Recensione
Nel mondo multiforme della letteratura israeliana mi piace pensare Ron Leshem come lo scrittore delle imprese impossibili, capace di immedesimarsi totalmente nell'Altro, a cominciare da chi veste lo scomodo abito del Nemico.
Il suo primo romanzo -Beaufort Im Yesh Gan Eden (Beaufort. Se esiste il Paradiso)-, pluripremiato, uscito in Italia nell'ottobre 2007 col titolo Tredici soldati (ed. Rizzoli ), era ambientato in Libano. Underground Bazar si svolge nel Paese avversario di Israele per eccellenza, l'Iran dei mullah, di Khamenei, di Ahmadinejad. Ma non solo. Suscita sempre una certa curiosità conoscere la genesi di un'opera, quali motivazioni abbiano indotto un Autore a narrare quella storia, a preferire quei personaggi e quell'ambiente. Nel nostro caso siamo di fronte ad un romanzo nato grazie a... Facebook: tramite il social network Ron è entrato in contatto con alcuni coetanei iraniani, scoprendo così una realtà per lui sconosciuta. Ben presto i nuovi amici hanno cominciato a inviargli messaggi, filmati, a raccontargli di feste, tradizioni, ad insegnargli il gergo dei giovani, a esporgli le tremende regole religiose che imprigionano la gente comune... Con due di loro, poi, è nato un rapporto più stretto, tanto che successivamente, è riuscito a incontrarli -clandestinamente- di persona all'estero. Leshem li considera coautori del romanzo, sono stati loro a scegliere i nomi dei protagonisti. Forse si tratta di un escamotage per introdurre il lettore in un mondo all'opposto di Israele quanto a sistema politico, condizioni di vita e modalità di rapportarsi alla situazione internazionale, ma piuttosto somigliante per quanto riguarda la sensibilità delle persone. O magari è andata davvero come Ron ci ha spiegato; poco importa, alla fine. Egli confessa: "La scrittura mi offre l'occasione di evadere verso esperienze che ho mancato e, alla fine, mi chiedo: come sarebbe stata la mia vita nei loro panni?... Per questo ho descritto i miei amici iraniani scesi in piazza per le elezioni del giugno 2009 pensando a me stesso". Ne è nato un racconto originale, ricco di spunti, di contrasti, contraddizioni, situazioni imprevedibili, di colori. E buio.
Non racconterò la drammatica trama, per lasciare a chi legge il piacere della scoperta. La narrazione è coinvolgente, con una notevole capacità di giocare tra i diversi caratteri; lo stile è svelto, vibrante, ironico -pure quando la situazione è tragica, o almeno drammatica: non ti annoi mai. E quando pare che un simile rischio si profili all'orizzonte, la cifra espressiva cambia, a favore del thriller, del mistero, delle mille domande.
E affiorano, qua e là, spunti istruttivi di storia iraniana, o persiana, se preferite. Un libro crudo, talora surreale, giovane, che può essere compreso e vissuto con identica partecipazione da persone mature. Fai fatica a staccarti dalla lettura, perché ti invita a continuare, pagina dopo pagina, e a non fermarti.
Un atto di accusa, va da sé, non tanto e non solo contro l'Iran -e man che mai contro il suo popolo- ma contro tutti i regimi totalitari, stupidi, ma potenti perché cultori della morte. Un atto d'amore verso l'antichissimo popolo persiano, dal quale la nostra civiltà trae origine, il quale (non si può fare a meno di pensarlo)potrebbe dare un rilevante contributo di idee e spiritualità al mondo qualora fosse libero da una dittatura feroce che l'opprime da troppo tempo.
Giudizio:
+5stelle+Dettagli del libro
- Titolo: Underground Bazar
- Titolo originale: Méguillat zkhuyot hayaréa'h
- Autore: Ron Leshem
- Traduttore: Cinzia Bigliosi
- Editore: Casa Editrice Cargo
- Data di Pubblicazione: Marzo 2012
- Collana: Narratori di Cargo
- ISBN-13: 978-88-6005-050-2
- Pagine: 384
- Formato e Prezzo: Brossura - Euro 20,00
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