Recensione
Ecco una breve panoramica della trama dei dieci racconti più lunghi: Calandrina parla dell’incontro tra un ragazzino e la misteriosa donna pallida che vive nel palazzo di fronte; in Mors tua vita mea un sadico assassino imprigiona due ragazzi chiedendo loro di decidere quale dei due dovrà vivere e quale morire; in Qellipot un uomo si trova a dover affrontare la fuoriuscita di conchiglie dal proprio corpo, conchiglie invisibili a chiunque altro; ne Il rasoio di Occam il procuratore distrettuale Anthony De Vito si trova a tentare di sbrogliare un caso la cui soluzione è nascosta in piena vista; ne La mano sinistra un maestro di scuola deve fare i conti, improvvisamente, con una mano sinistra intorpidita e ribelle; il viavai pianerottolo di un palazzo di Soho, a New York, è il protagonista di Pianerottolo dantesco; cosa succederebbe se gli oggetti che popolano la propria casa decidessero di vendicarsi delle angherie a cui li sottoponiamo quotidianamente? Lo si scopre in La casa ha deciso; una tavola Ouija e un gruppo di ragazzi che si trovano a scuola di notte: un classico tòpos dei film dell’orrore in Non aprite quella porta; ne Il miracolo di Zi’Andrea si scoprono gli effetti di adorazione e preghiera su una statua della Madonna; infine, in Aguscello, un operaio rumeno incaricato della demolizione di un manicomio infantile si trova a fare i conti con i suoi abitanti.
Inizierò questa recensione con una nota assolutamente positiva: tutti i racconti della raccolta sono scritti bene, non solo nel pieno rispetto della lingua italiana (cosa che non è sempre scontata, soprattutto quando si parla di libri autoprodotti), ma con ricchezza di lessico e varietà di toni, tanto che fino alla nota bibliografica finale non avrei saputo distinguere le due mani che li hanno scritti.
La lettura scorre piacevolmente e ho trovato la brevità delle storie particolarmente azzeccata per momenti di lettura brevi e discontinui, come gli spostamenti coi mezzi pubblici, luogo di lettura scelto per necessità da molti lettori metropolitani e pendolari.
Scrivere racconti horror richiede forse meno impegno che scrivere un romanzo: non è necessario, infatti, che l’ambientazione abbia una coerenza a prova di bomba, né che i personaggi siano eccessivamente analizzati e approfonditi. D’altro canto, si hanno solo poche pagine a disposizione per creare e far crescere la tensione del racconto fino al punto di risoluzione in modo da avvincere il lettore e fargli poi provare quel misto di stupore e orrore tipico del genere. Non tutti i racconti di Lettere dal buio ci riescono a pieno. Alcuni, come Non aprite quella porta e Aguscello per troppa aderenza ai modelli a cui si ispirano: il lettore sa esattamente, fin dalle prime righe dove la storia sta andando a parare e, spesso, lo svolgersi della trama non porta novità degne di nota (il bambino di Aguscello ha somiglianze spiccate con le gemelline di Shining, per fare un esempio). Altri, invece, come Qellipot e La mano sinistra hanno qualche smagliatura nella trama, che lascia spaesato il lettore. Ce ne sono poi, però, di molto avvincenti: il mio preferito è Pianerottolo dantesco, ma anche Calandrina e Mors tua vita mea hanno una buona tensione. La casa ha deciso merita poi una menzione a parte per l’originalità dell’idea di fondo, che si discosta dal filone delle case stregate e possedute per dar vita a una versione più inquietante dei soprammobili canterini de La Bella e la Bestia di disneyana memoria.
Un paragrafo a parte merita l’ultima sezione del libro, costituita da sei “istantanee”: brevissimi pezzi che in poche righe e con la descrizione di un’unica scena lasciano al lettore il compito di riempire i vuoti e immaginare lo scenario retrostante. L’idea delle storie brevissime è stuzzicante e il meccanismo può funzionare molto bene, ma gli esempi proposti non sono tutti riusciti al meglio: direi che i migliori sono Binari e Zoe, mentre altri sono un po’ insipidi (Il servo), oppure si sforzano troppo di stupire il lettore (Volo AA11).
Tre stelline piene, dunque, per un libro adatto a brevi momenti di svago o a fare da interludio leggero tra letture più impegnative a cui aggiungo una nota di merito per la scelta dell’immagine in copertina, disegnata da Markus Lovadina, molto suggestiva.
Giudizio:
+3stelle+Dettagli del libro
- Titolo: Lettere dal buio
- Autore: Elvio Bongorino, Germano Dalcielo
- Editore: ilmiolibro.it (edizione Kindle, Germano Dalcielo)
- Data di Pubblicazione: 2011 (edizione Kindle, gennaio 2012)
- ISBN-13: 9781471056161
- Pagine: 167
- Formato - Prezzo: Brossura – 11,48 Euro; Kindle edition – 0,89 Euro
Questo libro è stato per me una vera sorpresa e l'occasione per riscoprire un genere che avevo amato anni fa e poi pian piano abbandonato in mancanza di materiale "nuovo" che fosse anche degno di nota. Qui ho ritrovato alcune care atmosfere del classico ghost tale mescolate a una modernità dal taglio direi quasi cinematografico, con cambi di scena repentini, trovate al limite dell’assurdo oppure soluzioni che restano sospese nell'indefinito mondo della follia e dell'assurdo che mi hanno riportato alla mente certi terribili raccontini di kafkiana memoria... davvero bravi.