4 marzo 2012

Intervista a Paul Jarvis, autore di "Dio non sta bene"

L'autore

Nato e cresciuto insieme ai suoi otto fratelli a Birkenhead, Inghilterra, Paul Andrew Jarvis ha studiato Lingua e Letteratura Francese e Inglese all’Università di Sheffield. Ha poi conseguito il diploma post laurea per l’Insegnamento delle Lingue Moderne al Goldsmiths’ College, Università di Londra.
Dopo aver insegnato per due anni all’Université du Maine a Le Mans in Francia, si è trasferito a Bari, dove vive da 22 anni. Insegna lingua inglese all’Università degli Studi di Bari e al Politecnico di Bari. Lavora inoltre come traduttore.
E’ autore di Misery Puss – MicioMusone (ExtremaThule, 2009), un racconto bilingue per bambini, e di due blog, Bari Blogs (lingua italiana) e Mediterranean Scouse (lingua inglese), che non sono per bambini. Dio non sta bene è il suo primo romanzo.






Il libro

Demoralizzato dall’indifferenza di Faccia Sgualcita, la ragazzina che adora, e dal misero declino della sua squadra del cuore, l’Everton, a dieci anni Michael McBride nutre sempre più riserve sull’affidabilità del Dio a cui i suoi terribili insegnanti e quella fondamentalista cattolica di sua nonna vorrebbero che lui pregasse giorno, notte e anche quando sta sul cesso. Intanto, man mano che si avvicina la fine del millennio, l’Onnipotente stesso inizia a sentire gli effetti della vecchiaia: il suo Telecomando Divino sta dando di matto, sta bevendo più di quanto dovrebbe e, con grande preoccupazione di suo figlio Gesù, sta cominciando a plagiare Shakespeare.
Attraverso gli occhi di un Creatore fiacco ma furibondo, questo romanzo irreverente segue Michael dalla sua infanzia nel Merseyside degli anni ’70, alle sfrenate avventure sessuali della sua giovinezza, fino allo sconcertante faccia a faccia finale tra gli uliveti della Puglia. Dio non sta bene (tradotto dall'inglese da Angela Castellano) è pubblicato da Le Bolle Blu Edizioni.



L'intervista



1. Ciao Paul, innanzitutto complimenti per il tuo libro Dio non sta bene. Un’opera che regala al lettore una storia interessante, carica di partecipazione intellettuale e di un’ironia che rende ogni pagina un’avventura unica. Come nasce il tuo libro?

Ciao Vittoria. Grazie! Sono felice che ti sia piaciuto, anche perché, essendo un grande fan dei tuoi libri e del tuo blog, so che tu sei una maestra dell’ironia e delle storie interessanti e intelligenti. “Dio non sta bene” nasce in parte da un tentativo di esorcizzare i demoni gemelli della passione contrastata e dell’educazione cattolica, e in parte dal desiderio di scrivere una storia che prima intrigasse il lettore, facendolo anche ridere, e poi lo portasse a riflessioni più profonde. Insomma, di scrivere un romanzo come quelli che piacciono a me!


2. Il tuo protagonista Michael McBride - che nella tua opera conosceremo attraverso l’infanzia, l’adolescenza e l’età adulta - è alle prese con le sue domande, perennemente inascoltate, al suo Creatore… soprattutto per quanto riguarda le vicissitudini che colpiscono l’Everton, la sua squadra del cuore.

Sì, diciamo che nelle sue preghiere Michael chiede sempre due cose: di poter conquistare la ragazzina con la faccia sgualcita di cui si è innamorato, e di vedere vincere il suo Everton. In un certo senso, queste due passioni non sono tanto diverse tra loro. Il bambino, infatti, paragona quello che gli fa sentire Faccia Sgualcita alle sensazioni che ha quando la sua squadra segna nel derby, e la notte, quando va a dormire, stringe il suo orsacchiotto dell’Everton immaginando che sia lei. Il calcio, quindi, non solo fornisce un metro di giudizio che gli permette di capire la natura e l’intensità dei sentimenti che ha per la ragazzina, ma in più gli offre uno spazio in cui riesce a esprimere liberamente le emozioni, cosa non da poco per un maschietto che cresce nella “working class”anglo-irlandese durante gli anni ’70.


