Recensione
C'è chi ha il dono della parola, e con essa può fare a pezzi il mondo intero.
E' il caso di questo breve romanzo: l'indicibile nell'indicibile, l'omosessualità nella camorra. Lontano dalle luci del mastodontico documentario di Saviano, Carrino sceglie la camorra, anziché per indagarne i riti e i meccanismi, per raccontare una storia di amore e di morte. Ed è una storia tutta italiana.
Quella di Acqua storta è una sacra famiglia: l'incarnazione della più potente, antica e implacabile istituzione italiana, un tumore che fagocita se stesso e che vede nell'onore, più forte della carne, più forte del sangue, l'unico modo per perpetuare se stesso.
E quello di Giovanni e Salvatore è un amore che non si chiama amore: ed è la sua stessa condizione di indicibile a renderlo fatale. Uno dei tanti meriti dell'autore, l'aver demolito lo stucchevole topos dell'amore proibito: l'omosessualità non è bandita nella camorra, ha il suo legittimo posto. Nella camorra tutto trova il suo giusto posto, ed è questo il problema di Giovanni e Salvatore: sono fuori posto. Giusta intuizione, quella dell'autore, che vede nel rimettere ogni cosa e ogni persona al proprio posto l'elemento essenziale della camorra, non a caso sono espressioni che ricorrono frequentemente nel testo.
A fare da sfondo alla storia dei due protagonisti, pochi ma essenziali dettagli che insieme restituiscono la vita dentro la camorra; frutto, più di una buona documentazione, di un'osservazione diretta, dell'esperienza di vita.
Il talento dell'autore non manca di farsi evidente nella caratterizzazione: non bastasse quella del protagonista, voce assoluta della narrazione, il profilo brevemente tratteggiato della moglie di Giovanni trova scarsa concorrenza nel panorama italiano (e non solo); nelle tre pagine di diario c'è l'intero mondo delle donne camorriste, e di più, c'è la confessione di un amore implacabile e impossibile, un'amore che si autoaccusa, persino più forte di quello di una madre per il proprio figlio.
Molto forte è il simbolismo che permea il romanzo, quasi a parodiare i simboli e i riti che affollano la metafisica camorrista. Su tutti, l'intreccio indissolubile tra amore e morte: nel mondo rovesciato della camorra non c'è atto d'amore più potente di due mani che si stringono attorno al collo.
Il vero miracolo che Carrino compie in questo romanzo è nello squisito lavoro stilistico, linguistico e narrativo. Innanzitutto la narrazione a ritroso: partendo da pochi minuti prima dell'epilogo, la narrazione riavvolge lo scorrere del tempo fino a tre giorni prima, per poi inchiodare il lettore al brusco epilogo. La focalizzazione vede inoltre la cancellazione totale del narratore, mentre sulla pagina compare la voce nuda di Giovanni. Straordinario il lavoro linguistico, anche questo allegorico: l'amore al confine che i due protagonisti vivono si rispecchia nel continuo scivolare tra l'italiano e il napoletano. Ed è proprio sul gioco linguistico che l'autore tira fuori tutta la sua poesia, in un'operazione che rovescia volutamente il mainstream, la poesia della parola nuda e sola.
Da leggere tutto d'un fiato, come fosse l'ultimo respiro da esalare.
Giudizio:
+5stelle+Dettagli del libro
- Titolo: Acqua storta
- Autore: L. R. Carrino
- Editore: Meridiano Zero
- Data di Pubblicazione: 2008
- Collana: Meridianonero
- ISBN-13: 9788882371593
- Pagine: 128
- Formato - Prezzo: Brossura - 10,00 Euro
Bellissima recensione, invoglia davvero a leggere questo libro, che è uno dei più grandi successi di sempre della Meridiano Zero.