suoi vari incroci con altri membri del suo clan famigliare: dal cugino morto soldato di ventura dopo una vita di peripezie al soldo di governi europei, a quello che eredita le attività bancarie di famiglia portandole all'apice del successo, e alla sorellastra che sopravvive alle guerre di religione e alla peste e sposa il cugino banchiere per la continuità della famiglia, tutti in qualche momento collidono con il percorso di ricerca del protoscenziato-alchimista Zenone, senza tuttavia scalfirne la solitaria e monolitica determinazione.
In un certo senso nella piana coerenza delle sue scelte di medico-stregone-scienziato c'è la stessa aura di eroismo che circonda un altro personaggio mirabilmente scolpito dall'autrice, l'imperatore Adriano delle omonime memorie. Diversamente da quel monologo in prima persona, un lungo e sfaccettato ritratto biografico, in Opera al nero troviamo più un quadro collettivo, che ricorda la meticolosa ricchezza di dettagli dell'immaginifica pittura Rinascimento fiammingo, in particolare i quadri di Hieronymus Bosch.
Con gli stessi colori sfavillanti e con figure ai limiti del meraviglioso il viaggio di Zenone si differenzia sia dalla scelta del cugino soldato di ventura, che è quella di un mero vagabondaggio senza traguardi, sia dalla scelta dei due cugini che si sposano, senza allontanarsi o quasi dalle radici famigliari e fanno prosperare gli interessi del patrimonio: la sua ricerca ha un fine, è indirizzata a costruire un'interezza fatta di conoscenza ed esperienza, di dottrina e superstizioni, di fatti e speculazioni scolastiche. L'opera al nero è la coagulazione di un gruppo di vite e destini diversi in un'unica forma di sapienza: dalla Svezia medievale ancora legata ai riti druidici alle comunità islamiche nella Spagna dei moriscos, dal fanatismo evangelico della città perfetta del Magister Thomas Müntzer (che ricorderà senz'altro, a chi l'abbia letto, la prima parte di Q di Luther Blissett) alla tollerante comprensione del priore benedettino di Bruges, una policroma e multiforme varietà di elementi convergono tutti nella figura del medico Zenone.
Che è insieme chirurgo e filosofo: conosce Galeno e Aristotele, partecipa in prima fila nei teatri anatomici delle università europee ad autopsie e dissezioni, che sveleranno i meccanismi del corpo umano, ed è anche capace di eseguire salassi e trasfusioni sperimentali e curare appestati, così come di rivolgere le sue indagini dal microcosmo-uomo al macrocosmo-universo, aderendo alle evoluzioni copernicane sulle dottrine cosmologiche, senza paura delle reazioni censorie dei poteri cosiddetti 'forti' dell'epoca, la Chiesa e l'Impero.
Tirando le fila di una tradizione, quella alchemica, che risale agli albori della storia umana con la figura mitologica di Ermete Trismegisto, Zenone compendia due immagini dalle complesse simbologie: l'homo viator, il viandante-cittadino dell'universo il cui percorso tortuoso è un'erta scalata verso la verità attraverso gli errori e le deviazioni - tra le quali le sue pulsioni omoerotiche - e il seguace della dottrina, molto diffusa nell'umanesimo fiammingo, dell'imitatio Christi, il cui calvario porta al momento culminante nell'ascesa verso la sapienza, l'Opera al nero, appunto.
Con queste premesse, con la densità di temi, di testimonianze, di fonti che affollano le pagine della scrittrice francese il risultato è inevitabilmente un testo ostico, complesso, a tratti anche ostile nei confronti del lettore, soprattutto quando per stile e contenuto ci si avvicina all'enciclopedismo delle Summae e dei trattati teologici; ma questi paradossalmente sono anche dei punti di forza: la capacità di condensare piccoli ritratti di genere come il laboratorio dell'alchimista erudito, di dipingere spezzoni di vita quotidiana come i ricevimenti nelle ville della borghesia delle Fiandre dal punto di vista dei commensali e delle cucine e di inserire tutto questo in un affresco storico sempre puntuale, documentato, ricco di dettagli e descritto con vivido realismo, come le pratiche erotico/eretiche della compagnia degli Angeli tra gli sciocchi novizi cappuccini a Bruges, rendono pienamente il compenso per la fatica di seguire le elucubrazioni del protagonista.
La vita di Zenone è un eterno ritorno, attraverso un insieme di urla e strepiti che non significano nulla, diretto a un finale che definire struggente e bellissimo è un mero understatement: la dimostrazione, nel seguire la dignità con cui Zenone trasforma e sublima se stesso nell'Opera al nero, che aveva cercato per tutta la sua esistenza, che nella fine gloriosa anche il principio è una piccola cosa.
Giudizio:
+4stelle+Dettagli del libro
- Titolo: L'opera al nero
- Titolo originale: L'Œuvre au noir
- Autore: Marguerite Yourcenar
- Traduttore: Marcello Mongardo
- Editore: Feltrinelli
- Data di Pubblicazione: 1986
- Collana: Universale Economica Feltrinelli
- ISBN-13: 9788807809736
- Pagine: 300
- Formato - Prezzo: Brossura - 8,50 Euro
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