3. Michael, cresciuto in una famiglia cattolica e accanito tifoso dell’Everton, sviluppa un modo unico di immaginare Dio e, soprattutto, il rapporto tra Dio e Suo Figlio. I dialoghi tra Dio e Suo Figlio sono una delle parti più divertenti, irriverenti e geniali del tuo libro. Colgo ora l’occasione per farti i miei più sentiti complimenti. Come è nata un’idea così originale?

Ti ringrazio! In realtà, non so quanto il modo in cui viene concepito questo rapporto Dio-Gesù sia diverso da come l’immaginavano tanti bambini cattolici negli anni settanta (e sicuramente anche prima e dopo): cioè, la fantasia segue la strada più logica, reinventando Dio nell’immagine dell’uomo tipico dell’ambiente in cui si vive. Le tensioni generazionali tra l’Onnipotente e suo figlio rientrano in questa logica, nell’idea che, in fin dei conti, un creatore (anche “supremo”) non può essere tanto diverso dagli esseri umani che uno vede intorno a sé. Come dicevi, comunque, ci sono degli elementi che distinguono la visione di Michael, soprattutto l’aspetto calcistico e quello comportamentale: Dio è tifoso del liverpool (nome a cui Michael non riesce a dare la maiuscola neanche quando lo pensa), ed è completamente privo di senso di imparzialità e di giustizia; beve troppo, ce l’ha con Marlon Brando e plagia Shakespeare. Gesù, invece, è un giovane in gamba con un buon senso dell’umorismo e uno spirito ribelle; legge le riviste satiriche e prende in giro il Padre per i suoi modi di pensare ormai antiquati, specialmente per quanto riguarda il sesso.


4. Michael McBride, oltre ad aver ricevuto un’educazione cattolica ha anche frequentato una scuola cattolica. Quanto hanno influito questi elementi sulla formazione della sua personalità?

Il fatto di frequentare una scuola cattolica è fondamentale nella formazione del modo di ragionare di Michael. Poiché a scuola lui trova lo stesso clima ideologico che vive a casa (la scienza, per esempio, è una materia assolutamente secondaria rispetto alle “verità” religiose che vengono proposte), è nella propria testa che deve cercare di risolvere le questioni di illogicità che rileva. L’ingiustizia e la violenza che vive all’interno della scuola rafforzano il suo senso dell’assurdità della religione, e comincia a guardare altrove per avere risposte alle domande che gli sorgono spontanee sulla sua esistenza. Nella ricerca di significato, un po’ come Boccadoro nel romanzo di Hesse, decide di seguire la strada delle avventure, ed è nella sua narrazione di queste avventure che consiste la seconda parte del libro, il romanzo all’interno del romanzo.


5. La storia si svolge su molteplici piani temporali e coinvolge numerosi personaggi. Di quali, in particolare, desideri parlarci oggi? Perché?

E’ il tempo a fornire la struttura del romanzo, nel senso che ognuna delle tre parti (La Creazione, La Caduta, Redenzione) corrisponde a una fase della vita di Michael (infanzia-prima adolescenza, il periodo da giovane adulto, e la maturità). All’interno di ogni parte poi, ci sono diversi “flashback” e “flash-forward”.In realtà, preferisco non soffermarmi in maniera più approfondita su di uno dei diversi piani temporali, per il semplice fatto che fanno tutti parte integrante delle escursioni psicologiche del protagonista. Il passato e il futuro, intromettendosi costantemente nel presente, condizionano non solo l’umore ma anche il carattere di ogni essere umano. Anzi, direi di più, i problemi del passato e del futuro anche delle persone intorno a noi (nel caso di Michael, intendo specificamente i nonni, l’amico Bolley, le diverse ragazze e donne che incontra, quei personaggi misteriosi che sono Mm e The Mick) hanno spesso degli effetti sproporzionati sul nostro modo di essere. Nel far saltare avanti o indietro nel tempo la mente di Michael, volevo rendere più realistici i suoi ragionamenti.


