Recensione
Inquadrare l'esordio di Karim Buzer è abbastanza semplice: si tratta di una narrazione piuttosto scorrevole in stile beat, con continui richiami a modi e contenuti di genere. Una mescolanza di toni e argomenti che non si amalgamano in maniera compiuta - per quanto, in realtà, sembrerebbe quasi che l'incompiutezza sia non tanto un limite quanto un obiettivo dell'autore - e matura.
Il racconto in prima persona è quello di un ragazzo, Dan, che vive in una non specificata realtà urbana marginale nell'America degli stereotipi da On the road di Kerouac: è uno che si qualifica da subito agli occhi del lettore più che per essere un personaggio al di fuori, e di riflesso contro, del sistema, per la sua strenua costanza nel ribadire la propria posizione.
Le sue vicende sono quelle del ragazzo di strada/artista maledetto, privo di una famiglia e di valori di riferimento, senza legami definibili, tranne quello con la ragazza-amica Emily, alla perenne ricerca di un lavoro precario che, sia ben chiaro, serve solo a pagare l'affitto, visto che la vera occupazione è quella di scrittore non commerciale per scelta, dunque di autore votato alla letteratura non come forma di guadagno ma come strumento di catarsi e di liberazione.
La scrittura possiede la scioltezza e la varietà lessicale, nei diversi registri adoperati, per creare quasi delle istantanee e bloccare la vita del protagonista quasi come in fotografie tratte da un girato, con i diversi gradi di viraggio che identificano le sfumature emotive e psichiche del suo vissuto.
Quello che manca è una voce che sia davvero intima non tanto nell'espressione di un disagio esistenziale generico quanto nella sua trasformazione in fatti e contenuti che non abbiano un forte retrogusto di cliché letterario: la scena scatologica, le risse nei bar, le peripezie notturne da dongiovanni che non deve chiedere mai, l'arredamento approssimato e l'aspetto raffazzonato, fino all'acme del rapporto sessuale messo in scena come un gioco/provocazione in un centro commerciale, davanti a un pubblico, sono tutti elementi che rendono percepibile nel racconto una certa dose di autocompiacimento.
In altre parole non hanno, come forse invece vorrebbero, il sapore metallico del quotidiano e si espongono con notevole ingenuità al sospetto di un processo imitativo meccanico e costruito a tavolino. Del resto che al centro di tutto ci sia una forte concentrazione del protagonista verso se stesso e un mondo interiore che segna quasi una fuga dalla realtà esterna lo fa intuire benissimo l'uso della prima persona e la presenza di brani di poesia molto personali.
Tutto questa varietà nei temi e negli accenti però non crea una vera personalità autonoma per il protagonista che finisce per assomigliare più a una maschera beatnik che a un personaggio a tutto tondo, autentico e autonomo.
Giudizio:
+1stella+Dettagli del libro
- Titolo: Fotogramma atipico
- Autore: Karim Buzer
- Editore: Romano Editore
- Data di Pubblicazione: 2011
- Collana: Romanzi
- ISBN-13: 9788896376539
- Pagine: 164
- Formato - Prezzo: Brossura - Euro 14,00
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