Recensione
Una volta, se uno voleva una vita piena di emozioni, o si metteva a fare il navigatore, o il bandito, o il crociato. Ma quell’eredità dell’avventura, adesso, è in mano a noi, i liberi professionisti. Il conte di Montecristo, oggi, sarebbe presidente di Unicredit. Che venga allora un nuovo Dumas, venga a scrivere di noi, non ci mancano di certo galera e vendette"
A vedere il presidente di Unicredit, probabilmente il buon Montecristo avrebbe un attacco di convulsioni e sfiderebbe a duello chiunque osasse paragonarlo a un grigio burocrate di banca, ma da un personaggio come Giuseppe Sobreroni non ci si può aspettare di meno.
L'understatement non fa parte in nessun modo del modo di essere di questo protagonista, che arriva diritto dal primo libro di Duchesne, Studio illegale, nel quale svolgeva il ruolo da comprimario del superiore ganassa di un giovane avvocato.Ma naturalmente uno come il Sobreroni - l'articolo determinativo, con buona pace dello stile bello, è d'obbligo: lasciarlo nell'indeterminato sarebbe fare un torto al suo amor proprio - non si poteva mica accontentare di un ruolo di secondo piano.Così, come uno spin-off da serie televisiva, l'ipertrofismo del suo ego non può trattenersi dal tracimare in un libro tutto suo, che, come un'esondazione, produce un'alluvione di parole e millanterie. Questo è in effetti La gente che sta bene, il racconto così ben scritto che fila liscio come l'olio, in poche ore, della vita ruggente di un legale di successo, costretto a navigare a vista in una Milano in secca per via della crisi della finanza internazionale.L'attualità è costantemente in agguato nei luoghi comuni sulla crisi e sulle difficoltà, sulle colpe del sistema e sui meriti degli individui, tutti argomenti di cui, da buon azzeccagarbugli, Sobreroni si riempie la bocca, strepitando o piagnucolando, a seconda della situazione, per scaricare su altri le responsabilità sgradite.La scelta di utilizzare una narrazione in prima persona, in cui l'unico tempo consentito è il presente della fissità e dell'effimero, trasforma la lettura quasi in un'infinita carrellata in steady-cam sulle orme del protagonista, che lascia un fastidioso senso di irritazione.Perché 'il' Sobreroni è impossibile non odiarlo, o almeno non guardarlo con profondo fastidio: è una maschera, a tratti assolutamente realistica, costruita a tavolino per essere odiata, è impossibile non provare un forte prurito alle mani di fronte alla totale mancanza di rispetto per l'altro, che si tratti della segretaria o della moglie succube, di fronte allo sfrenato arrivismo privo di ogni dignità, senza considerare alcun aspetto morale, di fronte alla volgarità del suo senso del successo, tipico di ogni parvenu colto da esibizionismi narcisisti.Anzi risulta così odioso che sembra quasi esagerato nei suoi eccessi, quasi oltre la credibilità reale, sempre sul punto di sbracare nella caricatura di se stesso. Almeno fino a quando l'escalation dell'arroganza e il parossismo dell'ego si scontrano frontalmente con la banalità del reale, fatto di fango, sangue e carne sofferente.Non appena un granello di sabbia blocca gli ingranaggi perfettamente programmati della vita pensata dal Sobreroni viene meno qualsiasi volontà di reagire: di fronte alla mancanza di una via di fuga cade ogni maschera e quello che rimane è un vuoto desolato di idee, valori e prospettive.Giudizio:
+4stelle+Dettagli del libro
- Titolo: La gente che sta bene
- Autore: Federico Baccomo "Duchesne"
- Editore: Marsilio
- Data di Pubblicazione: 2011
- Collana: -
- ISBN-13: 9788831732147
- Pagine: 213
- Formato - Prezzo: Brossura - Euro 17,50
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