6. Nel tuo romanzo, anche Dio sembra soffrire dei molteplici tormenti che colpiscono tipicamente l’uomo e a cui anche Lui sembra fare fatica ad opporsi.

Nella stessa maniera in cui (ci dicono) Dio ha creato l’uomo nella propria immagine, così anche l’uomo, creandosi delle divinità, tende a investirle delle proprie caratteristiche. Non è un caso che la seconda parte del libro riprende il mito di Ercole: gli antichi immaginavano i loro dei con passioni e difetti molto umani. Nel dipingersi (ironicamente) come Ercole, Michael sottolinea la doppia personalità che deve avere qualsiasi creatore: per quanto uno scrittore, per esempio, sia “padre” o “madre” dei personaggi e degli eventi che inventa (e quindi sia, in un certo senso, “al di sopra di loro”), è nello stesso tempo uguale a loro. Ercole incarna questa ambivalenza. Lui è l’essere umano che, nel vivere e “creare” la sua vita, assume il potere di un dio, ma comunque non riesce a fuggire definitivamente dalla propria umanità. L’esistenzialista per eccellenza, se vogliamo.


7. Come molti, uno degli elementi che ho amato di più nella tua narrazione è l’idea del ‘Telecomando’ con cui Dio dirige le vicissitudini terrene…

Dio, nell’immaginazione di Michael – e di molti – non è solo quello che ha creato ma anche quello che adesso controlla. Almeno in teoria. Vedendo, però, quanto funziona male il mondo da Dio gestito, Michael si pone delle domande serie sul concetto stesso del controllo. Il telecomando è il suo modo di razionalizzare, di spiegarsi l’illogicità davanti a cui si trova. Chi lo tiene in mano controlla, sì, fino a un certo punto, ma il telecomando perfetto non esiste. E quando – perché ormai vecchio e non adatto alle nuove tecnologie, al mondo in evoluzione – l’aggeggio comincia a non funzionare più, chi lo tiene in mano inizia a rendersi conto dei propri limiti, a sentirsi anche lui antiquato, superato; cosa che Dio, proprio come un essere umano, non vuole accettare. Ed è allora, al momento del rifiuto di affrontare la nuova realtà, di ammettere che il suo ruolo è ormai cambiato, che i veri guai cominciano e lui inizia a subire un declino sia fisico che morale.


8. Anche il tuo libro è portatore di un mistero. Senza rivelare troppo della trama, desideri darci qualche indizio?

Il vero mistero del libro, quello che rappresenta una sorte di sfida per il lettore, risiede nel capire quanto di quello che scrive Michael nel suo romanzo (il libro all’interno del libro) sia “vero” e quanto sia invenzione o mitizzazione. I due personaggi (The Mick e Mm) di cui ho parlato prima sono elementi importanti di questo mistero, e non è un caso che hanno dei nomi così particolari. Non dico altro.


9. Quali sono i tuoi progetti futuri? Stai scrivendo un altro libro?

Ho appena finito di rivedere e pubblicare in formato elettronico “The Wooden-Legged Elephant”, che è la versione inglese di “Dio non sta bene”, e adesso sto lavorando su un altro romanzo. Sarà molto diverso dal suo predecessore, nel senso che avrà più protagonisti, tutti molto diversi tra loro. A te, Vittoria, forse potrebbe interessare il fatto che uno di questi personaggi è una giovane donna italiana trapiantata in Gran Bretagna. Contemporaneamente, sto collaborando con due miei amici illustratori (Massimiliano di Lauro e Graziana Saccente) a un libro per bambini, e con un altro amico illustratore (Matthew Watkins) sto progettando un racconto illustrato per adulti.


Grazie, Paul, per questa intervista, e in bocca al lupo per il futuro.

Grazie a te, Vittoria! All the very best to you too!

1 Commenti:

  • 5 marzo 2012 alle ore 12:29

    "Dio non sta bene" è un libro intelligente e divertente. Grande Paul!

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